La gioia di Savio: «Felice dell’accordo con Drone Hopper, l’obiettivo è entrare nel WorldTour entro quattro anni»

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Gianni Savio in una foto d'archivio al Giro d'Italia 2021.
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Da mesi, ormai, si sapeva che Gianni Savio stava intessendo un interessante rapporto con un’azienda spagnola, pronta a subentrare come sponsor principale dell’attuale Androni Giocattoli-Sidermec. Alla fine la possibilità si è concretizzata: dal 2022 la formazione del manager piemontese si chiamerà Drone Hopper, il nome della realtà iberica finalmente non più segreta.

Riavvolgiamo il nastro, Gianni. Come siete entrati in contatto?

«In questo caso avere molte conoscenze aiuta. Un amico spagnolo ha fatto da interlocutore tra me e Pablo Flores Pena, il Ceo di Drone Hopper, grande appassionato di ciclismo e desideroso di far girare il nome della propria creatura. In Spagna sono andato due volte: una prima e una dopo il Giro».

Una trattativa semplice, allora.

«Sì, se si considera che la scorsa settimana sono venuti loro in Italia per apporre la firma decisiva sull’accordo. Trattandosi della loro prima sponsorizzazione in ambito sportivo, volevano essere certi di quello che stavano facendo. Niente di più».

Cosa ti ha convinto di Drone Hopper?

«Attenzione, non stiamo parlando di una multinazionale, bensì di una start-up: un’azienda giovane ed estremamente valida. Il personale è altamente qualificato e si occupano di droni, dopo aver lavorato nel settore del fotovoltaico. Secondo me si sono dimostrati molto scaltri, decidendo di entrare nel ciclismo in maniera concreta e oculata, intelligente».

Oculata cosa significa? Che non farete parte del WorldTour a stretto giro di posta?

«Esatto, ma non ci vedo niente di strano. Chi s’immaginava Savio nella massima categoria a partire dal prossimo anno sbagliava di grosso. Non s’improvvisa nulla, bisogna andare con calma. Il budget che avremo a disposizione crescerà di anno in anno».

Fino a quando durerà il vostro rapporto?

«Per il momento fino al 2025. Drone Hopper vuole entrare nel WorldTour entro quattro stagioni, questo è il loro obiettivo. L’azienda è giovane, ma non scherza: tanto per rendere l’idea, collaborano con l’Università madrilena Carlos III e sono i fornitori ufficiali dell’esercito spagnolo».

La squadra rimarrà affiliata in Italia?

«Assolutamente sì, Drone Hopper ha interessi anche nel nostro mercato. E contiamo di proseguire il nostro rapporto anche con Androni Giocattoli e Sidermec, due sponsor storici coi quali abbiamo condiviso tanti bei momenti».

Continuerai ad interessarti ai giovani?

«Perché dovrei smettere? E’ ciò che mi piace di più: scovarli, scommettere su di loro, farli crescere e poi lanciarli definitivamente ad alti livelli. Ne stiamo seguendo diversi e allo stesso tempo vogliamo ingaggiare anche un corridore più esperto e prestigioso in grado di affiancarli».

Potrebbe essere Fabio Aru? Lo scorso anno vi eravate avvicinati molto.

«E’ vero, parlammo, ma fui io a dirgli che avrei potuto prenderlo soltanto se il budget a mia disposizione fosse aumentato. Se Drone Hopper fosse arrivato l’estate scorsa, forse adesso Fabio Aru correrebbe per me».

Ti piacerebbe lavorare con lui?

«Certamente, non l’ho mai negato. L’idea di rilanciarlo mi intriga, in passato ci sono già riuscito con altri corridori: penso ad esempio a Mattia Cattaneo, che proprio in questi giorni sta facendo benissimo al Tour. Ad Aru ci penso, ma non è l’unico nome che ho in testa…»