TRICOLORI 2021 / Konychev: «Quinto posto che fa morale. E l’assenza di radioline ha fatto la differenza»

Konychev
L'arrivo di Alexander Konychev al Campionato italiano 2021
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Nel giorno della festa di Sonny Colbrelli e delle polemiche sulla tattica della Trek-Segafredo, un altro protagonista, più silenzioso, è stato Alexander Konychev. Figlio di Dmitri, vincitore di otto tappe tra Giro d’Italia e Tour de France negli anni ’90, il 22enne veronese si è messo in mostra andando in fuga fin dai primissimi chilometri, resistendo al ritorno del gruppo e chiudendo al quinto posto il Campionato italiano di Imola. Un bel risultato per un giovane in forte crescita e dalle belle ambizioni.

Alexander, sei soddisfatto del tuo Tricolore?

«Si, molto. Sapevo di stare bene, sentivo di poter fare una buona prestazione. Ottenere un piazzamento del genere è sempre una bella iniezione di fiducia. Il 2020 è stato un anno difficile, ma anche questo 2021 non è iniziato nel migliore dei modi. Sono felice di riprendermi piano piano…»

Era premeditata la fuga?

«Diciamo di sì. Il percorso era abbastanza duro per le mie caratteristiche, quindi sapevo che avrei dovuto anticipare. Ne avevo parlato con Affini il giorno prima ed entrambi siamo riusciti a centrare la fuga di giornata».

Faceva molto caldo, come vi siete gestiti?

«Credo bene. Era un gruppo piuttosto folto, quindi si riusciva a fare una buona velocità girando regolarmente. Bisognava idratarsi molto spesso per non rimanere a secco. Senza le radioline poi era tutto più complicato…»

Ha influito molto non avere le radioline?

«Sicuramente, in molti non sono più abituati. Soprattutto tatticamente è cambiato molto, credo si sia visto nel finale quando sono andati via Masnada e Colbrelli».

A proposito del finale. Cos’è successo?

«Io ero con Affini quando Masnada, Colbrelli e Zoccarato hanno fatto il vuoto. In una quindicina di secondi siamo stati raggiunti dal gruppo Ciccone, Nibali, Formolo e tutti gli altri. Ho capito da subito che sarebbe stato difficile trovare la collaborazione. Ognuno si mostrava “disinteressato” all’inseguimento».

Come mai?

«Ognuno aveva in mente una tattica diversa. Per quanto mi riguarda, essendo stato tutto il giorno in fuga, ho preferito rimanere fermo. Anzi a me quelle andature basse facevano comodo perché avevo modo di recuperare, soprattutto su Cima Gallisterna. Comunque la disorganizzazione è dovuta molto alla mancanza di coordinamento dalle ammiraglie, ne sono abbastanza sicuro».

Konychev
Alexander Konychev in azione durante la cronometro della Parigi-Nizza 2021 (foto: A.S.O./FabienBoukla)

Tu preferisci correre con o senza radioline?

«Credo ci siano dei pro e dei contro in entrambe le situazioni. Io per esempio mi sono divertito a correre senza radioline, mi sentivo più libero. Un corridore vero insomma. Da un altro punto di vista però riconosco che avere un collegamento con l’ammiraglia è fondamentale per la sicurezza in corsa. Sappiamo di più cosa ci aspetta: rotonde, spartitraffico, curve strette, restringimenti ecc…»

Come procederà la tua stagione ora?

«Domenica sarò al via del GP Lugano, ma il percorso è troppo duro per le mie caratteristiche, quindi lavorerò per la squadra nelle prime fasi di corsa. Poi avrò una settimana di riposo prima di uno stage in altura che preparerà gli ultimi appuntamenti della stagione».

Ovvero?

«Giro di Polonia, Classica di Amburgo, BinckBank Tour e Parigi-Roubaix. Sogno di correre sulle pietre da quando ho cominciato con il ciclismo. La Vuelta? No, quest’anno no».