Il bilancio di Salvoldi dopo le classiche: «Longo Borghini coraggiosa. Bene Paladin, aspetto la Bastianelli»

Salvoldi
Dino Salvoldi, bergamasco di 49 anni, dal 2005 è il tecnico della nazionale donne strada e pista.
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Il blitz in Belgio di Dino Salvoldi il 27 e il 28 aprile per studiare il tracciato di Leuven dei prossimi mondiali ha chiuso la prima parte della stagione e lancia la volata in vista dei Giochi di Tokyo. Abbiamo raggiunto il commissario tecnico della nazionale donne per fare con lui un bilancio delle classiche in vista proprio delle convocazioni per le Olimpiadi. 

Si è vista una grande Longo Borghini, cominciare da Elisa è d’obbligo…  

«Di lei mi è piaciuto molto l’atteggiamento e la scelta di tattiche coraggiose. Qualcuno vedendo le gare in televisione può anche aver giudicato alcune scelte sbagliate, ma io ho sempre visto l’intenzione di provare a rischiare per vincere la corsa. Dalla Gand all’Amstel fino alla Liegi, Elisa non si è mai accontentata: basti pensare al finale della Freccia Vallone dove ha battuto la Van Vleuten e si è presa il podio. E’ vero che a differenza di un’Olimpiade in quelle gare conta più la vittoria di un podio, però questa novità in Elisa mi è piaciuta molto».

Ed è migliorata tanto anche nelle volate. Elisa ha spiegato che è stato importante, durante gli allenamenti con la squadra, il fatto di sprintare a tutti i cartelli dei paesi…

«E’ un discorso vecchio quello di insistere nell’importanza di fare le volate anche in allenamento, perché dopo tanti chilometri anche quella caratteristica, in un’atleta che è normalmente più veloce, può risentire dello sforzo fatto. Avere un’abitudine a fare quel gesto, aiuta». 

Elisa Longo Borghini (a sinistra in maglia tricolore) e la campionessa del mondo Anna Van Der Breggen in azione alla Freccia Vallone (Foto: Aso/Demouveaux).

Cos’altro hai portato a casa in chiave azzurra dalle classiche?

«A dire il vero il resto delle italiane si è visto poco, eppure tutte sapevano che avevo grandi aspettative per il mese di corse che iniziava con le Strade Bianche e si concludeva alla Liegi. Ero stato chiaro perché era un momento importante per avere un confronto diretto con le migliori al mondo su un percorso simile a quello olimpico. C’è da dire che il dominio olandese è stato completo, non è che le altre Nazioni abbiano fatto meglio di noi».

Segnali positivi da chi sono arrivati? 

«E’ stata brava Elisa Balsamo. E’ vero che magari poteva vincere una corsa in più ma quello lo giudico un errore di crescita, di esperienza, comunque è stata sempre là davanti. Bene anche Soraya Paladin che è tornata ai livelli di due anni fa. Sono contento della sua prestazione. Magari non è riuscita a rimanere con le migliori alla Liegi, però è stata l’ultima a staccarsi: se fosse stata nelle prime non ci sarebbe stato niente di sorprendente per quello che ha fatto vedere nell’ultimo periodo. Nella prima parte della classiche si è vista anche Marta Cavalli, molto brava alle Strade Bianche, poi ha avuto un problema al ginocchio».

Da Marta Bastianelli ti aspettavi qualcosa di più?

«Lei stessa è consapevole di non essere andata bene. Penso che alcune atlete risentano ancora degli strascichi della scorsa stagione che ha influenzato qualcuna più di un’altra. E’ chiaro che una Bastianelli del 2019 mi consentirebbe di avere molte più opzioni tattiche alle Olimpiadi nei confronti delle olandesi, rispetto ad avere Elisa e basta. Marta Bastianelli la voglio aspettare prima di decidere». 

E quando deciderai la formazione per Tokyo?

«A metà maggio c’è la gara di Durango in Spagna e dopo quella, come ho già dichiarato, mi piacerebbe decidere almeno per tre quarti quella che sarà la squadra su strada per le Olimpiadi e riservarmi uno o al massimo due posti per attendere qualcuna, che per qualche motivo, non è riuscita ad esprimersi secondo le proprie aspettative e le mie».

Qualche nome?

«Penso per esempio a Tatiana Guderzo, un po’ indietro di prestazione, anche lei ha avuto un inverno tribolato. Elena Cecchini fa fatica a trovare spazi (corre nella squadra olandese Sd Worx della campionessa del mondo Anna Van der Breggen, ndr), ma il rovescio della medaglia è che considerato che la squadra è molto forte, il fatto che Elena sia sempre stata schierata al via significa che il suo livello e la sua condizione sono alte».

A Tokyo la nazionale correrà con quattro atlete. A che tipo di squadra stai pensando?

«Se c’è “solo” Elisa Longo Borghini competitiva al massimo livello, bisognerà cercare di fare una squadra che la possa in un certo senso supportare. Questo va contro le caratteristiche della corsa olimpica che dovrebbe prevedere di portare quattro atlete tutte potenzialmente vincenti perché è una gara difficile da gestire in quanto il gruppo è ristretto e comunque ci sono tre risultati, le tre medaglie, che sono da mettere quasi sullo stesso piano».

Passiamo alla pista, sempre in vista Tokyo. Farete le due prove di Nations Cup di Hong Kong dal 13 al 16 maggio e di Cali dal 3 al 6 giugno?

«A Hong Kong l’Italia parteciperà solo con Miriam Vece (la nostra specialista della velocità che però non è qualificata per le Olimpiadi, ndr), perché ci sono protocolli improponibili su una possibile quarantena nel caso di positività: nessuno del gruppo olimpico si può permettere di perdere due settimane o un mese a Hong Kong dove se sei positivo ti tengono due settimane in sei metri quadri e non metti la testa fuori dalla porta». 

E la prova in Colombia? 

«Ci sono grandi perplessità, questa volta legate al fatto che lì i controlli sono pochi. Forse se dovessimo essere vaccinati, come ha affermato il Coni, è un evento che potremo andare a fare. Però ho notato che c’è la tendenza in tutte le nazionali ad evitare queste trasferte. Il prossimo appuntamento dovrebbero essere gli europei a fine giugno a Minsk, in Bielorussia, ma sembra che ci siano complicazioni politiche (il riferimento è alla recente denuncia fatta dalla nuotatrice bielorussa Aliaksandra Herasimenia, due argenti e un bronzo alle Olimpiadi, riguardo alle pressioni e alle minacce fatte dal Governo agli sportivi non allineati, ndr)».

Quindi la preparazione continua nei raduni a Montichiari… 

«Sì, ne faremo uno dal 10 al 14 maggio, a fine mese invece andremo in quota a Livigno». 

Come procede l’avvicinamento di Letizia Paternoster?

«Bisogna avere ancora tanta pazienza. A fine maggio andremo con la nazionale in altura, poi lei continuerà da sola. Dopo quel ritiro faremo un punto della situazione».

Visto che sei reduce dalla ricognizione sulle strade del mondiale di Leuven, raccontaci che idea ti sei fatto del tracciato. 

«E’ un percorso bello tosto. La prima metà della gara è facilissima, lineare e tutta pianeggiante. Poi si entra in quello che chiamano il circuito delle Fiandre dove sulla cartina sono segnati quattro muri, anche se in realtà sono cinque. Il circuito però finisce a 50 chilometri dall’arrivo, dunque è ancora molto lontano nonostante sia selettivo. Invece l’anello cittadino è un continuo rilancio tutto curve e controcurve, un percorso con dentro altri due strappi di cui uno di 500 metri vicino all’arrivo». 

Che corsa potrebbe venire fuori?

«E’ una gara aperta a tante soluzioni e nel ciclismo femminile non si può prescindere dal presupposto che c’è l’Olanda e il resto del mondo… E quindi tutte le gare sono condizionate da come avranno intenzione di correre loro. Ma non credo di aspettare fino alla fine e quindi prevedo una gara tirata già lontano dall’arrivo. E’ importantissimo saper tenere la posizione, correre davanti come nelle classiche: potrebbe andar via un gruppetto di otto dieci ragazze che possono arrivare in volata, ma nel finale potrebbe anche esserci l’attacco di un paio di ragazze».  

Da poco sei entrato a far parte della commissione donne della Uec. Che progetti hai? 

«Mi è stato chiesto da Enrico Dalla Casa (presidente dell’Unione europea di ciclismo, ndr) se ero interessato e per l’amicizia e la stima professionale che ho nei confronti di Enrico mi è sembrato un dovere accettare. Poi l’idea di essere utile con il mio contributo e grazie anche all’esperienza che ho maturato in questi anni al percorso di crescita che sta avendo il ciclismo femminile, mi fa piacere».