Ciccone: «Finalmente sto bene, al Giro voglio tornare protagonista. Sogno di vincere nel mio Abruzzo»

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Giulio Ciccone in azione sulla salita di Prati di Tivo alla Tirreno-Adriatico 2021 (foto: LaPresse)
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Tra una seduta di allenamento e un massaggio per smaltire le fatiche dell’altura, Giulio Ciccone trova il tempo per analizzare la sua prima parte di stagione e guardare al Giro d’Italia con ottimismo e motivazione. Lo scalatore abruzzese al telefono è sereno e concentrato, sa che la corsa rosa rappresenta uno dei punti più importanti della sua stagione e per questo vuole arrivarci al massimo della condizione fisica e mentale.

A proposito di forma. Giulio ha rinunciato al Tour of the Alps per recuperare dal problema al ginocchio che lo ha costretto al ritiro alla Vuelta Catalunya e preparare il Giro senza forzare e rischiare di compromettere la propria preparazione. A sentirlo parlare sembra che l’infiammazione sia andata via e non gli abbia fatto perdere del tempo prezioso nel suo percorso di avvicinamento alla corsa rosa. Un’ottima notizia per lui e tutti i suoi tifosi.

«Fortunatamente ho risolto abbastanza presto il problema al ginocchio. – spiega Ciccone – Si trattava di una piccola tendinite della zampa d’oca che è scomparsa quasi del tutto e non dovrebbe darmi fastidio nelle prossime settimane. Qui in Spagna ho lavorato molto bene, pedalando molte ore e con dislivelli importanti. Ho fatto delle simulazioni e ho risposto bene, insomma posso dire che ci sono».

Al Giro d’Italia Giulio avrà un ruolo piuttosto particolare. Lo si potrebbe definire il “jolly” della Trek-Segafredo. Il team italo-statunitense si presenterà alla partenza di Torino con una squadra di assoluto livello. Mollema andrà per la classifica generale, mentre Nibali proverà a recuperare dalla rottura del polso per essere quanto più competitivo possibile alla corsa rosa.

«Io correrò da “battitore libero” – aggiunge Ciccone – Proverò nella prima settimana a restare nella parte alta della classifica generale e poi penserò a cosa fare.

«Cosa mi preoccupa della prima settimana? Sicuramente i primi arrivi in salita con una condizione in crescita ma non definitiva. Poi abbastanza presto arriva anche la tappa dello sterrato. Ho corso la Strade Bianche una volta sola, lo scorso anno. Devo essere bravo a non perdere secondi in quella frazione. Dopo quella tappa faremo il punto della situazione».

Ciccone ha compiuto 26 anni da pochi mesi ed è nel pieno della sua carriera agonistica. Questa stagione sarà importante per lui mettersi alla prova nei grandi Giri e capire cosa potrà fare da qui in avanti. Ci si chiede se Giulio potrà essere davvero il capitano di una squadra come la Trek oppure se fare classifica nelle tre settimane è un ostacolo troppo grande per lui. Per la prima volta avrà l’occasione di testarsi. Lui lo sa, non si nasconde, poi ci penserà la strada a dare il suo giudizio…

«E’ una stagione importante, non lo nego. Ho la fiducia della squadra ed è un’opportunità che voglio sfruttare al massimo. Diciamo che è un punto di svolta della mia carriera e sta a me capire in che direzione farla andare, ho l’età giusta per capirlo. Detto questo, non voglio comunque mettermi troppe pressioni. Intanto per il Giro mi piacerebbe tornare a vincere una tappa e ritrovare la condizione del 2019, quella del Mortirolo per capirci. Poi ci sarà la Vuelta dove partirò davvero come leader unico del team e avrò il dovere di pensare alla maglia rossa. Ma c’è tempo per pensarci».

Sicuramente qualche tappa nel mirino Giulio l’ha messa. Il Giro, soprattutto nella terza settimana, presenta un percorso molto duro, ricco di salite che delineeranno la classifica generale. Ma occhio, come Ciccone ha spiegato, non bisognerà pensare solo alle ultime frazioni: Sestola, Ascoli Piceno, Campo Felice e soprattutto le Strade Bianche di Montalcino obbligheranno tutti a non farsi trovare impreparati.

«Ho guardato il percorso solo sulla cartina e devo dire che mi piace molto. – continua Ciccone – E’ parecchio impegnativo e ci sono solo poche tappe di “riposo”, per così dire. Qual è la mia preferita? Quella con arrivo a Campo Felice, nel mio Abruzzo, è sicuramente speciale. Non sono andato in ricognizione su nessuna salita, non ho avuto tempo in queste settimane tra corse e ritiri».

Riguardo alla prima parte di stagione Giulio resta poi tranquillo. Qualche critica eccessiva dopo la Tirreno non gli è andata giù. Sa bene che la Corsa dei due Mari era un percorso di avvicinamento molto importante, ma non si era messo pressioni in quei giorni e non aveva particolari aspettative.

«Ho letto alcune critiche che non mi sono piaciute molto – prosegue Ciccone – Il mio livello era buono e se andiamo a vedere alla Tirreno se la sono giocata sempre quei fuoriclasse lì: Pogacar, Alaphilippe, Van Aert e Van der Poel. Siamo andati a tutta per una settimana ed emergere in quel contesto non era facile. Al Catalunya prima del problema al ginocchio ero sempre tra i primi dieci».

Certo, rispetto ad inizio 2020 qualcosa in meno c’è stato. Aveva vinto subito a Laigueglia all’esordio stagionale e si avvicinava verso gli appuntamenti che contavano al meglio della propria condizione. Cos’è cambiato rispetto allo scorso anno?

«Beh sicuramente è stato un inverno diverso dal normale. Ho avuto il Covid, un’operazione e altri problemi vari che sicuramente non mi hanno permesso di avere una preparazione “tradizionale” e “ideale”. Sono partito leggermente più piano ma tutto sommato posso ritenermi comunque soddisfatto. Il bello viene ora».

E allora Giulio forza! C’è un Giro bellissimo da correre. Gli avversari sono agguerriti, ma la motivazione e il coraggio sicuramente non ti mancano. L’otto maggio, da Torino, si comincerà a fare davvero sul serio…