Quando l’arrivo è in… parata: ecco i finali più particolari della storia

Liegi 2002: l'arrivo sul traguardo di Paolo Bettini e Stefano Garzelli, compagni di squadra alla Mapei
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Solitamente, in una competizione, il marchio del dominio è rappresentato dalla doppietta. Piazzare due atleti della stessa formazione nei primissimi posti della classifica è un segno di forza, una dimostrazione di superiorità nei confronti del resto della concorrenza. L’ultimo caso eclatante in ordine cronologico è rappresentato dal trionfo della Deceuninck Quick-Step nella quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi, ma la storia è fatta di altri arrivi in parata tra compagni di team.

Nemici-amici

Mano nella mano, insieme sul traguardo. Una scena idilliaca quella che si presentò agli occhi degli spettatori sull’Alpe d’Huez del Tour de France 1986. Primo Bernard Hinault, appena davanti al compagno di squadra Greg LeMond. Entrambi facevano parte del team La Vie Claire, corazzata attrezzata per vincere il Tour de France. Così fu, ma in quella stagione la rivalità tra il Tasso e lo statunitense toccò apici di tensione clamorosi. Subito dopo l’arrivo in parata all’Alpe d’Huez, però, Hinault affermò che avrebbe attaccato ancora il compagno, nonostante quest’ultimo fosse in maglia gialla. Così nuova guerra di nervi, conclusa con la vittoria di LeMond.

Triplete

Fare doppietta è una rarità, figuriamoci la tripletta. Chi è entrata nella storia per questa singolare statistica la Gewiss-Ballan. Il podio della Freccia Vallone 1994 fu infatti completamente monopolizzato dalla squadra italiana. A rendere ancora più eclatante la prova di forza fu la dinamica della tripletta: tutti e tre i corridori avevano nettamente staccato il resto della concorrenza ancora prima di iniziare il Muro di Huy. Vinse Moreno Argentin, scortato da Giorgio Furlan e con appena dietro Eugenii Berzin.

Dominio totale

Anche la Mapei ha conosciuto il Triplete. Lo squadrone italiano ci è riuscito nella Parigi-Roubaix del 1996. Johan Museew, Gianluca Bortolami e Andrea Tafi presero il largo su tutta la concorrenza, spianando le pietre del pavé francese. I tre transitarono con l’ordine sopracitato seguendo le indicazioni dall’ammiraglia. E senza l’inserimento di Stefano Zanini, davanti a Franco Ballerini, sarebbe stato un clamoroso poker Mapei nelle prime quattro posizioni. Sei anni più tardi, alla Liegi-Bastogne-Liegi andò in scena un altro trionfo del team italiano. In quell’occasione, però, fu volata vera tra Paolo Bettini e Stefano Garzelli, rispettivamente primo e secondo sul traguardo.

Gioco di squadra

A volte la doppietta arriva grazie a un perfetto lavoro da parte del team. La Saunier Duval diede una dimostrazione pratica al Giro 2007, nella diciassettesima tappa con arrivo sullo Zoncolan dal versante di Ovaro. Gilberto Simoni e Leonardo Piepoli arrivarono in parata, dopo aver staccato tutti gli avversari con un ritmo insostenibile. L’unico a non cedere del tutto fu il baby talento Andy Schleck, terzo al termine della gara.

Vincenti per sbaglio

Si può fare primo e secondo… senza volerlo. Può capitare in volata. È accaduto alla High Road nella diciassettesima tappa del Giro 2008. André Greipel era l’ultimo uomo del treno di Mark Cavendish e tirò una volata così esageratamente veloce da tenersi dietro il suo capitano. Quando il tedesco si voltò, si accorse dell’errore, ma ormai era tardi. In ogni caso il compagno lo applaudì comunque, con una parata a parti invertite.

Abbraccio

Non sempre una doppietta è una dimostrazione di dominio schiacciante. Per la Ineos Grenadiers, l’uno-due nella diciottesima tappa del Tour de France 2020 fu una piccola consolazione dopo la delusione per il ritiro di Egan Bernal. Michal Kwiatkowski e Richard Carapaz azzeccarono la fuga e arrivarono sul traguardo di La Roche sur Foron abbracciati. Vinse il campione polacco. Una sorta di premio per la sua dedizione.