Giro delle Fiandre, le pagelle: Asgreen da 10, Van der Poel fa innamorare. 4 ai nostri

Giro delle Fiandre
Il podio del Giro delle Fiandre 2021. Kasper Asgreen (al centro) vince davanti a Van der Poel (a sinistra) e Van Avermaet (a destra).
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Asgreen 10 – Dimostra che non è vero che ormai le corse sono chiuse, e che vincono sempre gli stessi: da questa campagna del nord porta a casa Harelbeke e addirittura il Fiandre, battendo van der Poel a duello. Probabilmente la sua vittoria comincia sull’ultimo muro, quando affianca l’olandese e passa per primo in cima senza degnarlo di uno sguardo. In volata costringe MVDP a partire ai 300 metri, ma gli ultimi 50 sono soltanto suoi. Aveva ragione Lefevere, e non è la prima volta.

Van der Poel 8 – Vorremmo dargli 10: in meno di 6 mesi vince un Fiandre e arriva secondo nell’altro. Ma soprattutto scardina tutte le corse, le devasta, quando parte il mondo sembra capovolto. Tatticamente ha molto, quasi tutto, da imparare. E’ vero che vince molto meno di quello che potrebbe. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: se imparerà anche la disciplina, si salvi chi può.

Van Aert 6 – Molla a 17 chilometri dalla fine, quando MVDP accelera nella polvere e soltanto Asgreen ha le gambe per andargli dietro. Non trova scuse. «Oggi non ero il migliore». La sufficienza è per l’onestà e anche perché non si può essere al top in tutte le corse. Ma anche lui, come il suo rivale, sta esaltando il ciclismo. E il pubblico impazzisce per loro.

Van Avermaet 7 – A 35 anni abbondanti si diverte ancora: quarto podio in carriera (più un quarto e un quinto posto) nella sua corsa. Nei primi chilometri si ferma davanti a casa, bacia la moglie e saluta una truppa di meravigliosi bambini vestiti da orsi, leoni e tigri. Una festa è una festa, anche in lockdown.

Alaphilippe 6 – Non è quello dell’anno scorso, ormai è evidente. Sempre bello da vedere, anche quando non è in grado di reggere il passo dei migliori. Ma è onesto e lo dice: lascia via libera ad Asgreen, e la sua Deceuninck vince comunque.

Sagan S.V. – Non è lui, non può essere Sagan quello che vediamo arrancare sul Paterberg. E Peter infatti conferma. «La mia forma attuale non era abbastanza buona per rispondere agli attacchi decisivi. Devo continuare a lavorare per raggiungere il livello che avevo prima del covid». Siamo lì ad aspettarlo.

Stuyven 8 – Primo alla Milano-Sanremo, quarto al Fiandre. Praticamente monumentale.

Le regole 3 – Ok, lo sappiamo: non si possono tirare le borracce fuori dalle zone green. Ma buttare fuori dalla corsa un corridore (lo svizzero Michael Schar, della Ag2R) che a 100 dal traguardo si trova davanti due ragazzini mentre sta rientrando dopo aver risolto un problema meccanico e li premia con una borraccia è davvero esagerato. Immediate le reazioni dei corridori sui social: Cesare Benedetti chiede scusa in anticipo ai bambini che non avranno più le sue borracce, tutti gli altri insorgono. E poi non lamentiamoci se lungo le strade vediamo pochi ragazzini.

I duellanti 0 – Brutta immagine è quella che danno Otto Vergaerde (Alpecin-Fenix) e Yevgeniy Fedorov (Astana): la corsa è ancora lontana dai muri quando il belga intimidisce il kazako con una spallata (facendo rischiare anche gli altri del gruppo), e l’avversario reagisce quasi allo stesso modo. Squalificati entrambi, giusto così.

Gli italiani 4 – Non siamo protagonisti, è inutile nascondersi. Partiamo in pochi (9 in tutto), e con ambizioni ristrette. L’ultimo ad arrendersi è Matteo Trentin, che non aveva nascosto le sue aspettative per questa Ronde: fora a 26 km dal traguardo quando si trova nel gruppetto inseguitore e reagisce malamente mentre è inquadrato in primo piano (poi si scusa pubblicamente, e questo gli fa onore). Al traguardo è 23°, primo degli italiani. Sonny Colbrelli prima rompe la bici, poi «ho dormito sul secondo Kwaremont», infine si ritrova i crampi e insomma non era giornata. Arriva 30°, appena dietro ad Alberto Bettiol. Gli altri? Ballerini ha detto in partenza che cosa aspettarsi da lui, «devo tenere davanti Alaphilippe sui muri». Affini lo abbiamo visto a lungo in testa al gruppo a tirare. Gli altri non li abbiamo neanche visti.