Adrie Van der Poel: «La Sanremo è terribile, sei perfetto 300 km e perdi in 3 centimetri. Vince Mathieu, mah…»

Adrie Van der Poel, il padre di Mathieu, in una foto d'archivio.
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Ci siamo concentrati tutti sulla Milano-Sanremo vinta nel 1961 da Raymond Poulidor, il nonno di Mathieu van der Poel, ma in casa di uno dei grandi favoriti della corsa c’è un altro che ha un ottimo passato nella prima Monumento della stagione. Adrie Van der Poel, il papà di Mathieu, ha raccontato alla testata olandese WielerFlits il suo legame con la Classicissima: in diciannove stagioni da professionista, ha corso undici volte la Milano-Sanremo, arrivando due volte al settimo posto. «È un percorso nel quale non si sa mai dove accadrà. Questo è esattamente ciò che lo rende difficile». Una corsa che sembra sempre oscillare fra l’eccessiva facilità e la grande difficoltà. «Per me è sempre stata molto ostica. La distanza la rende difficile, è una corsa infinita. Arrivi sempre con molti corridori ai piedi del Poggio. E poi io non ero mai molto focalizzato sulla Sanremo come lo ero con il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix».

Adrie Van der Poel, il pronostico del papà dell’Olandese Volante

Ma Van der Poel senior nega che si tratti di una Classica per velocisti. «Non lo è più. Ci sono stati solo pochi veri velocisti che hanno vinto qui. Mario Cipollini l’ha fatto una volta, Mark Cavendish. Arnaud Démare lo ha mostrato alcuni anni fa. Anche Laurent Jalabert, così come Sean Kelly. Ma loro erano molto più che velocisti. Quello che voglio dire è che spesso è un corridore più completo che vince qui. Per un velocista in una giornata come questa deve andare tutto bene. Se c’è un forte vento contrario sul Poggio, è più difficile partire. Date un’occhiata all’albo d’oro, ci sono solo nomi di campioni».
Ognuno pensa soprattutto alle sue caratteristiche, si capisce. «Per me la Sanremo non è allo stesso livello della Liegi-Bastogne-Liegi, del Giro delle Fiandre e, se l’avessi vinta, della Parigi-Roubaix. Ma questo è diverso per ognuno. Knetemann, ad esempio, pensava che la Liegi fosse la Classica più bella, mentre la maggior parte dei corridori parla solo del Giro delle Fiandre. Ma chiedi a un italiano ti dirà sempre Lombardia o Milano-Sanremo». Nelle sue undici volte, mai la Sanremo è finita con uno sprint di gruppo. «In questi anni è tornata un po’ la gara di quando andavo ancora in bici. C’è stato un periodo in cui uno o due corridori partivano sempre sul Poggio».

Anche il tempo influisce. «Se non tira vento, puoi lasciarti trasportare tutto il giorno e correre il rischio di correre da dietro. Ma se c’è vento laterale, è necessario mantenere un’attenzione costante, dal chilometro 0 fino alla fine. La Milano-Sanremo regala sempre un buon vincitore, ma per me è una gara difficile e imprevedibile. E questo è dovuto a diversi fattori. Non solo la distanza e il tempo, ma anche la posizione sul calendario. Non tutti sono già al top della forma per questa gara. La maggior parte dei corridori raggiunge il picco solo un po’ più tardi, verso il Fiandre e la Roubaix».

Saranno le stesse indicazioni che Adrie Van der Poel ha dato a suo figlio Mathieu? «La Milano-Sanremo vera parte solo dal Capo Berta. Cioè dopo 260 chilometri, a quel punto hai già corso per circa sei ore. È un gioco di attesa. Una scommessa. Non è facile. Sai cosa si dice: puoi correre questa gara perfettamente per 300 chilometri, per perderla negli ultimi tre centimetri. È così difficile».

I possibili scenari, che Milano-Sanremo sarà?

Esiste uno scenario in questa Sanremo in cui il vincitore può attaccare prima del Poggio? «Sicuro. Se superi bene la Cipressa, puoi giocare sulla sorpresa nella parte tra la Cipressa e il Poggio. Ci vuole anche fortuna ma non è un azzardo, altrimenti Eddy Merckx non avrebbe vinto sette volte».
E allora chi vincerà oggi? «Penso che ci siano parecchi candidati. Si parla solo di Julian Alaphilippe, Wout van Aert e Mathieu. Ma non è così. Ho visto Michael Matthews correre alla Parigi-Nizza: nelle condizioni in cui si trova, quest’anno non lo staccheranno sul Poggio. All’appuntamento aspetto anche Michał Kwiatkowski. E la Deceuninck-Quick-Step ha altri candidati, non solo Alaphilippe. Penso che terranno pronto anche Davide Ballerini. Van Avermaet sta meglio qui che alla Strade Bianche, anche se non è facile per lui vincere una gara al giorno d’oggi. E cosa farà Philippe Gilbert? Vincerà il suo quinto monumento? Non oso dire no. Gilbert rimarrà sempre Gilbert, ha già fatto molte cose belle e strane in passato. Ma certo su salite come il Poggio Alaphilippe, Van Aert e Mathieu hanno le carte migliori. Non ho mai visto così tanti favoriti, giuro».