Rastelli: «2020 anno difficile ma vivo al 100% per la bici e voglio realizzare il mio sogno. In Colpack si sente la passione e questa fa la differenza»

Luca Rastelli in maglia Colpack Ballan ad inizio stagione!
Tempo di lettura: 4 minuti

Luca Rastelli va di corsa, sa che ora è arrivato il momento di lasciarsi il 2020 alle spalle e fare dell’entusiasmo la benzina per inseguire le proprie ambizioni personali. Quello che appresta a cominciare sarà il quarto anno nella categoria, quello decisivo per salire sul treno che porta al professionismo. È questo il sogno del cremonese classe 1999, anche nel 2021 alla corte di patron Beppe Colleoni al Team Colpack Ballan.

Qui Luca, argento ai Mondiali di Bergen nel 2017 tra gli juniores («il momento più bello vissuto finora in bicicletta»), in un ambiente «già professionistico in cui non manca nulla e vieni trattato come se fossi al livello superiore» andrà a caccia di quei risultati e di quelle performance necessarie per provare a compiere il salto di categoria.

«Del Team Colpack Ballan non posso che essere entusiasta perché mi sono trovato benissimo fin dai primi mesi dell’anno scorso. Tutta la squadra, lo staff e i dirigenti sono super come anche gli sponsor e il patron Beppe Colleoni che voglio ringraziare: ci mettono sempre nelle migliori condizioni per ottenere il massimo in corsa. Si percepisce la loro passione per questo lavoro e ciò, secondo me, fa la differenza a questo livello».

Dal nuoto alla bici

Tra appassionati dunque ci si intende. Anche Rastelli infatti è un fervente cultore della bicicletta e del ciclismo, due amori che gli hanno cambiato la vita in prima media quando ancora si dilettava nel nuoto.

«Ho iniziato tardi, nel 2013, da esordiente secondo anno. Fino a quel momento avevo usato la bici solo per divertirmi con qualche giro nei dintorni perché prima facevo nuoto agonistico. Alle medie poi mi sono ritrovato in classe con un ragazzo che praticava ciclismo nella squadra locale. Gli ho chiesto come fare per provare e così un pomeriggio l’ho seguito. Da quel momento non sono più sceso».

E Luca, un ragazzo animato da una forte competitività, sicuramente non vuole scenderci adesso, ad un passo dal raggiungere i palcoscenici più nobili delle due ruote. Rastelli non vuole e neanche ha riflettuto all’eventualità di «ripartire da zero e riorganizzare la vita» perché per lui la bici è tutto, lavoro, strumento di fatica ma, ancora prima, fortissima passione.

«Non mi faccio problemi a dirlo e non me ne vergogno assolutamente: io vivo per la bici. Al di fuori del ciclismo non ho interessi altrettanto importanti. Mi piace uscire con gli amici, giocare ai videogiochi però non c’è una passione che superi quella per la bici. Sono proprio focalizzato al 100% su di essa».

Passista scalatore

In sella alla sua specialissima, Rastelli sogna un giorno di rivivere tra i pro’ le emozioni della Parigi-RoubaixL’ho corsa a livello juniores con la Nazionale. È una gara incredibile, emozionante e molto dura ma quando arrivi nel velodromo il pubblico ti restituisce un calore unico»), anche se questa non si sposa perfettamente con le sue doti di «passista scalatore».

«Non ho il fisico di uno scalatore puro o di uno, ad esempio, come Bagioli con cui ho fatto la trafila delle giovanili assieme. Ritengo di avere qualità più da passista perché ho resistenza, tengo bene sulle salite lunghe e magari invece accuso un po’ di più quelle su corte ed esplosive».

Un occhio di riguardo per Dumoulin

Proprio per queste sue caratteristiche, gli anni scorsi è stato attratto dalla vicenda e dalle imprese di Tom Dumoulin, uno in cui, con le debite proporzioni, per certi aspetti si rivede.

«Accusava dagli scalatori puri ma successivamente, grazie alla sua costanza e alla sua resistenza, riusciva a colmare il gap. Mi ritengo molto vicino a lui perché anche a me in diverse gare è capitato di staccarmi dagli scalatori quando scattavano forte e poi, con le mie doti e il mio passo, di rientrare o arrivare in cima alle salite con poco distacco. Mi ispiro a lui anche se, attualmente, non è in un momento facile della carriera».

L’allusione di Luca è alla decisione maturata dall’olandese di prendersi una pausa a tempo indeterminato dal ciclismo. La scelta, secondo Rastelli, è dovuta «a qualcosa di importante, non solo alla mancanza di voglia ma a qualche problema più serio, più a livello mentale che fisico» e, più in generale, si lega al tema dell’esasperazione e della pressione crescente nel ciclismo di oggi.

«È vero, al giorno d’oggi si tende a massimizzare ogni cosa, a cercare ogni soluzione per migliorarsi e avvicinare la perfezione. Per quanto mi riguarda, ho sentito un po’ di pressione durante i primi due anni da dilettante perché sono passato dopo un secondo posto ai Mondiali juniores. Molte persone allora confidavano in me e si aspettavano dei risultati di alto livello quindi in quei periodi l’ho sentita. È qualcosa che a livello morale incide sicuramente».

La ripartenza di Rastelli

Ora però Luca è cresciuto e quella pressione è più un ricordo che concreta realtà. Il cuore e le gambe adesso sono rivolti ad altre mete e altri obiettivi, quelli di un 2021 dove, nonostante le incertezze legate alla pandemia, vuole «cercare di partire forte e ottenere il massimo da ogni corsa», riprendendo il filo interrotto a fine 2020 quando «dopo aver trovato una buona gamba e buon equilibrio con la squadra e i compagni» aveva iniziato ad andar forte.

«Il 2020 è stato, ciclisticamente parlando, un anno difficile. Siam dovuti stare in casa due mesi senza poterci allenare, tutte le corse sono slittate in estate…è stata una stagione strana, diversa e, ovviamente, inedita. Personalmente ho un po’ accusato il periodo dl lockdown perché non ho una grande simpatia per i rulli. A parte questo, anche provare a ripartire e capire come farlo è stato complicato».

Rincuorato dai riscontri avuti ad ottobre, Luca ha quindi staccato una solo settimana prima di riprendere «a novembre con qualche uscita in bici e un po’ di lavori fisici in casa» e mettere invece un bel blocco di lavoro nelle gambe a dicembre assieme ai suoi compagni in Sicilia.

A breve (si spera) il tempo degli allenamenti e della preparazione finirà per lasciar spazio a quello dell’adrenalina e delle competizioni vere. Luca, si sente, scalpita per rimettersi alla prova, tornare a saggiare i brividi dell’agonismo ma soprattutto non lasciar nulla di intentato e inseguire, con tutte le sue forze, quel sogno per lui chiamato professionismo.