AMARCORD/13 Dopo il crac, Bartoli di nuovo in bici: così, fra speranze e lacrime, celebrò la sua rinascita

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Tutta la grinta di Michele Bartoli sulla copertina di BS febbraio 2000: in quel periodo rivedere il campione toscano in bicicletta è già di buon auspicio, dopo l’incidente del giugno precedente al Giro di Germania, dalle conseguenze rovinose.

La diagnosi già diceva tutto: frattura scomposta della rotula del ginocchio destro, con lesione del legamento collaterale esterno e microlesione del condilo laterale femorale. Bartoli aveva provato a rientrare in carovana un paio di mesi dopo, ma si era dovuto ben presto arrendere, salutando anzitempo la stagione. 

All’alba del nuovo millennio, eccolo di nuovo in bici, anche se sulla sua testa pende un gigantesco punto interrogativo: tornerà il campione di prima, lo straordinario cacciatore di classiche già consacrato da un Fiandre, due Liegi e una Freccia Vallone

Difficile rispondere, anche perché i consulti medici dei mesi precedenti avevano seriamente messo in dubbio un recupero agonistico completo. A trent’anni, dunque, la sua parabola potrebbe essere già conclusa.

Michele Bartoli con il trofeo della Liegi-Bastogne-Liegi del 1997, la sua seconda classica monumento dopo il Fiandre dell’anno precedente. Nel 1998 fece il bis a Liegi, nel 2002 e 2003 completò il suo invidiabile palmares con due Giri di Lombardia.

Alti e bassi, ma la maglia tricolore è l’inizio della riscossa

Bartoli però decide di non arrendersi, anche se i primi mesi della stagione 2000 si rivelano un estenuante toboga di sensazioni contrastanti: Michele, con una fascia bianca al ginocchio per tenere l’articolazione in asse, va in fuga alla Milano-Sanremo, viene ripreso sul Poggio ma all’arrivo esulta: «Mi sento come se avessi vinto».

Qualche giorno dopo, il panorama si rifà plumbeo, con l’ultimo posto al Fiandre e una confessione dolorosa: «Pedalo con una gamba sola, ho una differenza del 30% di tono muscolare fra un arto e l’altro. A questo punto non ha senso continuare». Di qui un nuovo stop di quasi due mesi e lo spettro sempre più concreto della fine. 

Tanto più che mentre Bartoli riposa, il suo fidato luogotenente Bettini vince la Liegi e comincia a rivoluzionare le gerarchie in casa Mapei. Michele però trova il modo di risorgere: a fine giugno diventa campione italiano, poi corre da protagonista Olimpiadi e Mondiali, conclusi entrambi al quarto posto e termina l’anno con un quinto posto al Lombardia. Zero successi importanti, ma la consapevolezza di esserci di nuovo. 

Negli anni successivi, Bartoli saprà opporre i diritti della classe agli acciacchi e allo scorrere del tempo, vincendo ancora un Amstel e due Lombardia, prima di chiudere nel 2004 una carriera da grandissimo campione.