AMARCORD/10 A Praga il colpo iridato del predone Maertens. E Martini striglia Saronni

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Estate 1981: a quei tempi i mondiali si correvano ancora alla fine di agosto. Bicisport di settembre esce a botta calda e tributa al vincitore Freddy Maertens un omaggio non privo di rammarico. Il belga è un grandissimo campione, ma quello di Praga poteva essere il mondiale di Beppe Saronni, beffato proprio sulla linea del traguardo.

Lo squadrone di Martini aveva tenuto la corsa in pugno, tanto che nel gruppo di 31 corridori che si era presentato all’ultimo chilometro, gli azzurri erano addirittura otto. Oltre a Saronni, c’erano Moser, Gavazzi, Contini, Battaglin, Baronchelli, Panizza e Masciarelli.

Agli ottocento metri, dopo una tirata di Panizza, era toccato a Baronchelli fare da ultimo apripista a Saronni, la punta designata dal ct. Lo sprint dell’azzurro era parso vincente fino a una cinquantina di metri dal traguardo, prima che Maertens, spuntato dalla sua ruota, rinnovasse la sua fama di predone.

Nella foto di Bicisport, la resa dei conti tra Maertens e Saronni sul traguardo iridato di Praga. Da notare la diversa postura dei due: l’azzurro ha affrontato la volata con le mani sulla parte superiore del manubrio, cosa che non gli ha permesso di esprimere il massimo della potenza.

Cinque anni prima, a Ostuni, il belga aveva bruciato Moser

Il belga aveva una storia particolare alle spalle. Anni prima era stato un fenomeno da 30-40 vittorie a stagione. Nel 1976, a Ostuni, aveva conquistato il suo primo mondiale battendo in volata Moser. Nella primavera del 1977 aveva prima messo in bacheca la Vuelta, vincendo undici tappe, poi dominato la parte iniziale del Giro, con sette successi nei primi undici arrivi. Una parabola da fuoriclasse interrotta bruscamente proprio durante la corsa rosa, per una caduta rovinosa sul circuito del Mugello.

Da quel terribile impatto, Maertens si era eclissato per tre stagioni, trascorse nel tentativo di ritrovare se stesso. Era risorto parzialmente proprio nel 1981, vincendo quattro tappe al Tour e guadagnando la convocazione per la prova iridata. 

Onore e lode a Maertens, dunque, ma a Martini quella sconfitta non andò giù soprattutto per un particolare: Saronni aveva affrontato l’epilogo con le mani sulla parte superiore del manubrio, cosa che gli aveva impedito di esprimere la massima potenza in volata.

Anni dopo, intervistato da BS, il belga rivelò di aver marcato nel finale Saronni perché aveva ricevuto da un azzurro una soffiata sulla tattica predisposta da Martini. Il presunto colpevole negò con forza ogni addebito, lo stesso Maertens finì per contraddirsi. Non fu comunque per un supposto “tradimento” che l’Italia perse il mondiale di Praga. Piuttosto, per un insolito errore tecnico.