AMARCORD/6 La triste parabola di Merckx: in pochi mesi dai trionfi al tramonto

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Nessuno avrebbe immaginato un declino così rapido: Eddy Merckx, il Cannibale, l’uomo che per un decennio aveva dominato il ciclismo come mai nessuno in passato, nell’estate del 1977 viveva una crisi profonda.

Poco più di un anno prima aveva conquistato la settima Sanremo, con il senno del poi il suo vero canto del cigno. Poi, improvvisamente, il suo motore leggendario aveva cominciato a battere in testa.

Modesto il finale di stagione, segnato dal ritiro della Molteni, la squadra con la quale aveva vinto tutto. La nuova esperienza con la Fiat France (a dispetto del nome un gruppo belga al 100%) avrebbe dovuto annunciare il grande rilancio del campione, ma i risultati erano erano stati deludenti.

Le ultime illusioni erano svanite al Tour de France, che Merckx aveva affrontato in piena crisi fisica, svuotato di peso e di forze da una violenta dissenteria. Il suo dramma si era materializzato nella scalata dell’Alpe d’Huez, conclusa a un quarto d’ora dalla maglia gialla Thevenet. Solo l’orgoglio smisurato gli aveva permesso di arrivare a Parigi con un decoroso sesto posto.

«Non ho potuto lottare per la vittoria perché sono in pessime condizioni fisiche – aveva ringhiato il Cannibale – Ma non voglio chiudere così la mia carriera. Mi rivedrete al Tour del 1978, vi dimostrerò che Merckx sa ancora vincere».

Eddy Merckx in una foto d’archivio in azione sull’Alpe d’Huez.

La solidarietà di Gimondi: «Nella sconfitta è ancora più grande»

Dall’Italia, Felice Gimondi, amico-rivale di sempre, lanciava strali indignati contro chi osava prendersi gioco del fuoriclasse: «Eddy si sta mostrando grande proprio in questi momenti, solo un uomo con la sua immensa volontà può sopportare certe sconfitte. È altrettanto grande di quando dominava in lungo e in largo. Mi fanno ridere i giovani del giorno d’oggi che si permettono di ironizzare su Merckx. Loro non l’hanno incontrato quando ci voleva una moto per stargli dietro».

È in quei giorni che nasce la copertina di BS per il numero post Tour. Un pugno nello stomaco, con il primo piano del campione sofferente accostato a un messaggio lapidario: “La tragedia di Merckx”

Malgrado i propositi di rivincita, il belga era davvero avviato al ritiro. Nel 1978 pedalò ancora per un paio di mesi, prima di dire basta. Non aveva ancora 33 anni.