Barguil e la maglia gialla: «Indossarla in Bretagna sarebbe un sogno»

Warren Barguil sogna di correre da protagonista un altro Tour de France
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Dopo il titolo nazionale su strada conquistato la scorsa stagione, Warren Barguil ha chiuso senza successi un 2020 che l’ha visto in più d’un occasione correre in supporto di Nairo Quintana.

In un’intervista rilasciata a Actu Morbihan, il 29enne di Hennebont ha parlato dell’annata appena conclusa e di quelli che sono i suoi progetti per il 2021.

«Il mio bilancio personale individuale è buono e anche quello della squadra lo è. Ho iniziato la stagione con due buoni piazzamenti al Royal Bernard Drome Classic e alla Faun-Ardeche. […] Ho fatto poi un discreto Tour de France partendo al servizio di Nairo Quintana ma, dopo le sue cadute, la situazione è cambiata e ho cercato a curare la classifica e provando a fare del mio meglio ho chiuso 14°. La seconda parte della stagione è stata molto condensata ma tuttavia sono riuscito a fare buoni risultati alla Freccia Vallone, alla Liegi-Bastogne-Liegi, alla Freccia del Brabante e alla Parigi-Tours».

Il sogno giallo sulle strade di casa

Barguil poi si è soffermato su quelle che sono le sue aspirazioni e le sue speranze per la prossima stagione agonistica.

«In termini di preparazione, questa sarà identica agli altri anni, non cambierò nulla. Sarebbe un sogno indossare la maglia gialla in Bretagna la sera della tappa con arrivo al Mur de Bretagne. Ho anche in testa di partecipare alla Parigi-Roubaix. Le classiche mi attraggono e mi piacciono, non è un segreto che voglia prendere parte anche Milano-Sanremo. Quello che voglio di più però nel 2021 è tornare ad alzare le braccia al cielo».

Un pensiero per gli organizzatori

Detto dei sogni e degli obiettivi ambiziosi per la prossima stagione, Barguil si augura prima di tutto che il 2021 possa essere un anno il più possibile normale e che le difficoltà economiche che hanno investito il mondo del ciclismo non influiscano più di tanto sul calendario.

«Spero che avremo una stagione piena e che gli organizzatori, i volontari e i grandi gruppi che mettono in piedi gli eventi che ci permettono di esprimerci, non siano stati troppo colpiti dalla crisi generata dal Covid-19».