Bennett e uno sprint che guarda al futuro

Sam Bennett sul podio della quarta tappa della Vuelta di Spagna (foto: A.S.O./PHOTOGOMEZSPORT2020
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Accreditato come favorito principale alla vigilia della prima tappa della Vuelta pensata per le ruote veloci, a Ejea de los Caballeros Sam Bennett non ha deluso le attese rimontando negli ultimissimi metri Jasper Philipsen e conquistando così il settimo successo stagionale, un numero che ne fa il secondo sprinter più vittorioso del 2020 dietro a un irraggiungibile Arnaud Demare (a quota 14 trionfi).

L’irlandese, tuttavia, si può “consolare” con la palma di plurivittorioso fra i velocisti con trenta o più anni d’età che in questa anomala stagione sono riusciti almeno una volta ad alzare le braccia al cielo. In questa particolare categoria infatti nessuno ha fatto meglio di lui (Nizzolo e Bouhanni seguono appaiati a 4 successi) ma se da un lato questo dato mette in luce quanto il corridore della Deceuninck-Quick Step sia ancora affidabile e concreto entrato nel trentesimo anno d’età, dall’altro, inquadrandolo in un contesto più ampio non può che confermare quel “ricambio generazionale in atto” a cui accennava Vincenzo Nibali poco dopo il traguardo ai Laghi di Cancano.

Volate sempre più verdi

Il discorso, a guardar bene, si può applicare non solo alla lotta per la conquista della maglia rosa attualmente in corso in Italia ma anche, in generale, al mondo delle ruote veloci dove nuove leve sprintano (è proprio il caso di dirlo) con sempre più energia e freschezza facendo retrocedere, o quantomeno obbligando a uno sforzo maggiore, gli atleti più navigati.

L’ultimo arrivo alla Vuelta Espana, in quest’ottica, risulta quanto mai esemplificativo dato che, dietro a Bennet, si sono piazzati ben nove corridori di età pari o inferiore ai 27 anni di cui cinque addirittura al massimo venticinquenni. Mai quest’anno, in una frazione di un grande giro decisasi con uno sprint di gruppo, si erano avuti simili riscontri: al Tour de France si è arrivati sei under 27 nella top ten di Poitiers e due under 25 in quella di Nizza, mentre al Giro d’Italia gli under 27 tra i primi dieci sono stati al massimo sette (Rimini) e gli under 25 al massimo tre (Matera).

Meno spazio per gli over 30

Ragazzi sempre più giovani scalpitano dunque e le squadre, ove possibile, assecondano la loro maturazione e il loro desiderio di misurarsi contro i migliori al mondo contribuendo a questo cambiamento: alla Grande Boucle quest’anno la classe 1994 è stata quella più rappresentata dopo che per due anni di fila questo onore è spettato a trentaduenni e trentunenni, al Giro d’Italia nelle ultime tre edizioni ventiquattrenni e venticinquenni sono stati i più presenti al via, fascia d’età che ha avuto il maggior numero di esponenti anche agli ultimi due giri di Spagna.

Insomma, siamo testimoni di un progressivo ringiovanimento degli ordini d’arrivo frutto del talento grezzo e delle capacità atletiche di nuovi protagonisti in grado di realizzare exploit e far registrare numeri sempre più sorprendenti, di fronte ai quali però tra un po’ (forse) non ci si dovrà davvero più meravigliare.