Pogačar, il vincitore più giovane del Tour degli ultimi 100 anni. Ritratto del fenomeno

Tadej Pogačar diventa il secondo vincitore più giovane nella storia del Tour
Pogačar vincitore del Tour de France
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Henri Cornet e François Faber, per cortesia è il momento di fare largo tra voi due. Da stasera Tadej Pogačar entra nelle enciclopedie del ciclismo: vittoria di tappa, maglia gialla e apoteosi con la Torre Eiffel all’orizzonte. Il Tour de France regala il più incredibile dei colpi teatrali e in un avvincente derby di Slovenia tra il conclamato Re Roglic e il Principe Pogačar, la Planche des Belles Filles incorona Tadej come il secondo vincitore più giovane nella storia della Grande Boucle, a 21 anni e 364 giorni. Superati in un amen Egan Bernal che nell’edizione scorsa aveva portato la maglia gialla sui Campi Elisi a 22 anni e 197 giorni e i due francesi, pionieri dello sport che più di ogni altro ha memoria e ancora una volta è stato generoso con grandissime emozioni.

In un tempo musicale e simbolico: cinquantacinque minuti e cinquantacinque secondi, corsi tutti di un fiato. Un’impresa pazzesca, memorabile, quasi surreale. La salita degli italiani per antonomasia dopo i successi di Nibali e Aru in maglia tricolore, si unisce per la terza volta al nostro Paese – la UAE-Emirates corre con la Colnago – grazie al fenomenale numero del giovane di Komenda, piccola località delle Slovenia di 5300 abitanti, cavaliere moderno e temerario. Un corridore come Pogačar, è da sentire più che da ascoltare o da analizzare. Esattamente come lui sente le salite: da juniores incanta sulle strade italiane del Giro della Lunigiana, vincendo la terza tappa e la classifica finale. Nel 2018 al Tour de l’Avenir stupisce tutti sul primo arrivo in salita in Algarve con una rimonta fantascientifica nel finale, quando sembrava battuto. Richiama alla mente qualcosa? Copione identico al Tour che lo consacra nel ciclismo dei giganti.

Sembra la storia di un predestinato. Solo i campioni possono permettersi recite così, una mescolanza di forza fisica e astuzia. L’armata Jumbo Visma viene sgretolata, la squadra d’acciaio diventa di sabbia e di carta all’ultimo giorno. Un Tour monopolizzato dalla logica ipermoderna e maniacale di watt, calcoli e tatticismo esasperato di una squadra, reinventato dalla fantasia del singolo eroe. La dimostrazione che, senza testa, tenacia e grinta le gambe servono a poco. Pogačar ha ricordato il Gimondi sul monte Revard, quando nel 1965 con una cronoscalata da antologia, riuscì a stroncare definitivamente la resistenza di Poulidor e concluse con la passerella celebrativa di Parigi. Che gran finale Tadej, dovrai fare spazio nella valigia: maglia gialla, maglia a pois e maglia bianca. Dal 21 settembre 1998 a oggi. Signori è nata una stella.