Van Aert al via in Norvegia: bentornata, “superstar”

van Aert
La concentrazione di Van Aert al Giro del Delfinato 2022 (foto: A.S.O./Aurelien Vialatte)
Tempo di lettura: 2 minuti

Oggi fa il suo ritorno in gara Wout van Aert. Il belga della Visma-Lease a Bike sarà al via del Tour of Norway, il Giro di Norvegia, una breve corsa a tappe in concomitanza con il Giro d’Italia. Un Giro d’Italia orfano proprio di van Aert, che a quest’ora avrebbe dovuto essere sulle strade italiane a battagliare per qualche vittoria di tappa, non fosse stato per quella maledetta caduta alla Dwars door Vlaanderen che ha spezzato il cuore dei tifosi che già sognavano di vederlo all’opera nel Bel Paese, per la prima volta. Ma perché Wout van Aert è così amato?

Perché, quando lo abbiamo visto a terra dolorante, con la schiena escoriata e le ossa rotte, ci siamo sentiti come se a essere caduti fossimo stati noi? Perché è impossibile non mettersi nei panni di van Aert. Avrebbe tutte le carte in regola per essere un super campione, per vincere sempre, di continuo, in ogni tipo di competizione. Ciclocross, cronometro, classiche, volate, salite… Wout è competitivo ovunque e, difatti, di vittorie nel palmarès ne ha registrate parecchie; solo che, più o meno da un paio d’anni, non alza più le braccia al cielo sul traguardo con la stessa frequenza di prima. Un digiuno dietro a cui si nasconde un motivo ben preciso.

Sia chiaro: van Aert è un super campione, perché non è campione solo chi sale sul primo gradino del podio. Chi afferma il contrario o è in malafede o è talmente devoto a Mathieu van der Poel da credere che le ultime grandi imprese dell’olandese eclissino il valore del calabrone della Visma. Nessuno è più insopportabile di chi usa la (sana, spettacolare, storica) rivalità tra i due per esaltare l’uno e denigrare l’altro. È un atteggiamento che appiattisce la prospettiva e che non permette di tenere in considerazione un fattore fondamentale: Vedepè può contare su una squadra, l’Alpecin-Deceuninck, costruita e cresciuta attorno a lui. Van Aert, al contrario, si trova in una squadra che sì, è stata in grado di valorizzare le sue enormi potenzialità, ma che spesso e volentieri gli chiede di sacrificarsi per il grande capitano e per la causa comune.

Ecco perché il ritorno agonistico di Wout è così atteso: perché da quando lo abbiamo visto sbandare in salita al Tour de France, esausto dallo sforzo compiuto per aiutare Jonas Vingegaard, van Aert è entrato nel nostro cuore, come solo un corridore che rinuncia alle proprie velleità di successo immolandosi per il bene della squadra sa fare. L’account X del Tour of Norway lo annuncia chiamandolo “superstar“. Mai titolo fu più meritato.