Cocca: «Non seguo un piano alimentare e preferisco le sensazioni ai watt»

Andrea Cocca è al secondo anno da Under 23, sempre con la General Store-Essegibi-F.lli Curia (Foto Rodella)
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Come tanti altri ragazzi anche Andrea Cocca è partito dal calcio. Un anno solo è bastato per capire che non era lo sport per lui: in casa da generazioni si respira il ciclismo e chi è lui per fermare questa tradizione? Così, dopo essere andato in avanscoperta della bicicletta, ha trascinato anche il suo gemello Nicola. Insieme hanno corso alla Soprazocco, erano G1, poi sono andati alla Feralpi finché hanno scelto la Otelli per la categoria juniores. Lì le loro strade si sono divise: il Sissio Team li voleva entrambi, la General Store solo Andrea perché Nicola aveva ottenuto pochi risultati nell’ultimo anno a causa di un infortunio al gomito. Nicola poi ha smesso, l’impegno con lo studio era troppo per fare bene entrambi. Andrea invece ci ha provato, ottenendo anche qualche bel piazzamento.

«Lo scorso anno non mi sono potuto dedicare quanto avrei voluto al ciclismo perché ancora andavo a scuola. Mi sono diplomato nel settore dell’energia: mi appassiona sapere che con le risorse rinnovabili si possa gestire ad esempio un impianto di riscaldamento pur rispettando l’ambiente. Per questo mi sono iscritto all’università in Ingegneria energetica, telematica perché così non ho l’obbligo di frequenza».

Ma il piano A di Andrea è quello di diventare ciclista professionista, chiaramente, e il suo ruolo in gruppo sarebbe quello di velocista: è così che si vede. «Sono un velocista, ma rispetto a quelli puri riesco a tenere sugli strappi corti o su un percorso mosso. Per esempio, alla Vicenza-Bionde c’erano degli strappi e lì non ho avuto alcun problema a passarli. Il punto è la mia mole: sono alto 193 centimetri e peso 82 chili, non posso pretendere molto sulle salite. Nel caso di gare in cui il percorso non si addice alle mie caratteristiche provo ad andare in fuga, perché so che arrivando al traguardo con un gruppo ristretto io ho buone possibilità di vincere».

A San Pietro in Gu, dove si è confezionato la sua prima vittoria stagionale, ha fatto vedere di cosa è capace. Per la verità, non ne voglia Cocca, a qualcuno il dubbio era sorto: correva per sé o tirava la volata a Menghini che non è riuscito a uscire dalla sua ruota? Scioglie tutte le perplessità: «La verità è che siamo entrambi buoni velocisti. Quel giorno io ho cominciato lo sprint lunghissimo e sapevo di avere le gambe giuste per vincere. Nessuno è più riuscito a passarmi, nemmeno Menghini: semplicemente così ho vinto».

A San Pietro in Gu, Cocca ha ottenuto il primo successo stagionale vincendo una volata lunghissima (Foto Photors.it)

Se sei un velocista di quasi vent’anni non puoi che essere cresciuto con il mito di Sagan, quello che vinceva e si divertiva in bici. Così Andrea vorrebbe essere: per ora dà il meglio di sé, a volte per vincere e a volte per aiutare i compagni. Ma basterebbe che i velocisti della squadra abbiano calendari diversi per potersi esprimere come vorrebbero e dovrebbero. Per esempio, negli anni in cui Jordi Meeus e Peter Sagan hanno corso insieme nella Bora-hansgrohe, è stato raro che fossero entrambi selezionati per una corsa, questo perché erano tutti e due buoni velocisti e la vittoria di uno avrebbe escluso quella dell’altro. Così dovrebbe essere. «Se Sagan è il mio idolo? Certo, è un fenomeno e un po’ mi manca non vederlo in gruppo. Ammetto però che di stazza sono più Jonathan Milan».

Quando Andrea non pedala il tempo è veramente poco, ma se lo cercate lo potete trovare sui libri, in un garage a sistemare un motorino oppure nell’orto. «Amo fare i lavori manuali, sporcarmi le mani in qualcosa di artigianale. Adesso il pomeriggio lo impiego ad aggiustare scooter con un mio amico oppure sono nei campi di ulivi della mia famiglia: facciamo l’olio e abbiamo anche l’orto. La mattina invece mi sveglio presto, verso le 7, così dopo colazione faccio in tempo a studiare un paio d’ore e poi uscire in bici. Quando torno vado da mia nonna a mangiare e questo la dice lunga sulla mia alimentazione: non riesco in nessun modo a seguire un piano come dovrebbe fare uno sportivo. Ci ho provato ma mi manca la convinzione e in generale questo vale per ogni volta che mi alleno: per dire, il potenziometro quando sono in bici lo uso solo da poco tempo, non mi piace guardare i numeri perché preferisco sentire io stesso le sensazioni».

Cocca è il nome che spera di leggere nella rosa della General Store per il Giro Next Gen. È lì che lo custodisce in un cassetto questo sogno rosa, ma nella sua voce si sente un po’ di rassegnazione. «Non so, penso che porteranno i più grandi. Se continuo ad andare forte magari qualche possibilità ce l’ho, ma quest’anno non ho nemmeno fatto una gara da più giorni. L’unica esperienza è del Giro di Sicilia della scorsa stagione: era aprile del mio primo anno da Under 23, una delle prime gare praticamente e per questo ho faticato. Mi piacerebbe confrontarmi di nuovo con i professionisti».

Ed è quello che si augura a chi vuole diventare Sagan, Milan, oppure a chi vuole diventare semplicemente se stesso, Andrea Cocca: un normalissimo ragazzo che si diverte in sella alla sua bici dove riesce a dire al mondo qualcosa di più che non riesce ad esprimere in altri modi.