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Abbiamo vissuto una primavera piena di soddisfazioni: dalla vittoria di Elisa Longo Borghini al Fiandre (con tanto di Liegi sfiorata) al secondo posto di Elisa Balsamo alla Roubaix. Il livello del WorldTour sta crescendo anno dopo anno a tutto vantaggio dello spettacolo.

Ma cosa c’è alle spalle del WorldTour? Siamo in una stagione di passaggio, di attesa. L’Uci ha annunciato l’arrivo delle ProTeam tra le donne a partire dal 2025, ricalcando così la struttura del settore maschile. Una riforma che porterebbe, tra l’altro, a una maggiore tutela per le atlete dal punto di vista contrattuale, ma quante delle nostre continental sono pronte a fare questo salto e a quale prezzo?

Giovanni Fidanza, nove anni da professionista e 13 come direttore sportivo di squadre maschili, dal 2018 è il manager della Isolmant-Premac, una continental quasi a gestione familiare (la presidente del team è Nadia Baldi, moglie di Giovanni e anche lei ex ciclista) con la quale ha lanciato tante ragazze a cominciare dalle figlie Arianna e Martina che adesso corrono nella Ceratizit-Wnt, fino ad arrivare a Gaia Realini, lo scorso anno sul podio di Vuelta e Giro. Fidanza sull’argomento ha le idee molto chiare.

«Va bene fare un passettino avanti – dice – alzare il livello della squadre magari può essere anche una leva da usare con gli sponsor a cui garantire maggiore visibilità ma se mettono parametri troppo alti, vale a dire contratti con le atlete, con il personale, fideiussioni che sono fuori dalla nostra portata a quel punto invece di fare un passo in avanti ne faremo due indietro. Io ho ancora due anni di contratto firmato con i miei principali sponsor, ma se non dovessi riuscire a fare una professional probabilmente non faremmo più il Giro e nemmeno altre corse WorldTour e allora cosa racconto ai miei sponsor?».

Quello delle continental è un bacino prezioso. Sono tante le realtà virtuose che hanno consegnato al WorldTour atlete già pronte a lasciare il segno. Basti pensare alla Valcar di patron Valentino Villa che nel biennio 2015-2016 accompagnò Elisa Balsamo al titolo mondiale tra le juniores e l’anno dopo allestì la squadra continental proprio per continuare a seguire la campionessa piemontese. Ma la Valcar ha lanciato un’intera generazione di giovani che si sono fatte strada: da Silvia Persico a Marta Cavalli, da Chiara Consonni a Vittoria Guazzini. E sebbene dallo scorso anno il gruppo sportivo non esista più, quel corso sta in qualche modo continuando nell’Uae Development Team, squadra satellite del team WorldTour emiratino, che tra le fila ha Federica Venturelli, un “gioiellino” che lo scorso anno da junior è salita sul podio di europei e mondiali.

Anche la Bepink-Bongioanni di Walter Zini alla fine della 2023 ha dovuto lasciare andar via dopo cinque stagioni Silvia Zanardi, atleta poliedrica che si divide tra pista e strada (dove è stata campionessa under 23 nel 2021) e che quest’anno si è accasata alla Human Powered Health. Per non parlare della Top Girls Fassa Bortolo di Lucio Rigato, che da 25 anni porta avanti un progetto dedicato quasi esclusivamente alle giovani e nelle cui fila hanno debuttato atlete che hanno fatto la storia del ciclismo italiano degli ultimi vent’anni: da Tatiana Guderzo a Giorgia Bronzini fino ad Elisa Longo Borghini.

Cosa succederà con l’arrivo delle ProTeams e quante realtà continental riusciranno a fare il salto?
Il pericolo è che alcuni team possano chiudere battenti. E a farne le spese sarebbe la base, le giovani che si affacciano a questo sport.
«Il nostro – chiosa Fidanza – è un ruolo importante per il movimento perché facciamo correre per lo più giovani italiane. Abbiamo anche la consapevolezza di lavorare per gli altri, perché sappiamo che quando un’atleta raggiunge un certo livello la devi lasciare andare. Ma se non le seguiamo noi queste ragazze chi le prenderà? Vuol dire che tante dovranno smettere senza sapere dove sarebbero potute arrivare».