Nove medaglie iridate per i fratelli Roodhooft: «Non c’è soltanto van der Poel»

van der Poel
Mathiue van der Poel in mezzo ai due fratelli Roodhooft, Philip e Christoph (credit: Alpecin-Deceuninck)
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I Mondiali di ciclismo sono una competizione per nazioni, ma le maglie vinte possono essere sfoggiate anche durante l’anno, quando i corridori tornano a gareggiare per la propria squadra. Dopo i Super Mondiali di Glasgow 2023 c’è un team che esce plurimedagliato, ed è quello dei fratelli Roodhooft. Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck, rispettivamente la squadra maschile e femminile del gruppo belga, chiudono la rassegna iridata con ben 3 ori e nove medaglie complessive vinte dai loro atleti.

A vincere le maglie di campione del Mondo sono stati: Mathieu van der Poel (prova in linea uomini elite), Sam Gaze (mountain bike short track uomini elite) e Axel Laurance (prova in linea uomini U23). I due argenti sono stati conquistati da Puck Pieterse (mountain bike short track donne elite) e sempre da Sam Gaze (mountain bike cross country uomini elite). Mentre i quattro bronzi sono andati a Fabio Van Den Bossche (corsa a punti in pista uomini elite), Christina Schweinberger (cronometro donne elite), Julie De Wilde (cronometro donne U23) e ancora Puck Pieterse (mountain bike cross country donne elite).

Il team belga ha visto i suoi corridori dominare in ogni campo. Ma dopo la caduta di Van der Poel nella prova di mountain bike, qualcuno si è chiesto se era necessaria la sua partecipazione, soprattutto dopo l’oro vinto dall’olandese nella corsa in linea. A questa domanda Philip Roodhooft, direttore generale della Alpecin-Deceuninck, ha risposto così: «Mettiamo la caduta di Mathieu nella giusta prospettiva. Il suo mondiale sarebbe potuto finire domenica scorsa a causa di quella caduta al penultimo giro, senza alcun successo. Considerando che invece in quell’occasione si è rialzato ed ha vinto, a me va bene com’è andata. Perché gli permettiamo comunque di andare in mountain bike? Perché lui adora farlo. L’abbiamo visto al lavoro qui negli ultimi giorni e puoi solo vedere che si diverte immensamente. No, Mathieu van der Poel non ha ancora finito con la sua mountain bike. E penso che dovremmo esserne felici. Mathieu non sceglie la via più semplice».

Van der Poel è sempre rimasto fedele al suo team, nonostante l’Alpecin-Deceuninck sia una squadra relativamente giovane e non ancora ai livelli delle super potenze del World Tour, proprio perché i fratelli Roodhooft lo hanno sempre lasciato libero di scegliere e fare, quali e quante corse vuole. Il progetto guidato dai Roodhooft, infatti, prevede proprio un team in cui c’è spazio per tutte le discipline del ciclismo e dove ogni atleta è libero di mettersi in mostra sul terreno che più lo aggrada.

Di quanto realizzato va molto fiero Philip che continua dicendo: «Non voglio definirlo il coronamento del nostro approccio, perché coronare è come chiudere un periodo, cosa che noi certo non vogliamo fare. Ma è qualcosa che posso definire grandioso, di cui possiamo anche essere orgogliosi. Per molto tempo siamo stati visti come la squadra in cui tutto ruotava intorno a Mathieu van der Poel. Bene, ora vinciamo medaglie con sette corridori diversi e in tutti i rami del ciclismo, sia con gli élite, sia con i giovani negli uomini e nelle donne. Possiamo dire che qualcosa c’è, ora è importante mantenerlo».

Roodhooft parla anche dell’altro campione del mondo nella prova in linea presente nel loro team, Axel Laurence, che sabato ha trionfato tra gli U23: «Avevamo Axel Laurance sul nostro radar da tempo, ma a inizio anno aveva deciso di firmare con la B&B l’anno scorso. Purtroppo per loro quel progetto non è mai partito e gli abbiamo offerto nuovamente una chance. Questa volta lui ha accettato. Avevamo bisogno di Axel? No, avevamo tanti altri giovani, ma ci è sembrato un buon investimento per il futuro. Ed ecco che è diventato il campione del mondo. Sono contento per lui, ma anche per noi, perché il nostro investimento viene ripagato alla grande in una giornata come questa».

Laurance passerà dalla prossima stagione in prima squadra. «Axel andrà in prima squadra? Assolutamente si, perché anche questo fa parte del nostro approccio. Ha dimostrato di saper vincere in U23, è ora che provi il professionismo e che lasci spazio per nuovi talenti come lui o Timo Kielich, i quali ormai alla categoria non hanno più niente da chiedere».