Romele: «Ho vinto un’altra volta attaccando, poi ho saputo di Mäder»

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Alessandro Romele in trionfo al Giro Next Gen (foto: Rodella)
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La tappa a cui puntava Alessandro Romele non era quella di ieri, la sesta, ma la quinta: quella in cui nel finale ha pilotato alla grande Sergio Meris permettendogli di centrare il quarto posto, secondo del gruppo dei migliori anticipato da Busatto, coi due fuggitivi ormai irraggiungibili.

«Per noi della Colpack – racconta Romele – la perdita di Persico è stata ovviamente dura da incassare. Dopo la sua esclusione, l’uomo più veloce su cui puntare sono diventato io, quindi non nego che per me le opportunità sono aumentate. Anche ieri, quindi, la volata avrei dovuto farla io».

E allora perché hai attaccato?

«Perché le corse si impostano correndole e i momenti si capiscono vivendoli. Pronti via e c’era subito il Valico della Fricca, abbastanza duro. E già lì ho capito qualcosa, perché l’ho scalato bene».

Alessandro Romele, Davide De Pretto e Sergio Meris al Giro Next Gen (foto: Rodella)

Ma la fuga è partita dopo.

«Ai piedi della discesa sono cominciati gli scatti. Allora ho capito: dovevo aspettare il momento giusto e provare anch’io ad andarmene. Io e Meris siamo stati perfetti: abbiamo attaccato su uno strappo proprio quando si esauriva l’azione di Morgado e De Pretto, che poi ci sarebbe venuto dietro. Aver guadagnato subito abbastanza ci ha dato morale».

Come vi siete organizzati per l’ultimo chilometro?

«Gli ultimi cinque erano dritti e col vento  a favore, in più mi ero reso conto che De Pretto era in forma e che quindi ci avrebbe seguiti facilmente. A dire la verità io e Meris non ci siamo parlati né messi d’accordo. Portando De Pretto in volata abbiamo rischiato, ma ci è andata bene».

Domani ti vedremo di nuovo all’attacco?

«Può darsi, potrei anche anticipare e non attendere la volata finale. Come al Liberazione, ho vinto di nuovo rischiando e non escludo di riprovarci. Il gruppo si è scremato e la stanchezza comincia a farsi sentire, domani verso Trieste le squadre dei velocisti faranno fatica a controllare la gara».

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Rossella Dileo, Antonio Bevilacqua, Alessandro Romele e Gianluca Valoti (Foto Rodella)

Oggi si decide il Giro: chi vince?

«Tappa durissima, molto più di quella dello Stelvio. Ieri ho avuto la fortuna di scambiare due parole con Staune-Mittet, la maglia rosa, venuto a farmi i complimenti, e l’ho trovato sereno e pimpante. Il mio favorito per la vittoria finale è lui».

La prossima settimana c’è il campionato italiano. Lo scorso anno chiudesti quarto: punti a vincerlo?

«È un obiettivo e una corsa a cui tengo particolarmente, non l’ho mai nascosto. Certo, il percorso originario mi si addiceva di più, ma dopo l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna è stato necessario modificarlo. Io sto bene e ci arrivo galvanizzato dal successo di ieri, ma non dimentichiamo che quella tricolore è una corsa sempre particolare».

Sei un ragazzo sensibile e intelligente che ha vissuto la gioia di centrare una tappa al Giro nel giorno della tragedia di Gino Mäder. Come l’hai vissuta?

«Me l’hanno detto dopo la vittoria, qualche attimo prima delle interviste. Cosa vuoi che ti dica, è morto uno di noi. Pensiamo sempre troppo poco a quanto rischiamo, eppure basterebbe soltanto qualche accortezza in più da parte di tutti. Qualsiasi altro commento sarebbe superfluo».