GIRO D’ITALIA 2023 / Le salite di oggi: Rionero Sannitico, Roccaraso e Campo Imperatore

Giro d'Italia
Marco Pantani vince sul Gran Sasso al Giro d'Italia 1999
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Una giornata durissima, la prima veramente impegnativa del Giro d’Italia 2023. Rionero Sannitico, Roccaraso e Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore): qui avremo risposte importanti dai corridori che ambiscono alla maglia rosa.

Rionero Sannitico – La prima salita della tappa di oggi non sarà valida per la classifica del miglior scalatore. Quella di Rionero Sannitico resta comunque una delle salite più storiche della corsa rosa. Inserita nel percorso della gara fin dalla prima edizione (1909), venne scalata ben 15 volte fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Nomi importanti sono transitati in testa al GPM: Bartali (1936), Carlesi (1957), Taccone (1963), Aurelio González (1967), Hinault (1982) e Van Impe (1982). Ultimo passaggio nel 2022, primo Diego Rosa. 

Roccaraso – Subito dopo Rionero sarà la volta di Roccaraso, che è stato spesso luogo di passaggio del Giro, ma anche, a volte, arrivo di tappa. Cinque le occasioni in cui il traguardo è stato posto in questo importante centro dell’Appennino abruzzese. Nel 1952 vinse Giorgio Albani, futuro direttore sportivo di Eddy Merckx. Nel 1976, con l’arrivo posto in località Aremogna, il successo arrise a Fabrizio Fabbri. S’imposero poi il francese Bernard Hinault (1980), il belga Tim Wellens (2016, traguardo ad Aremogna) e il portoghese Ruben Guerreiro (2020, idem). 

Roccaraso è stato scalato dieci volte anche prima dell’avvento del Gran premio della Montagna (dal 1909 al 1932). L’idolo locale, Vito Taccone, è il solo ad essere riuscito a realizzare una doppietta: in testa sia nel 1963 che nel ’69. Sono transitati al comando anche Molinar (1938), Zilioli (’70), Groppo (’92), il danese Worre (’88) e gli spagnoli Aurelio González (1967) e Tondo Volpini (2010). L’ultimo passaggio lo scorso anno (2022), primo Diego Rosa. 

Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore) – Immerso nella nebbia, a 4 chilometri dalla cima Marco Pantani scatta e fa il vuoto. Cedono tutti, dalla maglia rosa Jalabert a Savoldelli, da Simoni a Gotti. E’ il Giro d’Italia del 1999 e il gigante dell’Appennino viene scalato tra muri di neve nel corso della ottava tappa. Il Pirata arriva tutto solo a Campo Imperatore e conquista il simbolo del primato. Staccato di 23” lo spagnolo José Maria Jiménez coglie il secondo posto. Poi, nell’ordine, alla spicciolata, Zülle, Gotti, Noè e Clavero. Jalabert accusa più di un minuto. Pantani resterà in rosa meno di due settimane. Al termine della tappa di Madonna di Campiglio, la ventesima, verrà espulso dal Giro a seguito di un esame del sangue che rivelava un ematocrito superiore al 50%.

Un’altra giornata climaticamente tremenda fu quella che vide il Gran Sasso accogliere per la prima volta il Giro d’Italia. Nel 1971. Le attese furono però tradite, tanto che i grandi favoriti  (Gimondi, Motta, Gösta Petterson, Van Springel, Zilioli e Bitossi), giunti al traguardo con oltre 10 minuti di ritardo dal vincitore, vennero collettivamente accusati di mancanza di combattività. Spazio ai comprimari, dunque. Poco dopo il via allunga un drappello di 20 corridori (con Basso, Ritter, Aldo Moser, Michelotto, Ugo Colombo e Vicente López Carril), che raggiungono presto un vantaggio di 7 minuti. Sugli ultimi tornanti di Campo Imperatore si avvantaggiano López Carril e Houbrechts. Il belga, involontariamente danneggiato da uno spettatore, perde qualche metro, lo spagnolo vince con 4” di margine. C’è un freddo pungente, tutti i corridori vengono trascinati via con una coperta sulle spalle. Terzo è Vianelli a 29”. Ugo Colombo, nono a 1’02”, è la nuova maglia rosa. 

Nel 1985 è in programma la tappa Frosinone-Gran Sasso. Ma del Gran Sasso non viene scalata nemmeno la metà. Il traguardo viene posto ai 1120 metri di Fonte Cerreto, nei pressi della base della funivia. Prima si affrontano la Forca d’Acero, il Passo del Diavolo e la salita di Ovindoli. La giornata non riserva molte emozioni. A vincere è Franco Chioccioli che batte l’australiano Wilson. Terzo, a 23”, si piazza il colombiano Montoya davanti a Moser e Van der Velde. In classifica mantiene la maglia rosa Bernard Hinault, che vincerà poi quell’edizione con 1’08” su Francesco Moser.

Anche nel 1989 i protagonisti più attesi si defilano. Giungono tutti insieme al traguardo. Tutti tranne la maglia rosa Contini, che nel finale ha una netta flessione e perde le ruote. Dovrà cedere la leadership all’olandese Breukink. Al Gran Sasso l’ottava tappa, partita da Roma, vede il successo inatteso del danese John Carlsen, gregario di Roche alla Fagor, che va in fuga sulla Sella di Corno, a 75 chilometri dall’arrivo, insieme allo spagnolo Espinosa. La coppia raggiunge un vantaggio massimo di 3’30”. Espinosa cede ai meno 3, Carlsen ha via libera. Precede di 29” Herrera, Lejarreta e Breukink, nuova maglia rosa. A 1’04” arriva il deluso Contini.

Nel 2018 l’ultima comparsa del Gran Sasso al Giro. E’ la nona tappa. Dominata dalla Mitchelton-Scott, che s’impone con l’inglese Sean Yates, già in maglia rosa, e completa il successo con il terzo posto del colombiano Esteban Chaves. Chiuso nella morsa, il francese Pinot non può che accontentarsi del terzo posto. In precedenza la frazione era stata animata da una bella iniziativa di Masnada, che però viene inesorabilmente ripreso. I distacchi al traguardo sono molto limitati: Carapaz, Dumoulin e López perdono pochi secondi. Va peggio a Froome e Aru, che lasciano sul terreno oltre un minuto. Il capitano della Sky si riscatterà nell’ultima settimana e con la grande impresa dello Jafferau andrà a vincere trionfalmente il Giro.