Pinazzi: «Io il miglior velocista italiano tra gli Under 23? Sì, adesso i risultati lo confermano»

Pinazzi
Mattia Pinazzi è il vincitore del Circuito del Porto 2023 (foto: Rodella)
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A volte si dice che una vittoria possa cambiare la carriera di un corridore. Beh, quando l’atleta in questione è al quarto anno negli Under 23 e i successi sono due (in giorni consecutivi), si ha quasi la certezza che ciò possa accadere. A vivere tutto questo è Mattia Pinazzi, corridore della Arvedi Cycling, che lo scorso weekend ha trionfato prima in una gara di spicco di categoria, la Vicenza-Bionde, bissando il successo della scorsa stagione. Mentre lunedì ha vinto la volata del Circuito del Porto, corsa internazionale.

Come ci si sente a realizzare una doppietta in gare di questo spessore?

«Benissimo. Da queste corse torno a casa con ottime sensazioni e tanto morale. Saranno sicuramente una spinta importante per il prosieguo della stagione e mi daranno maggiore consapevolezza nei miei mezzi. Venivo da un periodo in cui faticavo a vincere e da una Coppa del Mondo in pista che mi aveva fatto saltare qualche gara. Quindi avevo tanta fame di vittoria».

Pensi che questi successi possano essere quelli giusti per ottenere l’attenzione che meriti dalle squadre professionistiche?

«Sicuramente. Sono vittorie di peso e che avranno rubato l’attenzione di qualcuno. L’obiettivo di quest’anno è riuscire a trovare un contratto entro fine stagione. Direi che i due successi sono un bel biglietto da visita. Anche perché per passare tra i pro’ bisogna vincere e fino ad ora c’ero riuscito poche volte».

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Mattia Pinazzi al GP Liberazione di Roma

Hai già avuto contatti con qualche team?

«Ancora no. Ho fatto solo qualche chiacchiera, ma nulla di serio. Anche perché fino a domenica non avevo grandi successi su strada. Spero arrivino d’ora in poi».

Dopo lunedì pensi di aver dimostrato di essere il velocista italiano più forte tra gli Under 23?

«Beh, diciamo che fino ad ora mancavano solo i risultati a testimoniarlo. Questo weekend può essere la prova che mancava. Anche perché alla Vicenza-Bionde c’erano tutte le migliori ruote veloci della categoria, quindi quel successo ha dimostrato che sono tra i più forti. Anche se il trionfo al Porto è stato ancora più pesante, perché hanno preso parte anche squadre e corridori che sono già pro’».

Vista la condizione che avevi, come mai non c’eri al Liberazione? Secondo te, avresti potuto fare bene?

«Non c’ero perché la Coppa del Mondo su pista è finita il 24. Ho corso fino a lunedì, facendo la Madison con Scartezzini. Abbiamo preso l’aereo dal Canada solo la sera tardi e io sono arrivato a casa il 25 a mezzogiorno, a Liberazione già iniziato. Per il risultato non saprei, ma penso che quello sia un tracciato ancora troppo duro per le mie caratteristiche. Oltre che, con la fuga che è arrivata in porto, la vittoria sarebbe stata impossibile».

Questi due successi sono arrivati da volate molto diverse. Tu sei più un velocista da treno o preferisci cavartela da solo, magari battezzando la ruota di qualche avversario?

«Se ho la squadra che mi porta fino agli ultimi metri e io devo solo fare la sparata finale, come successo sul traguardo di Bionde, lo preferisco. Però ho dimostrato di saper vincere anche facendo la volata da solo. Al Porto, infatti, mi sono trovato senza compagni a causa di una caduta che li ha coinvolti, però me la sono giocata sulle ruote ed è andata bene lo stesso».

Mattia Pinazzi esulta sul traguardo della Vicenza-Bionde 2023 (foto: Photors.it)

A livello di preparazione hai cambiato qualcosa quest’anno?

«Si. Qualcosa ho cambiato, ma le modifiche sono dovute soprattutto al fatto che ho iniziato a correre già a gennaio alla Vuelta San Juan. Quindi ho dovuto affrettare i tempi per entrare in condizione presto. Mentre da un punto di vista tecnico ho aumentato i carichi di lavoro, ma da quando sono salito di categoria ogni anno ho fatto uno step sotto questo aspetto».

Quali sono i prossimi obiettivi stagionali?

«Adesso correrò al Franciacorta e qualche gara in Toscana, ma fino a fine mese non ci sono appuntamenti adatti a me. Quindi vado soprattutto per testare la gamba in qualche corsa più dura. L’obiettivo principale è prepararmi al meglio per il Giro d’Italia Under 23».

Al Giro tappe che si sposano bene con le tue caratteristiche ci sono. Ne hai già individuata una?

«Non ho ancora visto il percorso in maniera attenta, ma il mio team mi ha detto che ce ne sono un paio dove posso giocarmi la vittoria. Per questo darò il massimo per centrarne almeno una».

Parallelamente alla strada porti avanti anche la pista e settimana scorsa hai vinto l’argento nell’inseguimento a squadre alla Nations Cup. Pensi di continuare con la doppia disciplina anche tra i pro’?

«Io spero di mantenerla, anche perché per me è un modo per tenermi in forma quando non ci sono gare su strada, oltre che una scusa per staccare. Infatti la uso anche tanto come svago, per rendere più leggero il tutto. Poi ho capito che in pista posso levarmi belle soddisfazioni, quindi perché non farlo».

Sei un velocista puro, ma tra i professionisti gare per questo prototipo di atleta sono sempre meno diffuse. Stai pensando a rafforzati un po’ in salita?

«Si. Sono cosciente che se voglio arrivare a fare certe corse e fare buoni risultati tra i professionisti devo migliorare sotto questo aspetto. Anche a costo di lavorare di più su strada e magari mettere un po’ da parte la pista. Ovviamente senza lasciarla».

Sappiamo che Amadori, il cittì della Nazionale Under 23, ti sprona sotto questo punto di vista e vuole che diventi più completo. Un corridore a 360 gradi. Tu che ne pensi?

«Penso che abbia ragione lui. Quest’anno, infatti, ho iniziato a lavorare per diventare competitivo su percorsi più duri. Anche se devo dire che tra Marino e Villa (CT della Nazionale su pista) c’è un po’ di lotta sul programma che dovrei seguire. Più si va avanti a livello di categorie e più aumentano gli appuntamenti, ma con lo stesso tempo a disposizione. Anzi, forse anche meno. Questo rende difficile andare sempre sia di qua, sia di là».