Vergallito, da “Bandito” a pro’: «In Italia troppa fretta, ora corono il mio sogno»

Vergallito
Luca Vergallito firma con l'Alpecin-Deceuninck dopo aver vinto la Zwift Academy
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Luca Vergallito, classe 1997, nel 2023 sarà un ciclista professionista alla Alpecin Deceuninck a tutti gli effetti. Fino a poco tempo fa era conosciuto come “Il Bandito”, suo nome d’arte sulla famosa applicazione per ciclisti di Strava, dove a suon di tempi e prestazioni interessanti si è fatto conoscere creando molta curiosità attorno al suo personaggio.

Nell’ultimo periodo ha preso parte alla Zwift Academy, un concorso creato dalla piattaforma interattiva di ciclismo indoor in partnership con la Alpecin Deceuninck, il cui vincitore avrebbe ottenuto un contratto con la squadra Professional che si appresta a fare il salto nel World tour.

Dei 160 mila partecipanti del concorso, per la fase finale, sono rimasti solo in 5 e negli ultimi giorni, con grande fermento attorno all’uscita dei 5 episodi su YouTube, sono state mostrate le finali e i test affrontati e proprio ieri sera abbiamo appreso  che il vincitore è proprio Luca Vergallito.

Il ragazzo lombardo è arrivato alla fase finale, superando le prove preliminari del concorso che consistono in allenamenti sull’omonima piattaforma, dai quale si vede se ci sono o meno le potenzialità giuste per aspirare al mondo dei professionisti. Le prove da affrontare sono state nove: tre preliminari e sei prove in allenamenti strutturati. I partecipanti sono stati obbligati ad utilizzare per tutti gli eventi uno smart trainer o smart bike ed un cardiofrequenzimetro, inoltre bisognava comunicare in maniera accurata il peso. I dati raccolti sono stati poi utilizzati per tracciare una curva di durata della potenza in cui poter valutare accuratamente i punti di forza e di debolezza, dalla potenza di picco di cinque secondi alla soglia di potenza di un’ora.

La storia di Vergallito è molto particolare, poiché si avvicina al mondo delle corse a 17 anni, nel 2014, quindi da junior di primo anno senza ottenere risultati di rilievo. Già dal secondo anno di attività riesce ad ottenere una prima vittoria e a fare il salto nel mondo degli under 23 dove però non riesce ad essere competitivo; al termine del secondo anno da dilettante decide di cessare l’attività agonistica per concentrarsi al meglio sul percorso universitario in Scienze motorie, per diventare preparatore.

Di pari passo con lo studio continua ad allenarsi e a testare su di lui le nozioni apprese dallo studio, notando discreti cambiamenti e un aumento considerevole del suo rendimento soprattutto negli ultimi due anni, dove ha vinto anche qualche granfondo. Oggi a 25 anni, di professione è un preparatore con diversi progetti avviati, tra cui anche un podcast su Spotify che si chiama “Ciclismo KOMpetente”. L’abbiamo sentito per scoprire un po’ il suo personaggio, trovando anche spunti interessanti su cui discutere.

Vine
Jay Vine, il vincitore della sesta tappa della Vuelta di Spagna 2022, anche lui trionfò alla Zwift Academy (foto: Unipublic / Sprint Cycling Agency)

Luca, come è nata la passione per il ciclismo?

«Ho iniziato con il ciclismo agonistico, dopo aver praticato atletica e triathlon, poi questa passione ha avuto la meglio sul resto».  

C’è qualcosa che ti è mancato per esprimerti al meglio nel mondo dei dilettanti? Visto che alcune potenzialità c’erano…

«Sì, mi sono mancate delle figure di riferimento soprattutto nell’ambito dell’allenamento e della nutrizione, specialmente in quest’ultima sento di aver sbagliato poiché seguivo una dieta troppo scarsa che non mi dava tutto ciò di cui avevo bisogno. Le lacune in questi due aspetti le ho colmate con gli anni di studio e i miglioramenti sono stati evidenti».

La Zwitft Academy: che esperienza è stata? Quanto è durata la fase di selezione?

«Posso dire che sicuramente è stata un’esperienza positiva ed interessante. Una volta caricati gli allenamenti, è passato circa un mesetto da quando poi sono stato contattato per avere informazioni ulteriori su di me, sapevo di aver fatto bene le prove richieste ma andare avanti non era scontato».

Come hai gestito il periodo di attesa per i risultati? Ti sei preparato in maniera specifica?

«Si, nel mesetto di attesa mi sono allenato preparandomi sulle challenge che poi avrei dovuto affrontare nella finale e ho visto come era andata e in cosa consisteva la scorsa edizione». 

Ti sei allenato sui rulli o hai continuato gli allenamenti su strada normalmente?

«Non ho abbandonato la strada ma rispetto alla norma mi sono allenato più sui rulli, visto che alcuni test erano svolti lì ed anche e soprattutto per abituarmi allo sforzo e al tipo di fatica che si fa sui rulli».

Ultimamente, quando si cercano nuovi talenti, la prima cosa che viene fatta è testarli, proprio come avviene alla Zwift Academy, ma anche altre squadre come Bora o Uae si muovono in questo senso per fare scouting. Questo modus operandi è giusto quando si parla ciclismo pedalato? Cosa ne pensi? 

«Sicuramente in questo ciclismo è necessario avere certi tipi di valori che sono riscontrabili immediatamente attraverso dei test; tuttavia non basta solamente la componente numerica, bisogna avere anche tecnica e senso tattico, poiché il ciclismo è l’unione di queste cose, i numeri in sé per se’ non bastano. La Zwift Academy è un modo di fare scouting per l’Alpecin, scegliendo un solo atleta all’anno da mettere sotto contratto con tutti i rischi annessi, i risultati poi non sono scontati; tuttavia, l’esempio di Vine alla Vuelta di quest’anno è una prova in positivo. Alla Zwift Academy non vengono analizzate le prestazioni soltanto a livello numerico, ma soprattutto nella parte finale del concorso sono state effettuate uscite su strada per verificare le capacità pratiche del partecipante. Emblematico è il fatto che nell’ edizione scorsa il partecipante che aveva i numeri più alti è stato scartato perché appunto aveva difficoltà a livello tecnico».

La tua esperienza ci apre a una riflessione: visti i valori che stai esprimendo, non è stato un peccato aver lasciato l’agonismo così presto?

«In Italia, purtroppo, ci sono tempi più accelerati e non si aspettano a volte quei ragazzi che hanno bisogno di più tempo per maturare, specialmente chi, come me, si è avvicinato al ciclismo tardi e non essendo un fenomeno come Evenepoel non riesce ad emergere subito. La fretta e la ricerca di passare al più presto al professionismo non ha aiutato; infatti, capita non di rado come nel mio caso che si smetta prima di raggiungere il proprio potenziale». 

Sei contento del percorso che hai fatto a livello sportivo?

«Sono soddisfatto di ciò che ho fatto, c’è sempre quel filino di insoddisfazione dovuto al non avercela fatta nell’ambito sportivo, visti anche i numeri che ho ora sono ottimi. Mi vivo serenamente la bici contento di quello che sto facendo ora nel lavoro da preparatore. Ora tutto cambia e grazie al percorso fatto alla Zwift Academy ho coronato il sogno di arrivare nel World Tour».