Argentin furibondo con il presidente Dagnoni. Le squadre italiane non correranno in Italia?

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Moreno Argentin all'Adriatica Ionica Race (foto: © Photors.it)
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Se la decisione della Federazione di affidare il Giro d’Italia donne dal 2024 ed il Giro d’Italia Under 23 alla Rcs Sport dovesse essere ratificata dal consiglio di questo fine settimana tutti gli organizzatori (esclusa ovviamente la Rcs Sport) entreranno in agitazione, pronti ad assumere qualsiasi iniziativa a loro tutela.Lo conferma Moreno Argentin che racconta così gli eventi di cui è protagonista insieme ai suoi colleghi.

«Noi organizzatori ci siamo affidati alla Federazione – racconta – perché la Lega così come era strutturata non poteva funzionare ed io stesso ho dato il via al ricorso che ne ha determinato il commissariamento».

Alla luce degli sviluppi della vicenda, ti sei pentito.

– No. La Lega ha bisogno di essere ristrutturata e con Dagnoni avevamo concordato un percorso che dopo la vicenda delle provvigioni irlandesi è stato completamente abbandonato.

– Cosa è successo?

– Temo che ci si sia preoccupati più di risolvere dei problemi personali che di fare l’interesse del movimento. Avevamo concordato di ragionare insieme sul calendario, sulle corse, poi un lungo silenzio prima di scoprire che tutto era cambiato.

Che idea ti sei fatto?

Ad essere onesti, bisogna dire che oggi il boccone più ghiotto del calendario italiano è il Giro donne. La Rcs Sport dopo averlo rifiutato per anni, adesso lo vuole. Ci sono due problemi. Il primo è che c’era un accordo in essere con Infront che verrebbe disatteso. Il secondo è che grazie a quel boccone tutti gli organizzatori (escluso Rcs Sport) potevano avere un aiuto per le loro corse.

– Cosa prevedeva l’accordo con Infront?

A giugno Infront, per quello che so io, si era incontrata con la Federazione chiedendo il prolungamento della concessione del Giro donne. In cambio avrebbe investito sul Giro Under 23 la cui concessione scadeva quest’anno ed avrebbe prodotto, in accordo con la Rai, tutte le gare del calendario italiano. L’accordo dunque era di aspettare il bando che sarebbe stato fatto dopo l’estate. Il bando non è stato fatto e se l’intenzione fosse di dare alla Gazzetta il Giro donne viene meno tutta l’impalcatura dell’accordo togliendo agli organizzatori la sicurezza della produzione delle immagini.

Comunque il bando dovrebbe essere fatto…

Non lo so cosa succederà. Ma è chiaro che questo sarebbe un atto fortemente ostile nei nostri confronti perché ci troveremmo completamente scoperti sul fronte televisivo e perché troveremmo nella Federazione a cui ci siamo affidati un interlocutore inaffidabile.

Cosa pensate di fare, non avendo più nella Lega un interlocutore istituzionale?

Spero che tutto questo di cui si parla da tempo induca la Federazione a comportamenti corretti nei confronti di Infront e degli organizzatori italiani. In caso contrario noi dovremo tutelarci in tutte le sedi.

Si è detto che non inviterete le squadre italiane alle vostre corse…

Sì. D’altra parte se la Federazione Italiana mette a rischio la nostra attività perché dovremmo invitare le sue squadre, professional e continental. Noi siamo proprietari di corse ad invito, quindi invitiamo chi vogliamo. Se la Federazione pensa di agire in questo modo, noi ci regoliamo di conseguenza.

La situazione è grave. La Rai resta alla finestra. Infront è pronta a tutelarsi nelle sedi legali. Alla vigilia della nuova stagione non avere certezze per gli organizzatori mette a rischio la loro stessa sopravvivenza. Immaginare le corse italiane senza le squadre italiane è molto difficile, il rischio che qualche organizzatore deponga le armi è reale e sarebbe un altro danno devastante per il movimento ciclistico italiano.

Ultima cosa: Argentin ha invocato un incontro con il presidente Dagnoni: «Non mi ha risposto – dice l’ex campione del mondo – e quando l’ho incontrato casualmente questa mattina a Bergamo mi ha rinviato ai commissari di Lega e mi ha salutato».