Basso: «Non è un momento facile, ma la nostra squadra può crescere e diventare la World Tour che tutti chiedono»

Ivan Basso in una foto d'archivio al Giro d'Italia 2022
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La stagione sta per volgere al termine ed è tempo di riflessione. Proprio come quella fatta e scritta da Ivan Basso, team manager della Eolo-Kometa, che si concentra sulla situazione della propria squadra e non solo. Rinnovi importanti, il proprio vivaio che cresce e la speranza di diventare quella squadra che in Italia tutti chiedono: una World Tour. La strada da fare è ancora lunga, Basso ne è consapevole, soprattutto alla luce del momento difficile che tutti stanno attraversando. Si legge tra le righe un rapporto complicato tra il ciclismo e le aziende ed è testuale, invece, il rimprovero fatto da Basso al nostro movimento: «Si parla troppo. Guardiamo a cosa c’è, e non a cosa manca».

La riflessione di Ivan Basso sulla stagione conclusa e quelle future

Il Giro d’Italia è passato, l’estate è finita, le scuole sono ricominciate ed è arrivato il Giro di Lombardia: la grande classica che chiude la stagione e che proietta all’anno successivo. Anch’io, ovviamente, guardo già avanti e la testa è impegnata a pensare quello che sarà il futuro: però, non posso non guardare anche indietro.

Credo sia necessaria una riflessione, ma prima credo sia doveroso ringraziare tutti gli sponsor che sono stati con noi nell’ultimo anno: chi ci accompagna da tempo, chi è arrivato dopo, chi resterà al nostro fianco e continuerà ad accompagnarci nel nostro viaggio insieme. Perché questo non è un momento facile: è un momento in cui è più facile tirarsi indietro che andare avanti, è più facile non fare piuttosto che fare. Grazie a chi è al nostro fianco siamo riusciti a confermare i nostri corridori più rappresentativi e quelli che aiutano i corridori più forti a vincere. E, per la prima volta, siamo riusciti a mantenere i giovani più bravi del nostro settore giovanile che tutti volevano e che hanno scelto di restare con noi firmando un contratto pluriennale che finirà nel 2025.

Il futuro, dunque. Guardare avanti per me significa guardare al 2024, senza dimenticare il 2023: perché il 2023 va rafforzato, il 2024 va preparato. E guardando al 2024 vedo una certezza e una necessità: quella di trovare ulteriori risorse per dare continuità al nostro progetto, un progetto che in questi anni ha dimostrato tutta la sua forza. Perché è nato nel momento storico più complicato, ed è cresciuto in un periodo storico difficilissimo come quello attuale. Il ciclismo è meraviglioso perché anche in un momento così complesso è capace di aprire le sue porte e di parlare e farsi ascoltare, di entrare nelle aziende dove riesce a trovare persone appassionate.

Perché il ragionamento alla base è sempre lo stesso.

Il nostro è uno sport che garantisce un ritorno importante, ma non lo garantisce nell’immediato e io capisco che per un’azienda oggi è importante avere ritorni a breve termine. Però, il ciclismo non è solo un veicolo pubblicitario: è anche, e soprattutto, un veicolo di valori che può essere capace di portare un’azienda in giro per le strade, sull’uscio delle case della gente che poi sceglie di premiare un prodotto (un logo, un marchio, un’azienda) perché fidelizzato grazie ai messaggi che manda il ciclismo.

Nei prossimi mesi lavorerò per rendere reale questo circolo virtuoso: per garantire le migliori opportunità a chi è già nostro compagno di viaggio e a chi lo diventerà. Perché si parla tanto di World Tour italiane, si parla della mancanza di grosse squadre di casa nostra, si parla. Si parla molto. Guardiamo a cosa c’è, e non a cosa manca. E la nostra è una realtà che ha le gambe, la credibilità, la forza per crescere e diventare quella grande squadra italiana che tutti chiedono. Non manca molto, davvero.

Serve uno sforzo da fare, da fare insieme.