AMARCORD/112 Lombardia 2015, Nibali spezza critiche e tabù: il volo da Civiglio è un numero da antologia

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Stanno per vivere insieme la loro ultima avventura da corridori. Vada come vada, il Lombardia 2022 sarà ricordato anche per questo: Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde, ottant’anni in due, dicono basta all’unisono, mandando agli archivi il loro monumentale palmares.

Più volte, in passato, si sono sfidati nella classica autunnale. In una occasione, nel 2015, erano proprio loro i grandi favoriti, accomunati anche dalla voglia di infrangere i rispettivi tabù: Nibali a 31 anni non aveva mai ancora vinto una classica; Valverde aveva sfiorato il Lombardia nei due anni precedenti, raccogliendo due amare piazze d’onore. Campioni eccezionali, ma diversi: lo Squalo, se necessario, inventava; il murciano, di preferenza, attendeva. E quel giorno, 4 ottobre 2015, le differenze emersero più nitide che mai.

Toccato da critiche aspre per una stagione inferiore alle attese (quarto al Tour che aveva vinto l’anno prima, squalificato alla Vuelta), Nibali prese in mano la corsa lungo il vertiginoso finale, a partire dal Muro di Sormano. L’Astana lo scortò a dovere, poi, quando il gioco si fece davvero duro, al suo fianco rimase Diego Rosa, che quel giorno, come vedremo, fu forse il più forte di tutti.

Tre attacchi in salita, poi scatta il piano B

Nei piani di Nibali la salita verso Civiglio, con le sue pendenze al 14%, era il punto chiave. Rosa lo trainò a ritmo serrato, sgranando il gruppetto dei migliori. Poi Vincenzo partì: una, due, tre scatti, con intensità crescente. Ogni volta Pinot, Valverde, Dani Moreno, Nieve e Chaves tornavano sotto. E ogni volta, Rosa ricominciava a battere il tempo. Vista la situazione, e viste le gambe del compagno, Vincenzo cambiò tattica, affidandogli anche il compito di attaccare, tanto per aggravare le fatiche degli avversari.

Rispetto ad altri campioni, Nibali ha sempre un piano B: se non va via in salita, può sempre tentare in discesa. Così fu: buttandosi come un pazzo giù dal Civiglio, in pochi tornanti aveva già 25 secondi di vantaggio. Poi la pianura: Pinot a sbracciarsi per organizzare l’inseguimento, Valverde a girarsi dall’altra parte, Rosa a rompere i cambi.

Diego Rosa incredibile: quinto al Lombardia dopo un gregariato massacrante

Tutto bene, ma a sette chilometri dalla fine lo attendeva l’ultima ascesa, quella di San Fermo, tutt’altro che agevole. E lì il motore di Nibali cominciò a battere in testa. Dagli inseguitori partì Dani Moreno, in grado di ridurre rapidamente lo svantaggio da 40 secondi a una quindicina. La festa già annunciata virò al thrilling ma, una volta scollinato, Vincenzo si rianimò, finendo in gloria. A dare un tocco di suggestione in più, prima dell’arrivo una bandierina tricolore, trasportata dal vento, andò praticamente a baciare la fascia bianco-rosso-verde della sua maglia di campione italiano.

Dietro di lui, Dani Moreno, poi Pinot, Valverde e un Rosa gigantesco. Due anni dopo, Nibali avrebbe fatto il bis. Valverde, invece, ha continuato a perdere Giri di Lombardia per un soffio. Gli rimane l’ultimissima chance.