AMARCORD/107 Cade, piange, si rialza e vola fino al podio di Parigi: nel 1994 la Francia scopre Marco Pantani

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«Tra due o tre anni punterò alla vittoria finale». Così Marco Pantani, al termine del Tour de France edizione 1994, terminato sul terzo gradino del podio. Una profezia quasi centrata: vinse la Grande Boucle quattro stagioni più tardi, ma solo per una serie di agguati del destino, che lo costrinsero ad una lunga inattività.

Il Pantani del 1994, professionista da un paio di anni, era già in grado di vincere una grande corsa a tappe, e quell’anno ne diede ampia dimostrazione. Al Giro d’Italia era partito come gregario di Chiappucci, ma dopo due successi consecutivi a Merano e Aprica aveva chiuso al secondo posto, dietro l’altra sorpresa Berzin e prima del grande Indurain.

Un exploit che non cambiò i piani della Carrera, in vista del Tour: Chiappucci avrebbe tentato di vincere una corsa che gli sfuggiva dal 1990, quando aveva tenuto la maglia gialla fino al penultimo giorno; Pantani gli avrebbe dato una mano.

Chiappucci costretto al ritiro: Marco diventa capitano

Le cose però andarono in maniera molto diversa: il Diablo dovette fermarsi presto per una gastroenterite e Marco fu libero di fare la sua corsa, partendo però ad handicap: fedele a quello che sarebbe diventato un suo doloroso karma, il futuro Pirata era stato coinvolto in un paio di cadute, che lo avevano allontanato dall’alta classifica.

Nella tappa pirenaica di Luz Ardiden, Pantani cominciò a mettere sulla graticola i grandi. Sulle rampe del Tourmalet salutò Indurain e planò al traguardo per secondo, alle spalle di Virenque, il che gli valse uno scatto poderoso in classifica, dal 26° all’8° posto.

Qualche giorno dopo, altra “botta” sull’Alpe d’Huez: la vittoria andò al suo futuro gregario Roberto Conti, ma Marco salì in sesta piazza nella generale, ormai in odore di podio. L’indomani, però, il suo Tour sembrò al capolinea, a causa di un’altra caduta, sul Col du Glandon. «Ho rotto il ginocchio», urlò piangendo Pantani, a stento convinto dal diesse Boifava a rimontare in bici e spronato amorevolmente dai gregari Chiesa e Rossi. Pedalata dopo pedalata, il grosso ematoma sul ginocchio andò sciogliendosi, tanto che a cinque chilometri dal traguardo di Val Thorens, Pantani trovò la forza per andarsene di nuovo e piazzarsi terzo dopo “Cacaito” Rodriguez e Ugrumov.

Sempre all’attacco: per i francesi è già un idolo

Da lì in poi fu una lotta continua, con gli avversari e con il ginocchio. Al terzultimo giorno, nella cronoscalata di Morzine-Avoriaz, Pantani andò come il vento, cedendo solo a un impressionante Ugrumov. Indurain gestì le forze e mise in ghiaccio il suo quarto Tour consecutivo, il russo conquistò il secondo gradino sul podio di Parigi, ma sul terzo salì il ragazzo romagnolo.

I tifosi francesi, sempre rapiti dai grandi attaccanti, lo adottarono subito; gli organizzatori dei tradizionali circuiti post Tour fecero a gara per accaparrarselo. Pantani era ormai nel giro dei grandi. Malgrado altre vicissitudini, infortuni e ricoveri, nel 1997 fu di nuovo terzo, prima dell’apoteosi in giallo del 1998.