GIRO D’ITALIA / Le salite di oggi: spicca il Mortirolo e l’impresa di Pantani nel 1994

Pantani
Marco Pantani in una foto d'archivio nella tappa Merano-Aprica del Giro d'Italia 1994
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GOLETTO DI CADINO 

Goletto di Cadino e Passo di Crocedomini sono in realtà un’unica salita. Il primo toponimo è generalmente usato quando si sale, come oggi, dal versante della Val Sabbia, il secondo se si affronta l’ascesa dalla Val Camonica. I due valichi sono contigui: il Cadino, dove oggi sarà posto il GPM, svetta a 1938 metri, il Crocedomini è poco più basso, 1892, e questa volta sarà superato all’inizio della discesa, 

Più che ispirare imprese, il Passo di Crocedomini (alias Goletto di Cadino) ha provocato tanti crolli. Cinque soli passaggi del Giro d’Italia ma una gran quantità di vittime, campioni compresi. Qualcuno s’è poi ripreso, nel finale di tappa, altri hanno subito cocenti sconfitte. Il primo a cadere nell’inesorabile rete del Crocedomini è stato Eddy Merckx, nel 1970. Hinault, nel 1982, ha sofferto tantissimo, così come Moser e Saronni. Zulle e Chiappucci sono finiti k.o. nel 1998. 

Il Crocedomini venne affrontato per la prima volta nel 1970. E quella fu l’unica occasione in cui si scalò il versante della Val Camonica. È in fuga un ristretto drappello comprendente anche Vandenbossche, luogotenente di Merckx. A 6 chilometri dalla cima il Cannibale, in seria difficoltà, si stacca da Pettersson, Vianelli, Adorni e Ritter, che inseguono i fuggitivi. Al GPM Vandenbossche precede di poco Ritter e Adorni. Merckx transita a 1’20”. Male anche la maglia rosa Bitossi, che accusa un ritardo vicino ai due minuti. Prima del traguardo di Malcesine c’è un’altra salitella, quella di Bezzecca, e Merckx non sembra riprendersi. Nel finale il belga supera la crisi e rientra nel numeroso gruppo che comprende tutti i migliori. Il successo di tappa va ad Enrico Paolini davanti a Tosello. Merckx vincerà poi il suo secondo Giro d’Italia. 

Un altro grande, Bernard Hinault, vacilla nel 1982 sul Passo Crocedomini, preso dal versante di Bagolino. Lo attaccano a ripetizione Baronchelli e Contini. Se ne va il belga Van Impe ,che sul passo transita con un vantaggio di 15”su Contini, Prim e Groppo. Baronchelli insegue a 32”, mentre Hinault arranca a 1’20”. Vanno a picco Moser e Saronni, cronometrati ad oltre 3 minuti. Al traguardo di Boario Terme è primo Contini, che grazie all’abbuono strappa la maglia rosa a Hinault. Ai posti d’onore Van Impe e Prim. Hinault tornerà in vetta alla classifica 24 ore dopo, a Montecampione, e si avvierà verso la conquista del suo secondo Giro d’Italia. 

Nel 1976 era transitato in testa sul Crocedomini lo spagnolo Andrés Oliva, nel 1997 è stata la volta di Bugno. Che l’anno dopo, nel Giro dominato da Marco Pantani, è vittima di un’inattesa débacle che inizia proprio su questa salita. E’ il tappone che si conclude a Montecampione. Prima si scala però il Crocedomini (in cima lo svedese Axelsson anticipa tutti), che miete vittime a ripetizione. Il primo a saltare è l’ambizioso elvetico Zulle. Taglierà il traguardo con mezz’ora di ritardo da Pantani. E con lui Chiappucci, ormai sul viale del declino. Bugno perde 18 minuti ed esce definitivamente di classifica. Era il 1998, ultima volta al Giro del Passo Crocedomini. 

PASSO DEL MORTIROLO 

Il Giro d’Italia festeggia quest’anno il suo quindicesimo passaggio sul Passo del Mortirolo. Per la terza volta nella storia il temutissimo valico che unisce la Valcamonica alla Valtellina sarà scalato dal versante di Monno. Vanta invece 11 scalate il classico lato di Mazzo di Valtellina, mentre si è fermato a uno quello di Tovo di Sant’Agata

Il versante di Monno fu quello scelto nel 1990 per il “vernissage” del Mortirolo. Solo nell’edizione successiva del Giro si affermò coraggiosamente l’idea di salire da Mazzo. Nel ’90, con Gianni Bugno saldamente in maglia rosa, fu il venezuelano Leonardo Sierra ad avere l’onore di transitare per primo su questa nuova salita. Nella discesa verso la Valtellina il fuggitivo sbagliò due curve e finì a terra due volte, ma riuscì ad imporsi ad Aprica con quasi un minuto di vantaggio. 

L’anno dopo la maglia rosa Franco Chioccioli stacca tutti sul Mortirolo (prima volta da Mazzo), dove transita con un vantaggio di oltre un minuto, che incrementa poi sul Santa Cristina prima di andare a vincere trionfalmente ad Aprica con un buon margine sui francesi Bernard e Boyer. 

Marco Pantani esplode sul Mortirolo nel 1994. Domina il tappone che comprende anche Stelvio e Santa Cristina e al termine di un’indimenticabile impresa trionfa con oltre 2 minuti sui primi inseguitori (Indurain a 3’30”, la maglia rosa Berzin a 4’, Bugno addirittura a 6’) e Pantani balza dal sesto al secondo posto della classifica. 

Ivan Gotti è con Basso l’unico che ad oggi ha all’attivo una doppietta sul Mortirolo. Passa primo sia nel 1996 che nel ’99 e nella seconda occasione, quando giunge all’Aprica, è la nuova maglia rosa del Giro perché Pantani, ancora leader a Madonna di Campiglio, viene escluso dalla corsa per ematocrito superiore al 50%. Tra i due passaggi di Gotti si inserisce quello di Vladimir Belli, che nel 1997 sul Mortirolo anticipa di pochissimo proprio Gotti. 

Un’altra maglia rosa in testa al Passo del Mortirolo è quella di Ivan Basso, che nel 2006. alla penultima giornata di corsa, mette definitivamente il suo sigillo sul Giro. Due anni prima (2004) era stato Raffaele Illiano a passare a sorpresa al comando sul Mortirolo, la prima delle tre salite del tappone che si concludeva al Passo della Presolana (vinse Garzelli davanti a Simoni) e la corsa non si era ancora accesa. Spazio ad un altro comprimario anche nel 2008: sul Mortirolo svetta lo spagnolo Antonio Colom, gregario della maglia rosa Contador, mentre a Tirano s’imporrà Emanuele Sella. Di Luca in crisi. 

Ivan Basso è dunque di nuovo primo sul Mortirolo nel 2010. Ad Aprica vince Scarponi e il varesino, secondo di giornata, strappa la maglia rosa allo spagnolo Arroyo. Nel 2012 si scala il Passo del Mortirolo dall’inedita mulattiera di Tovo Sant’Agata. Transita in testa lo svizzero Olivier Zaugg davanti al costaricense Amador. Tre anni dopo, nel 2015, il tappone da Pinzolo all’Aprica registra proprio sul Mortirolo la débacle di Fabio Aru, costretto a cedere il secondo posto in classifica allo spagnolo Landa, che s’aggiudica in solitaria la frazione. Si scatena una fitta grandinata sul Mortirolo, dove l’olandese Kruijswijk precede la maglia rosa Contador e Landa. Aru accusa già un distacco di 1’50” e all’Aprica arriverà a 2’51”, perdendo ben 2’13” dal leader della classifica. 

Dopo ventisette anni, nel 2017, il Giro torna a scalare il Passo del Mortirolo da Monno, come oggi. Anzi da Edolo, perché la corsa arriva dal Lago d’Iseo. Un mese prima è tragicamente scomparso Michele Scarponi, e Luis Leòn Sánchez svettando in testa, dedica un pensiero al compianto compagno di squadra dell’Astana. Nel finale, dopo lo Stelvio, prende il largo la coppia Nibali-Landa e lo Squalo vince in volata a Bormio. La maglia rosa Dumoulin, in crisi per problemi intestinali, salva per mezzo minuto la leadership.

L’ultimo passaggio del Giro sul Passo Mortirolo, di nuovo di Mazzo, risale al 2019. E’ una giornata di tregenda, con pioggia battente. Ciccone attacca sul Mortirolo e transita da solo sul GPM, in discesa la strada è inondata ma l’abruzzese tiene bene. Nel finale gli si aggancia il ceco Hirt, ma a Ponte di Legno, in volata. Ciccone ha la meglio. La maglia rosa Carapaz controlla gli avversari e giunge a 1’41” nel sestetto regolato da Nibali. 

TEGLIO 

Tra il Mortirolo e il Santa Cristina viene inserita nella tappa di quest’anno la salita di Teglio, che il Giro ha già affrontato nel 2012 (in testa Rabottini) e nel 2015 (Berlato davanti a tutti). 

VALICO DI SANTA CRISTINA 

Marco Pantani esplose nel 1994. La prima grande impresa della sua carriera la realizzò al termine del tappone di Merano, dove staccò Bugno, Chiappucci, la maglia rosa Berzin e Indurain. Partito da Bologna come gregario di Chiappucci, ventiquattro ore dopo concesse la replica nella durissima frazione di Aprica (Stelvio Mortirolo e Santa Cristina), al termine nella quale si insediò al secondo posto della classifica. Pantani scatta sul Mortirolo e transita in testa, tra Edolo e Aprica sui rialza e si fa raggiungere dagli inseguitori. Prende fiato e sul Valico di Santa Cristina fa il vuoto. Al traguardo di Aprica precede di 2’52” il suo capitano Chiappucci, che ha intanto staccato sia Indurain (a 3’30”) che Berzin (a 4’06”). Bugno precipita a quasi 6 minuti. 

Il Santa Cristina era stato però scoperto dal Giro tre anni prima. Stesso finale, con Mortirolo e Santa Cristina (passaggio sullo Stelvio annullato per pericolo di slavine), e traguardo ad Aprica. Il toscano Franco Chioccioli, dominatore di quel Giro, si liberò di tutti sul Mortirolo, transitò in testa sul Santa Cristina, e andò a vincere la tappa davanti alla coppia francese Bernard (secondo) e Boyer (terzo) giunti a 32”. 

Ultimo passaggio nel 1999 e in testa, di nuovo, un altro grande scalatore, lo spagnolo Roberto Heras, che negli anni successivi vincerà per ben quattro volte la Vuelta a España, E’ la tappa che segue quella di Madonna di Campiglio, al termine della quale la maglia rosa Pantani è escluso dal Giro per i suoi valori di ematocrito fuori dalla norma. Si scalano il Tonale e il Gavia, poi sul Mortirolo vanno via in tre, la maglia rosa Gotti (primo al GPM), Simoni ed Heras. Restano in tre anche sul Santa Cristina, dove passa primo Heras. Sul traguardo finale, ad Aprica, Gotti si disinteressa dello sprint, accontentandosi di indossare la maglia rosa. Il duello Heras-Simoni vede prevalere l’iberico.