Ghiaré e la nuova avventura alla Parkpre: «Siamo ambiziosi, il progetto è stimolante. Con noi ci sarà anche Capecchi»

Ghiaré
Francesco Ghiaré in ammiraglia. Dal 2021 sarà il diesse della nuova realtà U23 della Park Pre
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L’esperienza è ciò che consente di affrontare un nuovo percorso con determinazione solida e pathos, virtù che non mancano di certo a Francesco Ghiarè, direttore sportivo pronto a una nuova avventura con la formazione Under 23 della Parkpre: un team che farà il suo esordio tra i dilettanti in un 2022 dove in tanti sperano di fare bene e dove le premesse per riuscire a distinguersi non aspettano altro che tramutarsi i concretezze. Ghiarè è consapevole di ciò e dal suo tono di voce contraddistinto da una cadenza toscana vivace e musicale si capta la certezza che il debutto del suo neonato team non passerà inosservato.

Francesco quando nasce l’idea di formare la Parkpre?

«Nasce prima di tutto dal desiderio di non fare morire la Fracor, storica squadra del mondo dilettantistico nostrano in cui sono stato direttore sportivo dal 2006 al 2018 e dalla voglia di ricreare un ambiente stimolante come quello del team Cinelli in cui sono stato dal 2018 al 2020. Questi due sono stati i due punti cardine che mi hanno portato a intraprender un nuovo percorso dopo la stagione scorsa alla D’Amico».

Quando verrà presentata la squadra?

«Non sappiamo una data precisa ancora ma, orientativamente, si tratterà di febbraio a Vico Pisano».

Sarà coinvolto anche Eros Capecchi nella Park Pre?

«Sì, Eros è un caro amico di vecchia data e la sua esperienza in gruppo sarà fondamentale per i nostri giovani. Ci affiancherà nei raduni, nelle uscite in bici, sarà protagonista dei training camp che faremo durante l’anno. Ha appena terminato la sua carriera tra i Professionisti e dalla sua ha un bagaglio di esperienza considerevole che può trasmettere ai ragazzi della squadra».

Quali saranno i corridori che avrà la Parkpre tra le sue file?

«Avremo vari giovani di valore come Nicolò Garibbo, Simone Moro, Stefano Rizza, il colombiano Jefferson Ruis senza dimenticare Andrea Bruno ed Ettore Loconsolo che può vantare nel ciclocross risultati importanti come il terzo posto ai Tricolori di Schio nel 2020, oltre alla convocazione in nazionale per la coppa del mondo a Tabor e Nommay». 

Che calendario affronterete?

«Attualmente siamo ancora in fase preparativa e stiamo decidendo il da farsi ma non mancheranno le gare nazionali più importanti oltre che qualche appuntamento internazionale di particolare rilievo. Il nostro sogno è quello di ottenere un invito per il Giro d’Italia U23: per fare crescere i ragazzi bisogna svolgere una attività importante e ci auguriamo di poterlo fare con la massima serietà ed efficienza».

Capitolo multi disciplina: cosa pensi a riguardo?

«Reputo sia fondamentale e non mancherà nel nostro programma, soprattutto in fase di preparazione alle gare su strada. Gareggeremo in mountain bike, nelle competizioni Gravel, nel ciclocross e, in futuro, ci piacerebbe fare qualche richiamo in pista. Sono gare diverse, variare consente di avere nuovi stimoli, evitando la monotonia, sviluppando l’apparato muscolare e circolatorio così da abituarsi a sforzi diversi». 

Che ruolo avrà la Parkpre tra le grandi squadra Under 23?

«Dirlo adesso è difficile, di sicuro daremo il meglio di noi traendo il meglio dal confronto con i nostri avversari. Ci sono team di grandissima caratura come la Colpack, la Zalf, il Cycling Team Friuli, giovani di talento pronti a fare il salto di qualità come Tommaso Nencini, Lorenzo Germani. Noi siamo pronti a dare il massimo, confrontandoci con avversari a cui speriamo di dare del filo da torcere, il resto verrà da sé».

Oramai sei da oltre tre lustri in ammiraglia: chi sono stati i tuoi punti di riferimento?

«Sia come corridore che come direttore sportivo Riccardo Magrini ed Ezio Mannucci: sono stati due grandi maestri, dal carisma unico e che mi hanno permesso di crescere professionalmente e umanamente».

Aspetto umano da non sottovalutare, soprattutto con ragazzi ancora in fase di crescita.

«Esattamente. Il nostro è un lavoro complesso e intenso, in questo sta la sua bellezza. Dai tanto e ricevi altrettanto, confrontandoti con i contesti diversi da cui provengono i giovani corridori, con la loro visione di vita, con le loro speranze e con ciò che giornalmente ti comunicano. Il direttore sportivo ricopre un ruolo cruciale, è una figura in continua evoluzione che non deve mai adagiarsi sugli allori: bisogna avere una preparazione solida e completa, dalle sedute di allenamento passando per l’alimentazione e l’aspetto mentale. Nulla può essere lasciato al caso: un corridore, soprattutto quando si trova in giovane età, ha bisogno di una guida sportiva e umana, una figura su cui poter contare e soprattutto capace di trasmettergli fiducia e sicurezza, facendogli capire che non bisogna mai darsi per vinti nello sport come nella vita».