Il diabete è un limite per chi fa sport? Assolutamente no, parola di Filippo Ridolfo

Filippo Ridolfo in azione mentre cerca di avvantaggiarsi (foto credito: csphotocz)
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Entusiasmo e desiderio di mettersi in gioco nonostante le difficoltà che la vita pone davanti: Filippo Ridolfo, diciannovenne di Buia, comune di circa 6000 abitanti in provincia di Udine in Friuli Venezia Giulia, milita nel Team Novo Nordisk tra gli Under 23 e pratica giornalmente la sua passione per il ciclismo nonostante il diabete. Una malattia da non sottovalutare e da monitorare con scrupolo ma che non deve rappresentare per nessun motivo un limite. Filippo ne è consapevole e riesce a convivere serenamente con questa problematica, supportato dalla sua squadra, una Professional americana, la prima che ha deciso di inserire nella sua compagine solo ragazzi diabetici: un segnale forte e di speranza, per far comprendere l’importanza dello sport a livello fisico e mentale.

Filippo quando hai scoperto di essere diabetico?

Ho scoperto di essere diabetico a 12 anni. Andavo in bici già da qualche anno e inizialmente non è stato facile: temevo di non poter più svolgere il mio sport ma, dopo un iniziale spaesamento e grazie al contributo del mio medico, non ho avuto alcun problema imparando a gestirmi stando attento.

Quando sei entrato in contatto con la tua attuale squadra Novo Nordisk?

Ho scoperto la squadra nel 2017 mentre guardavo la Milano-Sanremo e subito ne rimasi colpito. Andai successivamente sul loro sito e vidi l’avviso per un camp da frequentare valido come selezione per entrare nel loro gruppo a cui io partecipai nel 2019, a luglio per dieci giorni ad Atlanta, e grazie al quale venni preso.

Che esperienza è stata?

Importantissima. Quei dieci giorni mi hanno aiutato tantissimo a imparare l’inglese e a conoscere nuovi stimolanti contesti. Ogni giorno ci allenavamo, mentre la sera si tenevano dei meeting incentrati su come gestire il diabete e affrontare l’attività sportiva. Una sensibilizzazione importante e istruttiva.

Come ti gestisci quando ti alleni e quando gareggi?

In questi casi l’attenzione è fondamentale, il glucosio del sangue deve essere controllato con puntualità. Ho con me il CGM (acronimo di Continuous Glucose Monitorring) che mi consente ogni cinque minuti di controllare la glicemia e fare sì che non superi i limiti.

Chi ti segue?

Sergey Lagutin, è lui che prepara le schede dei miei allenamenti. Sergey è russo ma parla benissimo l’italiano e riusciamo a sentirci giornalmente.

Attualmente sei in Amerrica oppure risiedi in Italia?

Sono in Italia nel mio paese ovvero Buia. Sicuramente nel 2022 faremo raduni anche in America e varie competizioni a cui non vedo l’ora di partecipare, per me rappresenta un’opportunità di crescita unica sia sotto il profilo atletico che umano.

Che stagione è stata questa?

Buona, sono soddisfatto. Abbiamo gareggiato in tutta Europa senza tralasciare l’Italia e correre in casa è sempre un’emozione. Ho preso parte al Gran Premio Liberazione, all’Adriatica Ionica Race dove abbiamo gareggiato i Pro, un’altra gara a cui sono legato è il Gran Premio Capodarco dove la bagarre non è mancata.

Quali sono i tuoi punti di riferimento?

Adoro van der Poel, un talento di enorme spessore. Indubbiamente anche Vincenzo Nibali e Alessandro De Marchi.

La tua corsa dei sogni?

Il Giro delle Fiandre. Quei muri mi entusiasmano e prendere parte a questa gara sarebbe una grandissima soddisfazione.

Che consiglio daresti a un giovane ragazzo che teme di fare sport a causa del diabete?

Gli direi di non farsi assolutamente condizionare dalle sue paure. Il diabete è un problema ma ti consente di fare tutto e bene. Non bisogna vederlo e viverlo come uno ostacolo bensì come una sfida da affrontare con il sorriso.