Qui Sardegna, viaggio tra la gente di Aru: «Resti il nostro orgoglio, ma non doveva finire così»

Aru
Fabio Aru ha annunciato il ritiro dal ciclismo, la Sardegna è con lui
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Le sue parole sono uscite all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno. Come un canto sommesso che mai nessun amante di ciclismo avrebbe mai voluto ascoltare. Specialmente i suoi conterranei, specialmente i suoi tifosi con cui nei suoi soggiorni in Sardegna ha condiviso chiacchierate, qualche pedalata, una foto e un tratto di strada insieme. D’altronde si sa, il ciclismo è condivisione e Fabio Aru ha condiviso con chi per lui ha gioito e sofferto tanti momenti sempre con empatia. Quella empatia che lo ha contraddistinto e che lo ha reso grande. Le reazioni sotto il suo post su Facebook e su Instagram sono state tantissime e, attualmente, sono in continuo aumento. C’è chi era in pausa, chi a lavoro, chi studiava per un esame universitario: tutti si sono fermati dopo aver letto il messaggio del Cavaliere dei Quattro Mori, l’unico che l’Isola abbia mai avuto. L’unico che la Sardegna mai avrà.

Aru: le reazioni della Sardegna al ritiro: «Non doveva arrendersi, è stato la nostra bandiera»

Cristian Angioni, sotto il post pubblicato su Facebook da Fabio che ha raggiunto quasi diecimila like, scrive: “Immagino la sofferenza nell’aver fatto questa scelta, ma avrai valutato tantissime cose. Dispiace molto ma comunque buona vita e buona fortuna per tutto“.

Vita, parola troppo complessa per comprenderla in toto: quella di Fabio Aru è stata dedicata al ciclismo sino a oggi con indefessa passione che non lo ha mai abbandonato nemmeno negli istanti più difficili. C’è chi si chiede cosa farà una volta calato il sipario, chi ricorda le sue imprese e chi lo elogia non solo per i risultati per la sua gentilezza e umiltà. “Carissimo Fabio tu sei e resterai sempre un orgoglio per i Villacidresi e per la nostra Sardegna. Sei una splendida persona e sono grandi le emozioni che ci hai regalato in questi anni’”: sono le parole del sindaco di Villacidro, paese in cui Fabio è cresciuto e ha mosso i primi passi, Marta Cabriolu. Parole condivise da tanti che non si fanno una ragione di una scelta simile. Nel gruppo Facebook “Fabio Aru Fans Club’” il dispiacere è tanto ma il senso di orgoglio dei suoi conterranei si fa ancora più forte. “Per noi resterai sempre il più grande ciclista sardo di tutti i tempi” dice Nicola Cossu seguito da Giannino Coinu che con fierezza rilancia: “Prima di scendere dalla bici, dai un po’ di mazzate lì alla Vuelta, ajo a pedalare“.

La voce del capoluogo, qui Cagliari

Per le vie del lungomare Poetto in una Cagliari soleggiata e col rumore delle onde ad accompagnare i più disparati pareri, l’incredulità è tanta. “Non lo accettiamo, non doveva finire così’’, sbottano un paio di cicloamatori diretti verso Quartu. “Fabio non doveva arrendersi, ha solo trentuno anni, ha ancora troppo da dare per gettare la spugna. Rischia di pentirsi amaramente’’.  Per le vie del centro, tra turisti e giovanissimi che sorseggiano una bevanda fresca c’è chi come Piero Ligas, primatista sardo dei 5000m e fiore all’occhiello dell’atletica sarda, cerca di analizzare con pacatezza una situazione delicata. «L’atletica e il ciclismo sono due sport molto simili che comportano sacrifici e difficoltà psicologiche non indifferenti», puntualizza. «Il motivo per cui Fabio ha deciso di smettere può conoscerlo solo lui: mancanza di stimoli, sfiducia in se stesso, convinzione di non poter più ottenere determinati risultati e di aver già dato tutto. Sicuramente dispiace, per lo sport sardo è stato una bandiera nonché il primo ad aver fatto appassionare al ciclismo anche chi era disinteressato all’argomento».

Fabio è a Burgos, domani ci sarà il grande esordio, l’ultimo della sua carriera. Sarà l’ultima volta in cui si attaccherà il numero sulla schiena, l’ultima volta in cui la sua Sardegna si riunirà per tifarlo con tutte le sue forze. Una terra di mare, di monti imponenti, di profumi rari, di pianure infinite e di un vento tenace che dondola fiori di ogni specie. Una terra pronta ad accogliere il suo Cavaliere quando la parola fine sarà diventata concretezza, per ricordargli che, nonostante tutto, non esiste sconfitta, non esiste delusione davanti all’amore. Quello sincero, magico, spassionato e capace di far trepidare un popolo intero salito sulla bicicletta di un giovane ragazzo che con la sua bici ha mostrato al mondo intero il valore dei Quattro Mori.