Abbiamo finito i 10 per Pogacar, anche perché ha ucciso il Tour alla tappa numero 8, e da lì in poi ci siamo andati a cercare la corsa nei dettagli. Però Parigi è sempre bellissima, e la tappa passerella del Tour non ce l’ha proprio nessuno. Voto 8 ai Pogacar: i fratelli di Tadej Barbara e Tilen, e i genitori Marjieta e Mirko, che hanno seguito il Tour in camper, come fanno migliaia di francesi ogni anno.
Wout Van Aert 10
In questo Tour ha superato le nostre aspettative, che erano già altissime: ha chiuso la corsa stravincendo la volata finale, sui Campi Elisi. Lui che il giorno prima aveva vinto la cronometro a 51,5 chilometri orari. Lui che aveva fatto l’impresa sul doppio Ventoux. Lui che adesso è già su un aereo per Tokyo, dove vorrebbe vincere l’oro sia nella crono che nella prova in linea. Niente è impossibile per lui, che era stato operato di appendicite a meno di due mesi dalla partenza in Bretagna. L’Equipe ha scritto che dovrebbe provare a vincerlo, il Tour, «non solo perché ha la faccia da James Dean, ma perché ha una classe pazzesca». Sono quelli come lui che rendono ancora più bello il ciclismo.
Jonas Vingegaard 9
Se parlate con un danese, probabilmente non capirete di chi vi sta raccontando. A me è successo. Il problema è che il cognome del secondo del Tour si pronuncia «Fingegò». Fino a pochi anni fa era dipendente di una fabbrica che surgelava il pesce, all’alba andava a lavorare e si allenava 4 o 5 ore tutti i pomeriggi. Così ha imparato la resistenza. Lo avevano portato al Tour per aiutare Roglic e Van Aert: in una corsa che ci ha raccontato mille storie, la sua è al primo posto. Bravo Fingegò.
Chris Froome 8
Lo abbiamo visto arrancare in salita nel gruppetto dei velocisti. E’ caduto e si è rialzato (a fatica). Abbiamo anche saputo che assieme a Gilbert e a Juul-Jensen si è fermato a salvare un cicloamatore che aveva sbagliato una curva volando venti metri sotto. Fra i tanti record invidiabili di questo Tour (van der Poel, Van Aert, Cavendish, Pogacar) lui passerà alla storia perché nessun plurivincitore della corsa era andato così male in una Grande Boucle: chiude al 134° posto in classifica (soltanto in 8 si sono piazzati peggio) a 4 ore, 12 minuti e 1 secondo da Pogacar. Però il suo nono Tour lo ha finito. Come i 4 che ha vinto e gli altri 2 in cui si era piazzato sul podio. «Parigi può essere molto diversa. Ma sono felice di esserci arrivato».
Mattia Cattaneo 12
Dodicesimo, primo dei pochi italiani al via. Si è inventato un Tour inatteso, lui che abita a meno di due chilometri dall’ospedale di Bergamo e durante il lockdown teneva le finestre chiuse per sentire le ambulanze e lasciarsi andare all’angoscia. Al Tour è stato il compagno di stanza di Mark Cavendish, prima del via in Bretagna non si conoscevano: uno è scalatore, l’altro velocista, uno ha vinto 2 corse in carriera, l’altro 155. Sono diventati amici.