Mohoric, dallo spavento al sogno: il “Revenant” che ha ribaltato il mondo

Matej Mohoric ha vinto anche a Le Creusot in questo Tour (foto: Bettiniphoto/TeamBahrainVictorious)
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Matej Mohoric è un revenant, un uomo che ritorna dall’oblio per riprendersi le sue rivincite dopo aver vissuto un momento di grande paura. Un talento fenomenale, campione del mondo nel 2012 tra gli juniores e nel 2013 tra gli Under 23. Ieri, a Le Creusot, in una fuga deluxe con tanti dei migliori interpreti del nostro magnifico sport, il ragazzone di Kranj ha regalato a tutti gli appassionati una giornata memorabile che fa innamorare del ciclismo. 47 giorni dopo il bruttissimo capitombolo lungo la discesa nella nona tappa del Giro con arrivo a Campo Felice, è tornato a riaccendere i cuori dei tifosi.

Mohoric: lacrime, brividi e quel cuore per i tifosi

Vogliamo incontrare lo sceneggiatore che soltanto ha avuto il coraggio di pensarla, una storia così. Portatelo qui. Fatecelo conoscere. Perché quando a ore di distanza sei ancora lì a chiederti se davvero è successo, se non stai prendendo un abbaglio colossale, se insomma hai davvero appena visto un sogno diventato realtà, allora serve l’ispirazione geniale per aiutarti nel racconto. Cerebro e coracao. Cervello e cuore. Coracao vince. Il cuore che Mojoric ha messo in un’azione mix di talento, forza e coraggio. 86 chilometri al vento, da solo, senza nessuno che ti supporti e dietro un branco di lupi affamati di vittoria. No, non ce n’è stato per nessuno: Mohoric è entrato così nel privée esclusivo dei vincitori di tappe nei tre Grandi Giri. A Gualdo Tadino, nel 2018, anche si toccavano distanze ragguardevoli (244 chilometri), sintomo che quando c’è da “menare” e soffrire, “Moho” non si tira mai indietro.

Nel 2014 era stata proprio l’Italia a tenerlo a battesimo nel mondo dei professionisti: il passaggio alla Cannondale, continuazione del progetto vincente della Liquigas. E sempre l’Italia lo aveva incoronato campione del Mondo Under 23, nel 2013 a Firenze. Il cielo azzurro sopra di lui e gli occhi rivolti in alto con il simbolo del cuore: una mimica che si presta a più interpretazioni: una richiesta d’attenzione da parte di Dio – in cui crede fortemente, ed è l’angelo che lo guarda – ma anche una composta esultanza. Dopo essere diventato campione ha racchiuso in una sola espressione la risoluzione di una parabola che assomiglia a una pennellata d’artista. Un artista che ha ribaltato il mondo. Chapeau Mohoric.