GIRO D’ITALIA U23 / È tempo di pagelle: Ayuso e la Colpack imbattibili, El Gouzi e Piganzoli le sorprese italiane

Ayuso
Juan Ayuso festeggia la vittoria del Giro d'Italia U23 (foto: Rodella/ColpackBallan)
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Una volta finito, ci si rende conto che il Giro d’Italia U23 è andato come doveva. Ha vinto Juan Ayuso, incredibilmente superiore agli avversari, supportato da una Colpack che in ambito internazionale ha fatto registrare una prestazione maiuscola. Ma il ciclismo italiano ne esce tutto sommato bene. Primo, perché la Colpack è nostra e quattro corridori su cinque erano azzurri. Secondo, perché al netto della prova mediocre offerta dai più attesi (Frigo, Zambanini, Pietrobon, Colnaghi, Puppio, Coati) sono arrivate comunque quattro vittorie. Senza dimenticare i tre italiani nei primi dieci, i sei nei primi quindici.

Ayuso: 9
Era il favorito e ha vinto, già questo non è mica poco. In più ha conquistato tre tappe, non perdendo nemmeno un testa a testa in salita. È apparso insaziabile, quasi arrogante. Da oggi è professionista con la Uae-Team Emirates, dovrebbe debuttare al Giro dell’Appennino. In bocca al lupo, ne avrà bisogno: gli correranno tutti contro.

Colpack: 10
Mai un cedimento, nonostante il ritiro di Martinelli dopo qualche tappa. Verre è il primo italiano in classifica generale, Baroncini ha vinto la cronometro e si è fatto scappare almeno altre due tappe, Gazzoli ha scortato i compagni anche in salita nonostante sia un velocista. Una lezione a tutte le altre squadre, comprese le più ricche. Basta?

Team Dsm: 4
Perché tirare il gruppo quando questo spetterebbe alla squadra della maglia rosa, che tra l’altro ha lo scalatore più forte? Sarebbe bello se la squadra di Garofoli (voto 7, solido e instancabile, settimo a San Pellegrino Terme) e soprattutto di Vandenabeele (voto 6, terzo dopo essere stato secondo nel 2020, ma ogni giorno ha trovato qualcuno superiore in salita e non sempre era Ayuso) ce lo spiegasse. Una tattica inspiegabile, che ha fatto infuriare molti direttori sportivi che puntavano sulle fughe.

Trinity e Swiss Racing Academy: 8
Pur non potendo competere con la Colpack di Ayuso, ci hanno provato in tutti i modi. La Trinity vince una tappa con Healy, veste la rosa con Turner e chiude al quarto posto della generale con Gloag. La formazione svizzera conquista due frazioni con Charrin e Voisard, settimo nella generale. Così si corre.

Uno X: 6,5
Puntano al World Tour non a torto. Sfornano grandi talenti (Leknessund il più noto) e ottengono ottimi risultati. Al Giro i gemelli Johannessen concludono al secondo e all’ottavo posto della classifica finale. Peccato non aver mai realmente provato a ribaltare Ayuso.

Velo Club Mendrisio Immoprogramm: 8,5
Nessuna vittoria di tappa e il quinto posto finale di Hellemose non rendono merito al Giro degli svizzeri, gli unici a far tremare Ayuso andando all’attacco in tre nella tappa di Andalo con un vantaggio massimo vicino ai quattro minuti. Santaromita e Hellemose passeranno professionisti, a testimonianza dell’ottimo lavoro di Nicoletti.

Gli italiani
Deludono i grandi nomi. Il peggiore è Pietrobon (4), che dovrebbe aver sofferto lo sbalzo di temperatura tra il freddo ritiro fatto a Livigno e il caldo delle prime tappe. Male anche Colnaghi, Puppio e Coati, che prendono mezzo punto in più, 4,5: Colnaghi ha comunque un secondo posto a Cesenatico, Puppio e Coati hanno cominciato malconci il Giro. Zambanini e Frigo si attestano sul 5: il primo chiude tredicesimo ma lontano dai primi, il secondo invece è ventesimo ma perlomeno nelle ultime tappe è andato in fuga.

Veniamo alle note liete, che ci sono state. Cantoni, Bonelli e Ciuccarelli meritano un 7,5 per aver vinto una tappa, Cantoni vestendo pure la rosa (9 invece per la Biesse Arvedi di Milesi, visto che Bonelli e Ciuccarelli sono entrambi suoi). Un bel 7 per El Gouzi, nono e secondo italiano nella generale, e Piganzoli, decimo nonostante sia al primo anno tra i dilettanti e debba pensare anche alla maturità. Un 6,5 anche per Tolio, undicesimo, e Porta, quattordicesimo, nomi meno rinomati ma autori di una prova solida.

Infine, 5 alla Zalf che non vince tappe e delude con Zambanini (ma forse scopre definitivamente Tolio) e 6 al Cycling Team Friuli, che vede crescere settimana dopo settimana Buratti, Sandri e Petrelli.