GIRO D’ITALIA U23 / Baroncini (Colpack): «La vittoria di ieri? Inaspettata. Ayuso? Deve rimanere più calmo»

Baroncini
Filippo Baroncini al termine della prova a cronometro del Giro d'Italia U23 che lo ha visto vincitore (foto: Press Office Giro d'Italia U23)
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La mattina successiva alla splendida vittoria nella cronometro individuale del Giro, Filippo Baroncini è un corridore più consapevole. In primo luogo più consapevole di quello che è riuscito a fare, visto che la cronometro non è la sua specialità preferita.

25,4 chilometri a oltre 51 di media: può reputarsi inaspettata una vittoria del genere, Filippo?

«Per quanto strano possa sembrare, lo confermo: mai mi sarei aspettato di vincere la cronometro di ieri. Io sono un corridore resistente e veloce, da stoccate e arrivi a ranghi ristretti, di certo non un passista. E’ pur vero che sfioro il metro e novanta, quindi ho una struttura fisica che in casi del genere aiuta».

Allora come ti spieghi il successo di ieri?

«Prima di tutto con l’ottimo stato di forma di cui godo. La gamba di un corridore si giudica nelle prove contro il tempo. Che io l’abbia vinta pur non essendo uno specialista testimonia il bel periodo che sto attraversando».

In vista del Giro avevi preparato la cronometro in maniera particolare?

«Direi di no, ne ho sempre disputate poche e come dicevo non si tratta della mia specialità prediletta. Però a Livigno, dove siamo stati in ritiro prima del Giro, la bicicletta da cronometro l’abbiamo usata e non trascurata. E i risultati si vedono».

Chi c’era con te a Livigno?

«Gli altri tre ragazzi italiani della Colpack che sono al Giro con me: Gazzoli, Verre e Martinelli. Siamo rimasti lassù per 15 giorni nella parte centrale di maggio. Ayuso non c’era, si è preparato da solo in Spagna».

A proposito di Ayuso, oggi con la tappa di Sestola il Giro cambia definitivamente volto ed entra nel vivo. Come vi muoverete?

«L’obiettivo principale rimane la classifica generale, non l’abbiamo mai nascosto: la Colpack e lo stesso Ayuso vogliono vincere questo Giro d’Italia e sappiamo di poterci riuscire. Per quanto riguarda le mie ambizioni personali, penso più alla tappa di domani che a quella di oggi».

Il Selvino domani non potrebbe essere troppo duro per te?

«Credo di no, anche se tutto dipende dalla corsa che verrà fuori. Se si dovessero muovere gli scalatori di primo piano, allora credo di sì. Altrimenti me la gioco. Oggi verso Sestola stringerò i denti e staremo a vedere, anche se complessivamente la tappa mi sembra più dura di quella di domani».

Come correrà la Colpack, ora che Ayuso ha perso la maglia rosa?

«In maniera più rilassata e meno dispendiosa, credo. Potremo correre sulle ruote della Trinity, che ha la rosa con Turner e che rimane comunque una delle formazioni più agguerrite e forti della corsa. La situazione è perfetta: nella generale io sono secondo e Ayuso è quarto, quindi siamo messi bene, e allo stesso tempo non tocca a noi tirare».

Si può dire che l’altro giorno, con la vittoria a Imola, lo spagnolo si era esposto troppo?

«Sì, ne abbiamo parlato e la pensiamo tutti nella stessa maniera. Lui ha avuto poca pazienza e noi gli siamo andati dietro, disunendoci. Certo, lui quel giorno ha vinto, Verre ha fatto secondo e io quarto, ma da un punto di vista tattico non ci siamo mossi bene. Sul traguardo ero arrabbiato nero».

Perché?

«Perché il capitano designato per quella tappa ero io, non Ayuso. Mi sentivo bene, il percorso era su misura per le mie caratteristiche e sono ancora sicuro che avrei potuto vincere. E magari avrei preso anche la maglia rosa. Ma Ayuso è fatto così, ama le salite e ha un talento incredibile. Attacca non appena può, non c’è verso di tenerlo a bada…»

Cosa vi siete detti?

«Ci siamo chiariti e abbiamo provato a comprenderci, sono cose che non dovrebbero ma possono succedere. Ci tengo a sottolineare che ad essere arrabbiato non ero solo io, ma anche chi era in ammiraglia. Saper rispettare i ruoli è importante».

Acqua passata?

«Se ci ripenso, continua a dispiacermi. Ma ora che cominciano le salite, il nostro obiettivo principale è nuovamente quello di vincere il Giro con Ayuso, che sta scalpitando».

Nei ritagli di tempo pensi già al campionato italiano?

«Sì, è una grande occasione per mettermi ulteriormente in luce. Intanto portiamo a termine questo Giro d’Italia nel miglior modo possibile, vedendo cosa ci può offrire giorno dopo giorno. E poi mi concentrerò definitivamente sul campionato italiano, al quale partecipo per vincere».