Romano: «Sono tornato tra i dilettanti per non smettere. Ma ora voglio prendere la mia rivincita»

Romano
Francesco Romano vince la prima tappa del Giro di Romagna 2021 (foto: IsolaPress)
Tempo di lettura: 2 minuti

Una piccola rivincita contro chi non ha creduto in lui. Francesco Romano, classe 1997, quando tre anni fa passò professionista con la Bardiani, mai avrebbe pensato di poter tornare indietro a correre con i dilettanti. Eppure è andata esattamente così.

Le sue due stagioni tra i grandi del ciclismo non sono andate come lui avrebbe voluto e così, nonostante un Giro d’Italia portato a termine dopo ventuno durissime tappe, la decisione di fare un passo indietro per ritrovare se stesso alla Palazzago. In questa prima parte di stagione, Romano sta andando davvero forte: due top-ten a Mendola e Strade Bianche, prima di vincere una tappa e la classifica a punti del Giro di Romagna (3° nella generale).

Noi di quibicisport.it abbiamo intercettato Romano telefonicamente per farci raccontare di più su questa scelta e sul suo futuro…

Francesco, partiamo da questo Giro di Romagna. Che corsa è stata?

«E’ stata una gara combattuta dal primo all’ultimo chilometro. Come ben sapete “controllare” la corsa tra gli Under 23 non è affatto semplice, così quando ho preso la maglia dopo la prima vittoria di tappa c’è stato parecchio da faticare».

Ayuso è stato semplicemente più forte?

«Sì, direi di sì. E’ un ragazzo del 2002 ma si vede che ha un talento fuori dal “normale”, come Evenepoel, Pogacar o Bernal, che già a 18 anni dominavano. Ho provato a restare con lui ma nel finale della terza tappa non avevo più le gambe, e così è andato via».

Comunque una vittoria di tappa e la maglia della classifica a punti. E’ una piccola rivincita per te?

«Abbastanza. Posso dire che ci sono ancora anche dopo due anni piuttosto difficili. Sono felice, una bella iniezione di fiducia».

Come hai preso questo ritorno tra i dilettanti?

«Sicuramente non è una cosa che ho preso a cuor leggero. Ringrazio comunque la Palazzago per l’opportunità e la fiducia, se non fosse stato per loro probabilmente non starei più correndo…»

Credi che in Italia i ragazzi non vengano “aspettati”?

«Non credo sia un discorso solo italiano. Basta guardare cosa sta succedendo nel mondo del ciclismo in questi ultimi anni. Ci sono ragazzi di 22 anni che vincono il Tour de France, altri che vincono le classiche. Se a 23/24 anni non hai fatto vedere ancora nulla c’è la possibilità di essere “scartato”».

Cosa ti porti dei tuoi due anni tra i professionisti?

«Direi l’esperienza di correre al fianco di grandi campioni. Vedere come si comportano in corsa ma anche prima e dopo la linea del traguardo insegna molto. Poi le ventuno tappe del Giro d’Italia che per me sono motivo d’orgoglio».

E ora? Sogni di tornare tra i grandi?

«Sì. Spero di mettermi in luce quest’anno per strappare un contratto per tornare professionista. Voglio continuare così…»