Luca Colnaghi può tornare a correre: «Giustizia è stata fatta. Adesso voglio il professionismo»

Il successo di Luca Colnaghi nella seconda tappa del Giro d’Italia Under 23 dello scorso anno (foto: Fulgenzi)
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La vicenda di Luca Colnaghi si è finalmente conclusa. E nella maniera migliore, più che altro: l’ex corridore della Zalf, infatti, potrà ripartire e pedalare già da oggi. Ma tanti aspetti della vicenda non gli sono andati giù.

Riavvolgiamo il nastro, Luca: cos’è successo nell’ottobre del 2020?

«Mi pare fosse il 12. È stato un fulmine a ciel sereno: positivo all’andarina e all’ostarina. Al termine delle due tappe vinte al Giro d’Italia Under 23 soltanto all’ostarina, ai campionati italiani invece anche all’andarina. La colpa? Un integratore acquistato su internet: e dire che mi ero informato con attenzione. Un integratore diffusissimo. Non è bastato, evidentemente. Ma alla fine ho avuto ragione io».

Come si è sviluppata la vicenda?

«Per due settimane ho avuto il morale a terra e la testa piena di brutti pensieri. Qualche giorno dopo la notizia della positività avrei dovuto firmare un contratto con una squadra professionistica (per una questione di riservatezza, Colnaghi preferisce non far e nome, ndr). In un attimo era sfumato tutto. Poi, piano piano, ho ripreso fiducia e ho realizzato che, non avendo niente da nascondere, avrei dovuto fare il massimo per dimostrare la mia innocenza».

A chi ti sei rivolto?

«Agli avvocati Pierluigi Matera e Davide Goetz e agli scienziati, il prof. Veniero Gambaro, uno dei massimi rappresentanti italiani in materia, che si è occupato dei test all’Università di Milano con la collaborazione del prof. Matteo Vitali.È emerso quello che immaginavo: contaminazione. Nell’ultimo anno e mezzo, mi è stato spiegato, ci sono stati circa 180 casi simili al mio nello sport di vertice. E poi, per essere precisi, sono risultato positivo per una questione di nanogrammi: è stata esclusa scientificamente la possibilità che io abbia vinto due tappe al Giro d’Italia (la prima davanti a Meeus e Milan, la seconda davanti a Pidcock, da quest’anno tutti e tre nel WorldTour, ndr) per una neppur minima influenza di queste mere tracce da contaminazione».

Il sorriso di Luca Colnaghi dopo la vittoria nella tappa di Riccione al Giro d’Italia Under 23 del 2020 (foto: Fulgenzi)
Giovedì 4 febbraio c’è stata l’udienza: qual è stata la decisione?

«Tre mesi di squalifica retroattiva, quindi li ho già scontati e posso ripartire più che serenamente. Ma non sono pienamente soddisfatto: in Francia o in America, nazioni più sensibili a queste storture, sarei stato assolto senza il minimo dubbio. In Italia, invece, la semplice presenza del contaminante, anche in assenza di effetti dopanti e con la certezza della buona fede, giustifica comunque una sanzione simbolica, per il principio di una sorta di responsabilità oggettiva da contatto, ma potrei dire da sfortuna, se ci capiamo e se mi si passa il termine. Meritavo l‘assoluzione piena, lo dicono gli scienziati e lo conferma lo stesso Tribunale Nazionale Antidoping, che in caso di responsabilità per doping mi avrebbe dato 4 anni».

Come proseguirà la tua stagione?

«Con la Trevigiana-Campana Imballaggi, formazione dilettantistica italiana che mi fa piacere abbia puntato su di me in un momento in cui la mia situazione non era ancora definita. Ho apprezzato la loro vicinanza in un periodo difficile dove non avevo certezze. Lì ritroverò i miei fratelli gemelli, Davide e Andrea, e la voglia di pedalare e mettermi in mostra, sperando di strappare un nuovo contratto coi professionisti. Alla Zalf mi sono trovato molto bene, ma allo stesso tempo ho preferito cambiare aria perché mi sono sentito abbandonato: pochissimi, e in pochissime occasioni, si sono dimostrati interessati alla mia vicenda. In un paio d’ore, tornando a quel giorno di ottobre, la mia immagine è stata divorata e vomitata. Ma vorrei che il mio caso, invece di essere dimenticato o ricordato in modo distorto, servisse ad una riflessione più ampia, anche a livello di istituzioni, perché tutti vogliamo difendere il ciclismo pulito e non è con l’inquisizione e l’incapacità di distinguere che sapremo colpire chi ha rubato e invece tutelare chi è stato solo una vittima».