Aru, il nuovo preparatore Michelusi spiega tutto: «Il ciclocross fa bene, ecco i benefici»

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Fabio Aru ai campionati italiani di Ciclocross a Lecce (foto: Roberto Ferrante)
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Fabio Aru è in questi giorni ad Ardea con la nazionale italiana di Ciclocross per preparare i Mondiali di Ostenda del prossimo 31 gennaio. Nelle cinque prove sul fango finora disputate, il sardo si è ben difeso conquistando degli ottimi piazzamenti. Con la stagione su strada che sta per ricominciare, Aru sembra proprio aver ritrovato quella serenità che negli ultimi anni alla UAE Team Emirates aveva perso.

Con il suo nuovo preparatore alla Qhubeka-Assos, Mattia Michelusi, abbiamo proprio voluto affrontare il tema ciclocross. Abbiamo visto come atleti del calibro di Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert e Tom Pidcock sfruttino le proprie qualità da crossisti per vincere anche su strada corse di primissimo livello. La multidisciplinarietà è davvero così importante?

«Per quanto mi riguarda direi proprio di sì. La multidisciplinarietà è importante anche per i corridori World Tour. Ti dà qualcosa in più a livello di reattività rispetto a chi corre e si allena solo su strada. I belgi e gli olandesi sono degli assoluti fenomeni, non li paragonerei a nessuno. Credo però che per tutti, soprattutto per i ragazzi più giovani, alternare strada, ciclocross/Mtb e pista sia un fattore aggiuntivo».

Fabio Aru alle prese con il fango del Campionato italiano di Ciclocross a Lecce (foto: Roberto Ferrante)

Quali sono i benefici del ciclocross?

«Il ciclocross, se praticato di inverno, ti permette di allenare in modo fruttuoso i cambi di ritmo e la forza. Negli allenamenti invernali su strada difficilmente si lavora sullo scatto e sull’intensità. Si prediligono allenamenti ad alto volume, su salite lunghe dove trovare il proprio passo. Si cerca di mettere i giusti chilometri sulle gambe per arrivare all’inizio della stagione pronti a corse importanti. Però bisogna fare attenzione…»

A cosa si riferisce?

«Bisogna bilanciare l’attività su strada con quella del ciclocross. Pedalare solo sul fango durante l’inverno, significa allenarsi poche ore a grandissima intensità.

E questo cosa comporta?

Avere questo tipo di carico di lavoro a dicembre e gennaio può fruttare ad inizio stagione, ovvero nelle corse di febbraio, marzo e aprile. Il rischio però è che già a maggio ci si ritrovi scarichi. Un giusto bilanciamento tra le due attività permetterà all’atleta di essere competitivo al 100%».

Dopo il ritiro con la Nazionale ad Ardea, Aru verrà con voi in ritiro in Spagna?

«Sì. Avremo Fabio con noi. Anche a causa del salvataggio in extremis della squadra non abbiamo avuto la possibilità di organizzare dei ritiri a inizio gennaio. Sarà l’occasione per i nuovi di incontrare lo staff e il resto del team. Alcuni come Pozzovivo sono già al Teide per preparare la nuova stagione, altri arriveranno più tardi. Non vediamo l’ora di ricominciare».