Il sospiro di sollievo di Prudhomme: «Avevamo paura di non arrivare a Parigi»

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Christian Prudhomme, rigorosamente in mascherina, mentre rilascia interviste alla televisione francese. (foto: A.S.O./ThomasMaheux)
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Sospiro di sollievo per Christian Prudhomme, direttore e organizzatore del Tour de France. La corsa è arrivata a Parigi, e già questa è una vittoria.

Prudhomme, che è risultato positivo al test anti-Covid nel primo giorno di riposo, ha così commentato alla radio francese Sud Radio, questa pazza edizione della Grand Boucle. «Ogni anno i giornalisti mi chiedono se sono sollevato e felice alla fine del Tour. Quest’anno ho risposto “Sì”. Arrivare a Parigi ci rende entusiasti e consapevoli di aver fatto un grandissimo lavoro».

«Nelle ore precedenti la partenza del Tour da Nizza, avevamo molta paura. Sapevamo che con due casi positivi al Covid-19 all’interno di una squadra, tutto il team sarebbe stato escluso. Ora vedo che è quello che ci ha permesso di arrivare alla fine perché le squadre hanno stretto ancora di più la bolla. Le misure che dovevano essere prese perché potessimo finire sono state molto dure ma altrettanto necessarie».

Prudhomme, qual è il bilancio del Tour de France 2020 in termini di spettacolo?

«La prima tappa è stata caratterizzata dalla pioggia, l’asfalto era come ghiaccio. Poi il giorno dopo la vittoria di Alaphilippe, la maglia gialla e il sole splendente che faceva da cornice al paesaggio. C’era tanto pubblico sui marciapiedi, il 90-95% indossava mascherine. Certo, essendo settembre, la gente era meno che a luglio ma sono rimasto colpito dalla risposta dei tifosi.

«Le tappe intermedie sono state le più belle: la 7ª a Lavaur, la 14ª a Lione ma anche la 19ª a Champagnole. Grazie a Sam Bennett e Peter Sagan perché la lotta per la maglia verde è stata la migliore da non so quanto tempo. Sono certo di una cosa: dobbiamo ridurre i chilometri delle tappe pianeggianti. Quando sono così lunghe, i finali diventano troppo difficili».

Meglio l’edizione 2019 o 2020?

Infine, alla domanda su quale edizione è piaciuta di più al direttore di corsa Christian Prudhomme, lui risponde: «Quella dello scorso anno con i corridori francesi a giocarsi la maglia gialla è una cosa a parte. L’emozione di vedere un nostro connazionale lì avanti non è paragonabile. Con le cadute di Nizza e l’uscita di classifica di Thibaut Pinot per noi transalpini è diventato impossibile lottare con gli sloveni. La sorpresa più grande però è vedere Egan Bernal, vincitore nel 2019, ritirato sulle prime vere montagne del Tour».