Addio a Piazzalunga, storico meccanico di Gimondi. Ferretti: «Io, lui e quel volo nel vuoto»

Felice Gimondi, Piero Piazzalunga e Giancarlo Ferretti alla festa dei 70 anni del corridore di Sedrina.
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Esattamente ad un anno dalla scomparsa di Felice Gimondi, è venuto a mancare Piero Piazzalunga, suo storico meccanico. Nativo di Seriate, se ne va a 90 anni, dopo aver curato le biciclette di grandissimi campioni del nostro ciclismo tra gli anni ’60 e gli anni ’90.

Lo ricorda con grande affetto e commozione Giancarlo Ferretti, direttore sportivo della Bianchi, dell’Ariostea e della GB-MG. Il “Sergente di ferro” ha lavorato per oltre 30 anni con Piazzalunga, mantenendo uno stretto rapporto di amicizia anche dopo il ritiro dalle corse.

«Piero era innanzitutto un grande amico. Ha ispirato generazioni e generazioni di meccanici, un maestro e punto di riferimento per tutti

Il ricordo del Tour de France 1975

Il ricordo cade sulla tragedia sfiorata in Francia nella discesa del Col d’Allos al Tour de France 1975. Nell’ammiraglia Bianchi fornita dall’organizzazione erano presenti proprio Ferretti e Piazzalunga. In un tornante della tortuosa e ripida discesa, l’auto precipitò giù da un burrone, compiendo un volo di quasi 50 metri.

I soccorsi furono tempestivi ma fortunatamente non ci furono gravi conseguenze oltre allo shock e il grande spavento. Ferretti sorridendo ricorda la professionalità del suo meccanico: «A soli due giorni dall’incidente, appena dimesso dall’ospedale, Piazzalunga era già al seguito della corsa. Gli dissi che era matto ma fare il meccanico per lui andava oltre qualsiasi cosa

L’amicizia con Piazzalunga oltre il rapporto di lavoro

Con la voce spezzata, Giancarlo Ferretti racconta infine gli ultimi anni di vita di Piero Piazzalunga, dei loro incontri e delle loro serate passate insieme.

«Andavo sempre a casa sua a trovarlo, avevo una camera tutta per me, credo che lì ci siano ancora le mie ciabatte e il mio pigiama. Anche se nell’ultimo periodo la malattia lo stava consumando, e a volte faceva fatica a riconoscermi, io stavo lì con lui. Gli parlavo, gli ricordavo i nostri trascorsi. Andavamo giù nello scantinato dove teneva tutte le biciclette dei suoi campioni, le teneva in ordine e le curava. Le corse erano il suo mondo, un mondo che ha imparato tanto da lui. Questa fantastica persona era Piero Piazzalunga…»