L’idolo Boonen, il sogno Fiandre, il lavoro nella ditta di famiglia: chi era Kevin Bonaldo, scomparso a venticinque anni

Bonaldo
Kevin Bonaldo (foto: Padovani).
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Alto, robusto e veloce: un corridore come Kevin Bonaldo non poteva che sognare il pavé e le grandi classiche del Nord. Una Ronde la corse anche, tra gli juniores: non la terminò, ma contribuì ugualmente ad accrescere il suo trasporto per quelle gare. Sognava di vincerle come riusciva spesso al suo atleta di riferimento, Tom Boonen. Subito dopo, in ordine di preferenza, arrivava la Milano-Sanremo.

A differenza della maggior parte dei dilettanti, corridori ibridi che difficilmente riescono a trovare una collocazione, Bonaldo conosceva con precisione le caratteristiche che lo rendevano un passista veloce, o forse è più corretto dire un velocista atipico. Ad una corsa come il Circuito del Porto, rapidissima e fatta apposta per terminare con una volata di gruppo, preferiva i saliscendi di San Vendemiano o la complessità del Gran Premio della Liberazione (due gare concluse al quarto posto, rispettivamente nel 2020 e nel 2021).

Purtroppo i suoi sogni Bonaldo non potrà più inseguirli, perché stamattina si è spento al San Bortolo di Vicenza, dov’era ricoverato dal 21 settembre scorso in seguito ad un malore che lo aveva colto alla Piccola Sanremo. Era nato venticinque anni fa a Bassano del Grappa, ma viveva a Ramon di Loria con il padre Roberto, la madre Cinzia, e i fratelli Simone e Antonio, che di Kevin era diventato anche compagno di squadra alla Padovani. La continental veneta di Petacchi e Ongarato era stata l’ultima formazione, un anno fa, a scommettere sullo spunto veloce e sull’esperienza di Bonaldo, che nel 2025 aveva centrato tre piazzamenti tra i primi dieci, due alla Belgrado-Banjaluka a fine aprile e uno in Polonia, alla Dookola Mazowsza, alla fne di luglio. Prima della Padovani c’erano state, a ritroso, la Work Service, la Qhubeka e la Zalf. Tanti i piazzamenti che lo avevano portato a gravitare nell’orbita del professionismo in particolar modo tra il 2021 e il 2022, quando militava nella Qhubeka, formazione di sviluppo dell’allora omonima World Tour.

Da chi lo conosceva bene, Bonaldo veniva sempre descritto come un ragazzo serio e affidabile, un atleta con la testa sulle spalle e una grande passione per il ciclismo che magari, in futuro, avrebbe potuto sfociare in un contratto nella massima categoria. Quando non era impegnato con gli allenamenti e le gare, dava una mano come poteva nell’impresa edile di famiglia. Quella stessa famiglia che oggi, purtroppo, piange una perdita che non si può quantificare, e con lei tutti gli amici, i conoscenti e i colleghi di Kevin. Ai quali la redazione di Bicisport fa ancora una volta le più sentite condoglianze.