Tour de France 2026, l’analisi del percorso: si adatta più a Pogacar o Vingegaard?

Vingegaard
Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar al Giro del Delfinato (foto: A.S.O.)
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Già rimbalzano le domande. È un Tour de France 2026 più adatto a Tadej Pogacar oppure a Jonas Vingegaard? Remco Evenepoel può dire la sua in un percorso che non lo favorisce, vista l’assenza di cronometro adatte alle sue caratteristiche? E ancora, Jonathan Milan avrà abbastanza spazio per ripetere i successi di questa stagione e anche la maglia verde della classifica a punti? Proviamo a rispondere in questo articolo, analizzando il tracciato presentato oggi a Parigi.

Iniziamo dal Grand Départ spagnolo che vedrà Barcellona assoluta protagonista per due giornate. La cronometro a squadre di apertura di 19 chilometri sicuramente avvantaggerà le squadre che avranno diversi specialisti in rosa, ma non dobbiamo aspettarci distacchi enormi, tantomeno decisivi in ottica classifica generale. E se il secondo giorno i velocisti avranno modo di farsi vedere, ecco che già gli uomini di classifica dovranno battagliare nella terza frazione per stare davanti nell’ultimo chilometro e 700 metri al 6,5% che porterà al traguardo di Les Angles.

Tour de France

Fughe chiamate all’azione nella quarta tappa di Foix e ancora velocisti il giorno seguente a Pau (e nella settima, ottava e nona tappa di Bordeaux, Bergerac e Ussel). Attenzione ai Pirenei e ai 4.150 metri di dislivello in 186 chilometri nella frazione numero sei con arrivo a Gavernie-Gedre: nel finale si salirà per 18,7 chilometri, anche se la pendenza è solo del 3,7% e sarà difficile andare via.

Tour de France: la seconda settimana

A questo punto si chiuderà una prima settimana non difficilissima, con tante occasioni (almeno cinque) per i velocisti. Un inizio piuttosto lento ma che sarà solamente il preludio di quello che assisteremo nelle giornate successive. Si riparte infatti subito forte con la decima tappa con arrivo a Le Lioran, un infinito saliscendi che ricorda un po’ le tappe dei muri marchigiani al Giro d’Italia.

Nuovamente spazio agli sprinter nella undicesima, dodicesima e tredicesima tappa con gli arrivi di Nevers, Chalon-sur-Saône e Belfort. Si fa sul serio, invece, nella quattordicesima giornata di gara. Partenza a Mulhouse e arrivo a Le Markstein dopo 155 chilometri davvero impegnativi, conditi da 3.800 metri di dislivello e quattro Gran Premi della Montagna: il Tour entra nel vivo.

Tour de France

Finale di settimana vero con la Champagnole-Plateau de Solaison di 184 chilometri con 4.000 metri di dislivello. In quella giornata, che testerà le gambe dei corridori dopo tanta fatica, si scaleranno anche la Col de la Croisette (4,7 km all’11,2%) e appunto l’ascesa finale di 11,3 chilometri al 9,1%. Una salita per scalatori puri e dove, forse, Jonas Vingegaard può mettere anche in difficoltà il fuoriclasse Tadej.

La terza settimana

Ed eccoci nella terza definitiva settimana. L’unica cronometro individuale andrà in scena nella sedicesima tappa con lo sfondo del Lago di Ginevra che però non strizza gli occhio agli specialisti della disciplina. E attenzione, perché Remco Evenepoel con questo percorso poco adatto alle sue caratteristiche potrebbe anche virare verso il Giro d’Italia. Solo 26 chilometri contro il tempo con anche la salita della Cote de Larringes (9,7 km al 4,3%).

Giornata per velocisti la numero 17 prima del trittico alpino che fa davvero paura. Tappa 18 da Voiron a Orcières-Merlette con salita conclusiva di 7,1 km al 6,7% dove non ci aspettiamo chissà quale battaglia, ma soprattutto il doppio Alpe d’Huez della diciannovesima e ventesima frazione.

Nella 19 si parte da Gap e si superano Col Bayard (5,1 km al 7,2%), Col du Noyer (7,2 km all’8,5%), Col d’Ornon (5,4 km al 6,4%) e infine l’Alpe d’Huez dal versante di Le Bourg d’Oisans (13,8 km all’8,1%). Una salita brutale che ci fa tornare alla mente tantissime sfide che si sono combattute su queste strade.

Ancora più dura la tappa numero 20 con 5.600 metri di dislivello. Dalla partenza di Le Bourg d’Oisans si percorreranno 171 chilometri con Col de la Croix de Fer (24 km al 5,2%), Col du Telegraphe (11,9 km al 7,1%), Col du Galibier (11,7 km al 6,9%) e Col du Sarenne (12,8 km al 7,3%). Insomma, c’è tutto il terreno per ribaltarla anche qui se la maglia gialla andrà in difficoltà.

Infine la passerella conclusiva di Parigi che incoronerà il vincitore di questa edizione. Più Pogacar o Vingegaard, dunque? Sicuramente un inizio più “lento” per andare in crescendo favorisce il danese che nell’ultima edizione è riuscito a fare bene proprio nelle ultime tappe, contro un Tadej Pogacar che ha addirittura rischiato il ritiro. Certo è che lo sloveno, in questo momento, sembra imbattibile.