C’è un momento in cui la speranza si trasforma in certezza. Per la Uno-X Mobility, quella svolta è arrivata quando Jonas Abrahamsen ha alzato le braccia al cielo dopo la tappa vinta al Tour de France. «Quando vinci sul palco più grande, capisci che tutto è possibile», racconta Johannes Kulset, uno dei giovani talenti della squadra norvegese che dalla prossima stagione correrà nel World Tour.
La rivoluzione silenziosa della squadra scandinava si è basata sulla semplicità. Niente calcoli ossessivi, niente cambiamenti di programma. Solo la convinzione che, se meritato, il World Tour sarebbe arrivato. «Quando Magnus Cort ha ottenuto buoni risultati a Strade Bianche e Milano-Sanremo, poi Tobias Halland Johannessen al Delfinato e al Tour, abbiamo capito che potevamo farcela».
Il giovane norvegese, che probabilmente correrà il suo secondo Grande Giro nel 2026 (“quasi certamente il Giro“), non ha dubbi: «Finché Pogacar non è alla partenza, le corse sono diverse. Al Tour è solo sopravvivenza». Una considerazione che nasconde una critica sottile al ciclismo moderno: «Quando lui corre, non giochi per vincere, ma per sopravvivere».










