Trentin: «In questo nuovo ciclismo, vincere è diventato più difficile»

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Matteo Trentin in una foto d'archivio
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A 36 anni, l’esperienza paga ancora. Matteo Trentin ha regalato uno dei pochissimi successi italiani di questa stagione, conquistando la Parigi-Tours e aggiornando il suo personalissimo record di vittorie nella classica francese. Per il corridore trentino è il terzo successo, a distanza di otto anni dall’ultimo e dieci dal primo.

«È stata una corsa molto lunga, ma è stata una bella giornata», ha commentato Trentin a SpazioCiclismo. «Nel finale sapevo che poteva succedere che si sarebbero guardati, così come poteva succedere che uno dei due si dicesse che era meglio secondo che niente. Io e Laporte abbiamo continuato a spingere, sapendo per esperienza che poteva succedere, ma anche Philipsen dava un bel contributo. Nell’ultima curva li abbiamo visti praticamente fermi, chiaramente ci è andata bene. Succede spesso, magari nessuno dei due è sicuro di vincere e così finisce che se la giocano… Lapeira aveva poi anche Bissegger dietro…».

Il leader carismatico della ambiziosa formazione elvetica, spesso regista in corsa e punto di riferimento per i compagni più giovani, cercava da mesi il guizzo personale che finalmente è arrivato nel momento più prestigioso.

«Per me è una vittoria importante», ha confessato con un sorriso di sollievo. “Mi sentivo bene da dopo il Tour. Sapevo che la condizione e le gambe ci sono, ma in questo nuovo ciclismo vincere non è così semplice, a meno che fai parte di quei 2-3 che quando partono sanno già di poter vincere».