Si è chiuso un altro Tour de France, si è realizzato l’ennesimo successo di Tadej Pogacar, la quarta maglia gialla mai realmente in discussione. Ci ha provato Jonas Vingegaard, l’unico ad avvicinarsi minimamente al fuoriclasse sloveno, mentre tutti gli altri possono solo lottare per la terza posizione. Poca, pochissima Italia: tra i migliori di questo Tour solo Jonathan Milan con due successi di tappa e la maglia verde della classifica a punti al debutto. Tanti giovani, soprattutto in salita, ma nessuno dei nostri. Ecco il pagellone!
Tadej Pogacar: 9 – Sappiamo già cosa direte. Nove e non dieci al vincitore del Tour de France che si è portato a casa anche tre successi di tappa? Sì, ma c’è un motivo. Non ci è sembrato il miglior Tadej di sempre, come se lui stesso abbia deciso di correre con il freno a mano tirato nella terza settimana. Avrebbe potuto vincere altre tre tappe, ma probabilmente ha deciso di non farlo. O forse si è solo risparmiato per la Vuelta.
Jonas Vingegaard: 6 – Non si può non dare la sufficienza all’unico corridore che ha quanto meno provato ad abbattere il regno di Pogacar. Ovviamente ogni tentativo è andato a vuoto e alcuni errori commessi dal danese e dalla sua squadra non gli hanno permesso neppure di vincere una tappa. Comunque resta il miglior corridore da gare a tappe dopo Tadej.
Florian Lipowitz: 8 – È arrivato al Tour dopo un Delfinato incredibile, terminato sul podio. A Parigi, è ancora sul podio, segno di quanto questo ragazzone tedesco sia realmente forte. Nota a favore? Ha fatto tornare in Francia tantissimi tifosi dalla Germania che dopo Ullrich e la Deutsche Telekom avevano perso interesse nel ciclismo.
Jonathan Milan: 7,5 – Due tappe vinte, maglia verde al debutto e l’ennesima conferma di essere uno dei migliori velocisti del mondo. Uno dei migliori perché forse Tim Merlier è un gradino ancora avanti: nei testa a testa alla pari, infatti, il belga ha avuto sempre la meglio. Il friulano però ha degli enormi margini di miglioramento.
Oscar Onley: 7 – Nessuno avrebbe mai pensato al britannico come uomo da corse a tappe, in quanto più adatto alle classiche, ai muri e alle cotes. La Picnic-PostNL fa un vero e proprio capolavoro con lui: è mancato nelle ultime due tappe di salita, altrimenti sarebbe salito anche sul podio.
La Francia: 8 – Valentin Paret-Peintre sul Ventoux, le fughe di Armirail, il sogno maglia a pois di Lenny Martinez, i piazzamenti nei dieci della generale di Kevin Vauquelin e Jordan Jegat. Insomma, i transalpini hanno onorato la loro corsa e dimostrano ancora una volta di avere un movimento attivissimo, a differenza nostra.
Ben Healy: 8 – L’altra sorpresa di questo Tour con una vittoria di tappa, una sfiorata, la maglia gialla per due giorni e addirittura il piazzamento nei dieci della classifica finale. Un futuro da corse a tappe? Probabilmente si.
Remco Evenepoel: 3 – Su sei grandi Giri, tre ritiri. Sicuramente c’è stato un problema, con il belga che ha affermato di aver corso con una costola rotta. Ma che senso ha avuto? Meglio aspettare e puntare sulla Vuelta piuttosto che fallire nuovamente, no?
Primoz Roglic: 4,5 – Poco, pochissimo. Non ha minimamente aiutato Lipowitz, non è riuscito mai a fare la differenza, e alla fine è anche uscito dalla top-five. Un disastro.
La Visma: 5 – Jorgenson completamente assente, Van Aert poco efficace in salita ad eccezione dell’ultima tappa, Kuss a buoni livelli solo nella terza settimana, Yates poco utile alla causa, nonostante il successo di tappa. In salita la formazione olandese non è stata di supporto a Vingegaard e non ha mai messo paura alla UAE Team Emirates, che al contrario è stata perfetta (8).
L’Italia: 3 – Non consideriamo Milan, ovviamente. L’Italia si presenta al Tour con undici corridori e ne perde uno dopo pochi chilometri. Da quel momento in poi sono solo fughe che non hanno destino di arrivare. Malissimo è dire poco.
Enric Mas / Carlos Rodriguez: 2 – Continuano ad andare ogni anno al Tour a fare brutte figure.












