La Colnago V4Rs di Tadej Pogacar ai raggi X

Colnago
Lo snodo del piantone del Colnago V4Rs di Tadej Pogacar
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Nel successo dello sloveno Tadej Pogacar alla Liegi-Bastogne-Liegi di domenica, la sua sesta corsa monumento in carriera, c’è ovviamente anche la firma di Colnago. Il fuoriclasse della UAE Team Emirates ha corso sul telaio V4Rs, modello allrounder del brand brianzolo che spicca per leggerezza e doti di reattività.

Andiamo a scoprirlo nei dettagli, e in particolare nell’allestimento. Come avremo modo di vedere propone dei componenti tutt’altro che convenzionali, persino in ambito professionistico.

Il telaio Colnago V4Rs

Il V4Rs ve lo abbiamo presentato al momento della sua uscita ufficiale tramite questo video per il sito di Cicloturismo nel dicembre del 2022. La versione attualmente commercializzata è quella per così dire “superstite” di cinque prototipi che esordirono, anche se in via tutt’altro che ufficiale, al Tour de France di quell’anno.

Le forme richiamano moltissimo quelle del V3Rs che l’ha preceduto, a iniziare dal disegno della struttura. Lo step in avanti di Colnago è stato quello innanzitutto di abbassarne ulteriormente il peso. Il triangolo principale rimane pressoché identico, 798 grammi, ma la forcella scende da 390 a 375 grammi, quindi il framekit completo si riduce da 1.185 a 1.173 grammi.

Ma è sui dettagli strutturali che si è concentrato maggiormente il lavoro. La forcella stessa è stata notevolmente irrobustita nei foderi, consentendo il transito di gomme sino a 32 millimetri di sezione. Non solo, è anche maggiormente reattiva sull’asse laterale, dettagli che si sentono quando c’è da prodursi in scatti fulminei e accelerazioni repentine.

L’altra estremità della bicicletta, il carro posteriore, vede l’innesto dei pendenti comunque posizionato in basso, ma in un raccordo più massiccio e tondeggiante. Quasi come si trattasse di un monostay (anche se non lo è effettivamente).

Altri cambiamenti rispetto al V3Rs sono l’adozione di un cuscinetto di 1,5 pollici anche sulla parte superiore del tubo sterzo, e del movimento centrale a standard T47.

Il V4Rs viene proposto in 7 misure, con un angolo di sterzo tendenzialmente più aperto del predecessore ma con un assetto che si può definire corsaiolo.

I dettagli aerodinamici

A livello aerodinamico il V4Rs nasce dalla collaborazione tra Colnago e il Politecnico di Milano, e da un approccio che può essere riassunto come quello di ricreare una situazione di “gara reale”. Come ad esempio l’adozione del doppio portaborraccia montato ma una sola borraccia presente nella “configurazione” in galleria del vento. I migliori risultati sono arrivati e quindi “congelati” da un angolo di Yaw di 15 gradi. Lo Yaw è riassumibile, in maniera molto spiccia, come la forza che si oppone all’avanzamento del ciclista. E’ calcolata tenendo conto della direzione del vento, della velocità e della direzione di marcia.

Il Colnago V4Rs nascerebbe insieme al “proprio” manubrio, il CC.01, ma nella bicicletta della UAE Team Emirates troviamo il brand Enve, che firma anche le ruote. L’integrato in questo caso è un modello top di gamma, il SES AR monoscocca che viene realizzato interamente a mano direttamente ad Ogden, nello Utah. Il peso è di 380 grammi circa, e soprattutto propone un flare dei terminali bassi di 18 gradi angolari, corrispondenti a 5 centimetri. Un componente che costa 1.200 dollari.

Le ruote non sono da meno, e provengono anch’esse dalla gamma di Enve. Quelle utilizzate alla Liegi-Bastogne-Liegi sono le SES 4.5, costo di 2.850 dollari. il set per un peso di 1.432 grammi. Destinate a percorsi vallonati, hanno un profilo differenziato di 50 millimetri all’anteriore e 56 al posteriore, con canale interno da 25 che li rende adatti a coperture come minimo di 27 millimetri. Ed a proposito di coperture…

Un tubeless da cronometro

Singolare, ma neanche troppo a pensarci bene, la scelta delle coperture. L’UAE Team Emirates ha Continental come fornitore, e per la Doyenne lo sloveno ha scelto una variante delle Grand Prix 5000 TR. Si tratta delle TT, con quel suffisso che sta per “Time Trial“, un tubeless destinato alle cronometro e alle prove contro il tempo.

Contraddistinto dalla mescola Black Chili, che è un mix di gomme naturali e sintetiche ad alta aderenza e scorrevolezza, nella sezione da 28 millimetri pesa 245 grammi, circa una trentina in meno del modello standard stradale. Anche se ha una longevità in termini chilometrici minore, proprio la mescola molto morbida si è rivelata ideale per le condizioni di meteo inclemente in cui si è corso in Belgio.

Per la sella la scelta di Pogacar, posizionamenti a parte, è ricaduta sulla Prologo Nago R4. Della quarta evoluzione di un modello molto diffuso tra i professionisti lo sloveno ha scelto la versione da 147 millimetri di larghezza (per 245 di lunghezza). E qui si capisce anche qualche dettaglio aggiuntivo rispetto alle abitudini di Tadej.

Infatti questo modello ha il centro anatomico leggermente avanzato, in modo da offrire una buona libertà di movimento un po’ in tutte le posizioni in cui ci si può trovare seduti. Ha la forma a T e una sagoma semitonda, ma soprattutto presenta un’imbottitura maggiorata di 10 millimetri ai lati e 3 nella sezione superiore rispetto al modello da 137 millimetri. Segno che, numeri da fuoriclasse o meno, Pogacar alla comodità non rinuncia.

Limare il grammo

Ultimissimo dettaglio riguarda la trasmissione. La UAE Team Emirates usa lo Shimano Dura Ace Di2, e Pogacar alla Liegi ha scelto una cassetta posteriore 11-30, abbinata ad una dentatura anteriore 55-40. Una configurazione che consente di coprire una gamma di rapporti molto estesa. Si va dallo sviluppo metrico più agile, il 40/30 corrispondete circa a 2,85 metri, ai 10,68 del 55/11.

Ma sono le due corone che hanno destato curiosità, soprattutto tra gli amanti del tuning e della possibilità di limare anche il singolo grammo dalla bicicletta. Soprattutto su un componente, la guarnitura che proprio recentemente Pogacar ha portato alla ribalta per la sua scelta di optare, da inizio anno, per la lunghezza di 165 millimetri.

Al posto dei plateau standard Shimano Dura Ace (del quale comunque permane sia lo spider che il misuratore di potenza integrato) qui troviamo delle X-CarboRing EVO di Carbon-Ti, un marchio italiano che è partner della squadra.

Sia quella interna che quella esterna sono in alluminio 7075-T6 per la parte che va a contatto con la catena. La fibra di carbonio rappresenta un elemento strutturale vero e proprio (tra l’altro personalizzato) con finitura 3K lucida e pin in titanio di grado 5.

Ma non è l’unico elemento di Carbon-Ti sulla bici di Pogacar. Ci sono anche i due dischi, gli X-Rotor SteelCarbon 3, con spider interno in composito ed esterno in acciaio. Che pesano 98 grammi nel diametro da 160 millimetri usato all’anteriore, 16 in meno rispetto al corrispettivo di Shimano.

Per informazioni: www.colnago.com