Quando alla fine dello scorso anno conquistò San Daniele del Friuli, qualcosa scattò nella testa di Giacomo Villa. È come se gli servisse una vittoria per sbloccarsi e fare quel salto di qualità che da tempo gli chiedevano in casa Biesse-Carrera. Da quel momento ci siamo ritrovati di fronte ad un Villa totalmente nuovo, che soprattutto a livello di risultati ha raccolto molto: vittoria al Piva e a Briga, secondo a Poggiana, quarto al tricolore, a Biella e a San Giuseppe, quinto alla Coppa della Pace.
D’ultimo la convocazione per l’Avenir, arrivata proprio qualche giorno prima della partenza per la Francia, e un secondo posto di tappa che è un misto tra rammarico e consapevolezza di potersela giocare anche ad altissimi livelli.
Quale dei due sentimenti prevale?
«Bella domanda. Il fatto che mi abbia battuto un compagno di squadra come Anders Foldager mi lascia parecchi rimpianti, ma c’è da dire che ne aveva semplicemente più di me, quindi ha meritato la vittoria. Però essere convocato così all’ultimo e partire così forte in una gara come l’Avenir non può che essere una grande soddisfazione».
Non dovevi correrlo l’Avenir, corretto?
«Ero nella lista dei possibili convocati, proprio per questo ho partecipato al training camp del Sestriere con la nazionale di Amadori. So che c’erano altri nomi davanti a me, ma per sfortune varie loro non sono riusciti ad esserci. Io mi volevo far trovare pronto e credo di aver fatto abbastanza bene».

L’occasione della prima tappa, poi tanto lavoro per i capitani.
«Sì, era il mio ruolo e ho voluto onorarlo fino all’ultimo metro. Ci è dispiaciuto molto non riuscire a vincere più di una tappa, ma siamo stati bravi ad essere presenti ogni giorno nelle prime posizioni. Prima io, poi Busatto che ci è andato vicino, infine Piganzoli e Pellizzari con la classifica generale e quest’ultimo che ci ha regalato una grande gioia nell’ultima giornata».
Cosa ti resta di questo Avenir?
«Partecipare a corse simili è molto motivante. Ti confronti con i migliori ciclisti del mondo della tua categoria e ti accorgi di questo quando arrivi nei finali delle varie tappe: 40 corridori che vogliono vincere e correre davanti e pur di non staccarsi danno fondo a tutte le energie che hanno».
Per il finale di stagione dove ti vedremo?
«Il programma chiaro ancora non ce l’ho, sicuramente ho messo nel mirino una gara che è il Piccolo Lombardia. Vincere sarà difficile perché, storicamente, il livello è sempre molto alto, però voglio fare bene, ci tengo molto. Poi spero di ottenere la convocazione per gli europei: vestire la maglia azzurra è sempre un obiettivo».
Ti vedremo correre anche con i professionisti?
«L’idea della squadra era quella di correre la Coppa Bernocchi e la Coppa Agostoni, classiche italiane dei pro’ dove ci sono nomi sempre importanti. Sarebbe bello fare un’esperienza del genere in vista del prossimo anno».

A proposito. Si parla di te molto vicino alla squadra di Basso, è così?
«Ho letto anche io la notizia, ma di sicuro non c’è ancora nulla. Sicuramente ci sono stati dei contatti con loro e anche con altre squadre, come è logico che sia, però niente di ufficiale per il momento. Innanzitutto già passare professionista significherebbe per me aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero messo quando sono diventato Under 23».
Ti senti pronto per il passaggio?
«Pronto sì, arrivato no. Credo di aver fatto la cosiddetta “gavetta” e l’esperienza necessaria per presentarmi tra i professionisti con buone referenze. Però c’è ancora tanto da imparare e tanti aspetti dove migliorare».
Quali?
«Facile. Come ben sappiamo tra i pro’ sono i dettagli a fare la differenza, tutti aspetti che tra i dilettanti non vengono particolarmente curati. Parlo dell’alimentazione, metodi di allenamento, materiali. L’anno prossimo inizierà una seconda vita ciclistica».
Tutti parlano di te come un talento, ancora da sgrezzare però.
«E io non posso che condividere. Me lo ripetono spesso Nicoletti, Milesi e Amadori, che mi ha avuto in queste ultime settimane. Sono cresciuto molto se guardo a un anno e mezzo fa, ovvero quando di risultati ne avevo portati pochissimi, ma di strada da fare ce n’è ancora moltissima. Sarà importante affidarsi alle persone giuste da adesso in poi».