Il dispiacere per aver dovuto rinunciare al Giro che partiva dal suo Abruzzo non è ancora passato. Giulio Ciccone stava bene, benissimo, e in salita a marzo era stato all’altezza di Roglic, Evenepoel e Almeida: uno il Giro l’ha vinto, uno l’ha lasciato quando era in maglia rosa, e il terzo è finito sul podio.
Il ventottenne della Trek-Segafredo (che da luglio si chiamerà Lidl-Trek) riparte da oggi al Delfinato, ma la rinuncia al Giro è stata pesante, come Giulio ha confessato a Ciro Scognamiglio per la Gazzetta dello Sport, «mi ha fatto male, specie nei primi giorni che sono stati bui, ho avuto sintomi abbastanza forti, a cominciare dalla febbre alta. Ho perso una settimana, poi ho avuto una ricaduta».
E poi, il Giro visto in tivù. «La corsa è andata come poteva piacermi. Tante volte è arrivata la fuga, tante tappe dure se le sono giocate gli scalatori… Il rimpianto c’è, peraltro il passato non si può cambiare». Ciccone, che il 21 giugno sposerà la sua Annabruna a Chieti, invece di fare il viaggio di nozze andrà al Tour.
«Non nascondo che partirò con due grandi obiettivi: vincere una tappa e conquistare la maglia a pois degli scalatori. E poi, supportare la squadra: la Trek sarà molto competitiva. Io non avrò ambizioni di classifica, ma voglio andare forte in salita. E so che se sto bene posso riuscirci, i miei numeri li conosco. Il Delfinato mi servirà a mettere giorni di competizione nelle gambe e far fatica. Ah, prima del Tour ci sarà il campionato italiano in linea, in Trentino il 24 giugno. Pure quello è un grande obiettivo perché so che ci arriverò in una ottima condizione».