GIRO D’ITALIA 2023 / Le salite di oggi: Passo Santa Barbara, Bordala, Sella di Serrada e Monte Bondone

Monte Bondone
Ivan Basso e Gilberto Simoni sul Monte Bondone nel 2006
Tempo di lettura: 5 minuti

Oggi al Giro d’Italia non c’è solo il Monte Bondone, sede di arrivo della 16ª tappa, ma vanno affrontate altre quattro salite, tra cui il temuto Passo di Santa Barbara. Il dislivello totale si attesta sui 4.500 metri. Vediamo i precedenti delle ascese in programma oggi. 

Passo di Santa Barbara – La «prima» del Giro sul Passo di Santa Barbara, nel 2001, è rimasta suo malgrado nella storia per il giallo che si consumò durante la scalata. Quel giorno Wladimir Belli, terzo in classifica, venne avvicinato troppo da un giovane spettatore scalmanato, che lo ostacolò. Il portacolori della Fassa-Bortolo non esitò a sferrargli un pugno. Fu escluso dalla corsa, il suo Giro terminò ad Arco, dove la tappa si concludeva. Al GPM del Santa Barbara, ultima salita della giornata, transitò in testa lo spagnolo Unai Osa, seguito dalla maglia rosa Simoni e da Frigo. Belli, ancora ignaro dell’imminente espulsione, scollinò al secondo posto dietro il colombiano Carlos Contreras. 

La tappa del Santa Barbara registrò nel 2002 il clamoroso crollo di Cadel Evans. L’australiano, al debutto al Giro d’Italia, aveva conquistato il giorno prima la maglia rosa a Corvara in Badia. Sul Santa Barbara, terza salita di un tappone di 227 chilometri che ne comprendeva ben cinque, Evans riuscì ancora a difendersi a denti stretti, ma sul successivo Passo Bordala e soprattutto nell’ascesa finale del Passo Coe ebbe un crollo spaventoso e giunse al traguardo con un distacco di 17’11” dal vincitore di tappa Tonkov e di 15’ da Savoldelli, che si piazzò al secondo posto e conquistò la maglia rosa. Al GPM del Santa Barbara transitò in testa il messicano Pérez Cuapio, seguito a ruota dal compagno di fuga Tonkov. A 1’22” Cioni e Spezialetti precedevano il gruppo dei migliori, che comprendeva ancora Evans. 

Passo Bordala – Come nel 2002, oggi il Passo Bordala, sulle Prealpi gardesane, verrà scalato subito dopo il Santa Barbara. Ventuno anni fa, Pérez Cuapio e Tonkov, già in fuga da parecchi chilometri, transitarono nell’ordine sotto lo striscione del GPM, precedendo di due minuti il gruppo della maglia rosa Evans, che poi crollò di schianto a meno di 10 chilometri dal traguardo di Passo Coe. 

Matassone – E’ una salita inedita, mai affrontata dal Giro d’Italia. 

Sella di Serrada – L’Altopiano di Folgaria è già stato visitato tre volte dal Giro d’Italia, ma la salita di Sella di Serrada è un inedito.  Si percorre per 12 chilometri la strada che da Noriglio va al Passo della Borcola e la si lascia quando mancano 7 chilometri, i più impegnativi, a Serrada. Da queste parti il Giro è arrivato una volta a Folgaria (1969) ed una al Passo Coe (2002), mentre nel 1974 è transitato sul Passo Sommo.

Monte Bondone – Bondone vuol dire 1956, vuol dire tormenta di neve, vuol dire Gaul. Venne affrontato per la prima volta nella 39ª edizione del Giro d’Italia e da quel giorno, venerdì 8 giugno, resterà per sempre nella storia della corsa rosa. Maltempo allucinante, corridori congelati, semisvenuti, ai limiti della sofferenza umana. Partono in 87, arriveranno in 43. Una decimazione apocalittica. senza eguali nella storia del Giro del dopoguerra. 

E’ la ventesima tappa, 242 chilometri, da Merano a Trento Alta (così era indicato il Monte Bondone sul profilo altimetrico) e Gaul, che in classifica è 24°, staccato di oltre 16’ minuti dalla maglia rosa Fornara, attacca già sul Passo Costalunga, dove Fornara transita a 1’12”. Piove fitto, a inizio salita, più in alto arriva la neve e la temperatura scende improvvisamente. Mentre il gelo blocca le gambe di tanti corridori, il lussemburghese è inarrestabile e sul Rolle incrementa il proprio vantaggio. Fornara scivola a 3’20”. In cima al Passo Brocon, interamente sterrato, Gaul ha un margine di un minuto sui primi inseguitori, mentre la maglia rosa è cronometrato a 5’35”. La violenza delle intemperie continua senza sosta e molti corridori, completamente inebetiti dal freddo, scendono di sella e si riparano alla bell’e meglio. Abbandonano Defilippis, Nencini, Bahamontes, Poblet, Astrua e, in vista di Trento, anche Fornara. Dopo Strigno la neve prima si trasforma in pioggia, poi torna a scatenarsi sulla salita finale, da Trento al Bondone. Gaul prosegue la sua trionfale cavalcata e un metro dopo aver tagliato il traguardo crolla sfinito, raggomitolato su se stesso, tra le braccia di Learco Guerra, il suo d.s. Il primo degli inseguitori, l’abruzzese Fantini, arriva dopo 7’44”, terzo un ammirevole Magni, a 12’22”. L’ultimo della serie, Giuseppe Cainero, accuserà un ritardo di oltre un’ora e 17 minuti.  I ritirati sono 44, più della metà dei concorrenti partiti da Merano. Fornara non arriva al traguardo. Stroncato dalla fatica e dal freddo. La nuova maglia rosa è Gaul, che 48 ore dopo, a Milano, vincerà il suo primo Giro. 

Sulla Montagna di Trento Gaul ha costruito nel 1956 la sua vittoria al Giro, ma l’anno dopo la tappa del Bondone gli costa carissima. Perde la maglia rosa e viene estromesso brutalmente dalla lotta per il successo finale. Colpa di una leggerezza commessa nella prima parte della quartultima tappa, la Como-Bondone. A Ospitaletto di Rovato (km 108), l’Angelo della Montagna si ferma a bordo strada per un bisogno corporale e gira le spalle al gruppo, un gesto che i corridori francesi interpretano come una provocazione. Si scatena l’inferno. A testa bassa, Geminiani e i fratelli Bobet iniziano a tirare a 48 all’ora. A ruota si pongono subito Nencini, Poblet e Fornara. Il gruppo è spaccato in due. Gaul insegue con i gregari Ciampi, Moresi e Tosato. A Brescia ha già un minuto di distacco, a Salò 2’25”, a Riva del Garda 4’, all’inizio della salita 4’35”. Il miracolo non avviene. Il lussemburghese, esausto, pagherà lo sforzo e perderà anche sulla salita finale. Lo spagnolo Poblet coglie tutti di sorpresa, parte prima ancora che inizi la salita e nessuno lo riprende più. Gaul arriverà trentesimo a 10’02”. Nencini è la nuova maglia rosa . 

Nel 1978 il traguardo è a Vaneze, proprio dove vinse Gaul. Ad imporsi è Wladimiro Panizza che stacca di un minuto abbondante Visentini, Gimondi, Bertoglio, la maglia rosa De Muynck e Baronchelli. Moser va in crisi ed arriva solo 14° a 2’37”.

Nel 1992, nel Giro dominato da Indurain, il Bondone viene affrontato due volte, prima da Sardagna, poi da Lasino. Nella fase iniziale della tappa si scalano i passi Campolongo e Pordoi. Ha via libera fin dall’inizio Giorgio Furlan, che al termine di una lunga fuga solitaria precederà di 4’19” su Chioccioli, Chiappucci, Giovannetti e la maglia rosa Indurain. 

Ultimo arrivo del Giro sul Bondone nel 2006. La maglia rosa Ivan Basso straccia tutta la concorrenza e vince nettamente la tappa con 1’26” su Simoni e 1’37” su Piepoli e sullo spagnolo Gutiérrez. Il varesino risponde a 8 chilometri dal traguardo ad un attacco di Simoni, che corre in casa, poi si scatena e fa il vuoto. 

Il Monte Bondone è stato anche luogo di semplice passaggio del Giro. Nel 1968 viene affrontato per la prima volta dall’inedito versante di Lasino e Torriani finì nell’occhio del ciclone. All’arrivo i corridori, capeggiati da Adorni, scatenano la polemica contro l’organizzazione che “non ha comunicato ai corridori che il primi 5 chilometri del Bondone erano al 15%”. “Molti non avevano i rapporti giusti – accusa Adorni –. Continuando a scegliere percorsi impossibili, Torriani non favorisce la regolarità della corsa. Poi ci si stupisce se i corridori accettano le spinte o si attaccano alle moto. Non è solo colpa loro, è colpa dell’organizzazione”. Sul Bondone, quell’anno, attacca Julio Jiménez, inseguito da Merckx, Adorni e Van Neste. A un chilometro dalla cima lo spagnolo fora, ma riesce a scollinare con un minuto sugli inseguitori. Passerà per primo anche sul Vetriolo e al traguardo di Caldonazzo vincerà trionfalmente la tappa con 2’03” su Dancelli (maglia rosa), Gimondi e Merckx. Altri passaggi sul Bondone sono avvenuti nel 1972 (non si raggiunse la vetta, si scollinò a Candriai, dove passò in testa Panizza), nel 1973 (primo in vetta Fuente), nel 1975 (Santambrogio), nel 1976 (Guadrini), nel 1987 (Paganessi), nel 2011 (Baliani) e nel 2020 (Guerreiro).