GIRO D’ITALIA 2023 / Le salite di oggi: Croix de Coeur e Crans Montana

Giro d'Italia
Il valico del Gran San Bernardo, oggi affrontato parzialmente dal Giro d'Italia
Tempo di lettura: 5 minuti

La Svizzera ospita oggi per la sedicesima volta un arrivo di tappa del Giro d’Italia. Ad inaugurare la serie è stata la città di Locarno nel 1938 (vittoria di Léo Amberg) e nel ‘50 (Hugo Koblet), seguita poi da Sankt Moritz nel 1951 e ‘54 (doppietta di Hugo Koblet), Sion nel 1957 (Louison Bobet), Leukerbad nel 1963 (Vito Taccone), Saas-Fee nel 1965 (Italo Zilioli), Monte Generoso nel 1974 (José Manuel Fuente) e nel 1989 (Luis Herrera), Lenzerheide nel 1995 (Mariano Piccoli), Losanna nel 1996 (Alexander Gonchenkov), Mendrisio (Matteo Fagnini) e Lugano (Sergei Gonchar) nel 1998, Locarno nel 2008 (André Greipel) e l’ultima volta, ancora a Lugano, nel 2015 (Sacha Modolo). Per entrare nella Confederazione si scalerà il Colle del Gran San Bernardo e, prima dell’arrivo a Crans-Montana, si affronterà il Col de la Croix-de-Coeur, inesplorato finora dalle corse professionistiche, ignorato sia dal Giro della Svizzera che dal Tour de Romandie. 

In realtà la prima escursione all’estero del Giro si registrò nell’edizione del 1920. Fu però uno sconfinamento marginale, nel corso della tappa iniziale, la Milano-Torino, quando la carovana uscì dall’Italia a Ponte Chiasso, nei pressi di Como, e rientrò tra Brissago e Cannobio, sul Lago Maggiore. Stesso discorso anche nel ’23 sempre con la frazione da Milano a Torino.

Colle del Gran San Bernardo

L’ultimo passaggio del Giro d’Italia sul colle geografico del Gran San Bernardo risale a ben 60 anni fa. Da allora la corsa ha affrontato altre quattro volte il valico posto al confine tra Italia e Svizzera ma è sempre transitata attraverso il traforo. L’idea dell’avvocato Ambrosini, direttore della Gazzetta dello Sport, di inserire il Gran San Bernardo nel percorso della corsa rosa fu preceduta di tre anni dagli organizzatori del Tour de France. La prima scalata avvenne nell’edizione del 1949, la Aosta-Losanna, e a transitare in testa fu il nostro Bartali. Il vernissage al Giro nel 1952 ed è di nuovo Bartali a svettare al comando tra due muraglie di neve. Dietro di lui Fausto Coppi e Astrua. La St.Vincent-Verbania si rivela però una delusione. Arrivo allo sprint e successo dello svizzero Fritz Schaer su Martini e  Barducci. 

In un fantastico scenario caratterizzato da immense pareti di ghiaccio, il Gran San Bernardo viene scalato anche nel 1957. La tappa St. Vincent-Sion resta in forse sino all’ultimo per le cattive condizioni meteo, poi arriva il via libera. Tra St. Rhémy e il passo attacca Gaul. Al GPM il lussemburghese ha un buon vantaggio (1’30” su Bobet, 2’ su Geminiani, 3’35” su Nencini), ma in discesa Gaul ha problemi alla ruota posteriore, si ferma per cambiarla e viene raggiunto nel finale da Bobet, Geminiani e Nencini. Nella volata decisiva ha la meglio Louison Bobet (che riconquista la maglia rosa) su Nencini, Gaul e Geminiani.

E’ rimasto nella storia il tappone del Monte Bianco, al Giro d’Italia del 1959. Doppia traversata alpina di 296 chilometri, 5.400 metri di dislivello. Così come il capolavoro di Charly Gaul, che s’aggiudica tappa e maglia. Il Gran San Bernardo è la prima ascesa della lunghissima frazione (Aosta-Courmayeur) e il lussemburghese dà già un saggio della sua superiorità, passando con 20” su Massignan e 1’45” su Ronchini, Battistini, Baldini, Nencini e Junkermann. Il suo avversario diretto, Jacques Anquetil, maglia rosa, accusa già un distacco di 3 minuti. Nella discesa il francese rientra e in testa si forma un nutrito drappello. Si scalano il colli della Forclaz e di Montets, ma il colpo del k.o. Gaul lo sferra sull’interminabile Colle del Piccolo San Bernardo, dal quale si rientra in Italia. Al traguardo, dopo 9 ore e mezza di corsa, precede di 35” su Massignan. Battistini è terzo a 3’43”. Anquetil, distrutto, arriva in lacrime dopo 9’48”.  

Immancabili muri di neve e un fondo stradale in condizioni orrende nell’edizione 1963 del Giro. Questa volta si arriva a Saint Vincent. Protagonista assoluto della giornata è l’abruzzese Vito Taccone, che sul Gran San Bernardo precede Adorni, Zancanaro, De Rosso e la maglia rosa Balmamion e poi si aggiudica la sua quarta tappa consecutiva, battendo in volata sei compagni di fuga. Ai posti d’onore Zancanaro e Balmamion. 

Con l’addio al valico geografico, tutti i passaggi sul Gran San Bernardo avvengono all’interno del tunnel, che scollina a quota 1915. Nel 1996 si registra un doppio attraversamento, in due tappe consecutive, scalando prima il versante italiano e poi quello elvetico. A transitare in testa al traguardo del GPM sono il colombiano Acevedo (1985), Mariano Piccoli (1996) e i francesi Roux (1996) e Casar (2006). Da ricordare la lunghissima fuga a due nella Losanna-Biella del 1996. Roux e Bo Larsen rimasero in avanscoperta per ben 228 chilometri, con vantaggio massimo di 25 minuti. Al traguardo il danese precedette il transalpino. I più immediati  inseguitori tagliarono il traguardo dopo 16’02”.  

Col de la Croix-de-Cœur

I primi 8 chilometri del Col de la Croix-de-Cœur, equivalenti a poco più di metà ascesa, sono stati affrontati più volte dal Giro della Svizzera e anche in un’edizione del Tour de France, ma la cima non è mai stata raggiunta. L’arrivo posto a Verbier (m. 1468), a 7 chilometri dal valico, ha visto, in ordine cronologico, i successi al TdS di Fuchs (1979; in realtà vinse Breu che fu però poi squalificato per doping), Hervé (2000), Moos (2022), Lastras (2005), Kirchen (2008), Rui Costa (2012) e Chaves (2014), Sempre a Verbier l’arrivo di tappa del Tour 2009, con successo per netta affermazione di Alberto Contador, che precedette Andy Schleck (a 43”) e Vincenzo Nibali (a 1’03”). 

Crans Montana

Crans Montana, la stazione turistica del Vallese sulla quale il Giro arriva per la prima volta, è stata in più occasioni traguardo di tappa al Giro della Svizzera. La prima risale addirittura al 1952. Fu proprio a Crans Montana, a conclusione di un’interminabile cronometro di 81 chilometri, che Pasqualino Fornara conquistò la maglia oro di leader. Dominò la frazione (2° Metzger a 3’07”; 3° Kübler a 3’41”), passò in testa alla classifica e si avviò alla conquista del primo dei suoi quattro successi al Tour de Suisse

Il solo altro italiano che è riuscito ad imporsi a Crans-Montana è Vittorio Adorni, nel 1969, in maglia iridata. Quel giorno il parmense, così come Fornara, realizzò la doppietta: vinse la tappa e divenne leader della classifica. S’aggiudicò poi trionfalmente quell’edizione del Giro della Svizzera. La frazione di Crans-Montana fu sua al termine di una fuga solitaria. Secondo lo spagnolo Aurelio González a 1’04”. 

Ha provato poi a rimpinguare il numero dei successi italiani Damiano Cunego, ma è stato beffato sia nel 2009 (lo bruciò in volata Tony Martin) che nel 2011 (preceduto di 12” dal colombiano Juan Mauricio Soler). 

Un’altra frazione contro il tempo del TdS arrivò a Crans-Montana nel 2001. Era molto più breve di quella del 1952, una cronoscalata di 21 chilometri. Ad imporsi fu lo statunitense Lance Armstrong (2° Simoni a 1’25”), ma la vittoria gli venne poi tolta nel 2012 per doping e non fu riassegnata a nessuno. Successi di tappa a Crans-Montana, poi, anche per gli olandesi Thomas Dekker (2007) e Bauke Mollema (2013). 

Oltre che sede di tappa, Crans-Montana al Giro delle Svizzera è stata anche località di passaggio e traguardo del Gran premio della montagna. A svettare in testa sono stati via via Battistini (1966), Merckx (1974), Gisiger (1981), De Rooy (1986), Franck Schleck (2009), Hesjedal (2013) e Warbasse (2018). 

L’arrivo di Crans-Montana ha sempre portato fortuna a Vittorio Adorni. Prima di imporsi nella tappa del Giro della Svizzera del ’69, l’emiliano trionfò anche nel 1965, nella seconda semitappa della prima giornata di gara del Giro di Romandia. precedendo in volata il compagno di squadra Gimondi, che conquistò la maglia di leader, e lo svizzero Maurer. Adorni vinse poi quel Giro di Romandia e un mese dopo fece suo anche il Giro d’Italia  

A Crans-Montana arrivò anche una tappa del Tour de France. Era il 1984 e Laurent Fignon, benché già saldamente in maglia gialla, volle dare un’ulteriore dimostrazione di superiorità, al terzultimo giorno di corsa. Scattato a 700 metri dalla vetta, il francese precedette lo spagnolo Ángel  Arroyo di 11” e  il colombiano Wilches di 17”.