GIRO D’ITALIA 2023 / Il graffio di Argentin: «Evenepoel ha sbagliato i tempi, sia meno spavaldo e corra di rimessa»

Evenepoel
Remco Evenepoel con le mani al volto dopo l'arrivo dell'ottava tappa del Giro d'Italia 2023
Tempo di lettura: 2 minuti

Così come l’altro giorno era stato il primo a dichiarare d’attendersi battaglia verso Campo Imperatore, oggi Moreno Argentin vuole spezzare una lancia in favore del gruppo. «Innanzitutto voglio ribadire quanto ho già spiegato ieri: ci eravamo sbagliati, io in testa, a caricare di troppe aspettative la frazione di ieri. Ho letto troppe critiche ingiuste nei confronti dei corridori: non sono dei fannulloni, semplicemente la salita non permetteva una grande selezione e ci sono ancora due settimane di Giro da affrontare. Come si fa a criticare uno come Evenepoel, che appena può attacca?».

Moreno, oggi tuttavia ha pagato 14″ di ritardo da Roglic, Thomas e Geoghegan Hart. Te l’aspettavi?

«No, sinceramente non mi aspettavo che in generale potesse esserci tutta questa bagarre, anche se ad essere onesto lo strappo dei Cappuccini non lo conoscevo. La sua squadra si è nuovamente sfaldata, ma oggettivamente toccava a lui difendersi in prima persona. E purtroppo non ci è riuscito. Niente di irreparabile, attenzione, però è un primo importante segnale».

Di cosa?

«Che l’Evenepoel attuale, forse anche a causa delle cadute dei giorni scorsi, non sembra più quello straripante della cronometro inaugurale. Ma è già trascorsa una settimana e diversi chilometri, non scordiamocelo. L’impressione è che più si vada avanti e più Roglic sia in ascesa. Evenepoel non ha alternative: dev’essere meno spavaldo, a parole e a fatti, e sfruttare il lavoro delle altre formazioni».

Il modo in cui ha gestito la scalata ti ha convinto?

«Sai, il fatto che uno scattista come lui non abbia subito risposto a Roglic è emblematico: vuol dire che oggi non stava sufficientemente bene. Però, secondo me, poteva muoversi meglio: il cambio di ritmo che ha impresso ad un certo punto doveva serbarlo per gli ultimi trecento o quattrocento metri di salita, così da provare a rientrare in vista dello scollinamento e della discesa. Facendo come ha fatto, invece, è rimbalzato quando ancora le pendenze erano dure».

La Ineos doveva collaborare maggiormente con Roglic?

«Sulla carta si potrebbe rispondere di sì, ma la realtà è che secondo me non avevano più molta benzina nelle gambe dopo aver fatto quello sforzo per riportarsi sullo sloveno. Credo che per oggi vada bene così. La Ineos rimane la squadra più forte e più passano i giorni e più Thomas entra in forma. Lui e Geoghegan Hart potrebbero essere i due corridori che decidono le sorti di questo Giro».

Domani, nella cronometro di Cesena, Evenepoel tornerà nuovamente a guadagnare?

«Può darsi, ma la situazione non è più quella di sette giorni fa. Può vincere, ma non credo che infliggerà distacchi così pesanti come poteva sembrare fino a ieri. Non dimentichiamoci che Thomas sa il fatto suo e che Roglic è il campione olimpico della disciplina: non gli lasceranno fare quello che vuole. Ma allo stesso tempo non va buttata la croce addosso ad Evenepoel: è giovane e forte, non possiamo pensare che al Giro corra con lo stesso piglio con cui ha disputato e vinto la Liegi».

Ma l’impresa oggi l’ha fatta Ben Healy, giovane irlandese già secondo all’Amstel Gold Race e quarto proprio alla Liegi.

«Davvero un’azione degna di nota. Ha un gran bel futuro davanti, sicuramente nelle classiche e forse anche nelle brevi corse a tappe. Non mi stupirei se al Giro vincesse ancora. Da solo, e dopo tanti chilometri in fuga, continuava a guadagnare su un bel drappello di inseguitori. Oggi non si è comportato male nemmeno Zana, e questo mi fa piacere. Ma sulla sua strada ha trovato un corridore praticamente inavvicinabile».